Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Fondazione Banconapoli, riduzione dei costi Dopo circa trent’anni il primo licenziamento
Lettera ad un autista assunto nel 2004
La Fondazione Banco di Napoli licenzia un dipendente ed è la prima volta nella sua storia lunga quasi trent’anni. Il 31 gennaio Nunzio Andreani, assunto nel 2004 — presidente era Adriano Giannola — ha ricevuto il benservito. Recita la lettera a firma della presidente Rossella Paliotto: «In ottemperanza a quanto deliberato dal Consiglio generale il 18 ottobre 2019 circa la necessità, attesa la complessiva situazione economico finanziaria della Fondazione, di procedere ad una razionalizzazione e riduzione dei costi (...) si è pervenuti alla determinazione di non poter più ricevere utilmente le sue prestazioni di lavoro».
Andreani percepiva uno stipendio mensile base da impiegato. Si è rivolto agli avvocati Rosario Schiano Lomoriello e Marcello Boccarusso affinché, qualora la Fondazione non receda dal licenziamento, lo impugnino innanzi al giudice del lavoro. Racconta il lavoratore: «Ho iniziato alla Fondazione come autista. Nel 2016, nell’ambito di una generale revisione dei contratti, Daniele Marrama, all’epoca presidente del cda, mi inquadrò come impiegato. Quando è venuta Paliotto, nel 2018, mi ha chiesto informalmente di tornare a fare l’autista. Ho accettato. Ho guidato la Bmw aziendale in città e nelle trasferte in Abruzzo». Prosegue: «A settembre dell’anno scorso mi sono rivolto ad un avvocato ed ho chiesto che la Fondazione mi facesse lavorare da impiegato, come ero inquadrato dal 2016. Sono stato sistemato in un ufficio al primo piano e poi alla portineria. Venerdì scorso la doccia fredda, è arrivata la lettera di licenziamento».
Secondo gli avvocati di Andreani «il nostro cliente è stato licenziato in maniera ingiustificata e discriminatoria». Sarà il giudice a valutare, qualora si arrivi in giudizio. Parrebbe, infatti, che nelle ultime ore stia maturandola ricerca di una soluzione meno traumatica da parte della Fondazione.
La presidente Paliotto, intanto, che da quando è in carica ha sempre ripetuto di aver ereditato una situazione critica, preferisce il silenzio. «Non intende rispondere su vicende interne», comunica l’addetto stampa. Sono 14 i dipendenti della Fondazione, ai quali vanno aggiunti i 4 inquadrati nel Cartastorie, ente strumentale della Fondazione. Meridonare, start up controllata da una società di proprietà della Fondazione, non ha più un solo addetto. Erano in sette e sono andati via dopo che per oltre un anno erano rimasti senza stipendio perché la Fondazione aveva chiuso il rubinetto dei contributi, che ammontavano a circa 100.000 euro ogni 12 mesi. Sei su sette poco prima di Natale hanno concluso una transazione con Meridonare. Un altro ha rinunciato anche a quella.