Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Gli avvocati: subito stop alle udienze I giudici: impossibile
Il presidente Tafuri: la mancata adozione di misure igieniche è un attentato alla salute pubblica I vertici del tribunale: fate rispettare la quarantena
Scontro totale tra avvocati e giudici. I primi chiedono lo stop alle udienze in tribunale per domani, fino a completa disinfestazione. I dirigenti del palazzo di giustizia replicano che il ministero non prevede la sospensione delle attività e che la sanificazione è in corso. I legali incalzano: igiene insufficiente, ci fermiamo.
Sull’emergenza Coronavirus è scontro totale tra giudici e avvocati a Napoli. Domani si rischia l’astensione dalle udienze da parte degli avvocati. Il consiglio dell’Ordine è riunito in seduta permanente e minaccia azioni legali nei confronti dei vertici del Palazzo di giustizia, il presidente della Corte di Appello di Napoli, Giuseppe de Carolis di Prossedi e del procuratore generale di Napoli, Luigi Riello. Ieri il clou del braccio di ferro tra le due «parti» a colpi di comunicati reciproci e minacce di sanzioni penali. Una giornata nera, forse una delle più difficili degli ultimi anni, sul fronte dei rapporti tra le toghe.
Proviamo a ricostruirla. In mattinata con una nota gli avvocati chiedono fortemente la sospensione delle udienze «fino a quando tutte le aree comuni e gli uffici giudiziari non saranno interessati da pulizie straordinarie e sanificazione a seguito — scrivono — della positività accertata di un avvocato di Napoli e della probabile positività di almeno altri sei avvocati napoletani». Il Consiglio presieduto da Antonio Tafuri invia una diffida a de Carolis e Riello richiamando l’art.32 della Costituzione con l’obbligo di tutela della salute e minaccia di denunciare i responsabili del tribunale. «La mancata adozione di reali e concrete misure di cautela — è scritto nella nota — rappresenta un vero attentato alla salute pubblica cui il Consiglio dell’Ordine reagirà adeguatamente qualora le autorità competenti, anche di fronte all’evidenza della crisi, dovessero perseguire nella inattività».
Secondo gli avvocati la sospensione delle udienze è una misura drastica ma inevitabile, «in quanto è altissimo il rischio di una diffusione del virus a centinaia di frequentatori del palazzo di Giustizia, ossia di un ambiente totalmente chiuso, areato unicamente con l’aria condizionata e accessibile solo mediante l’uso di ascensori quasi costantemente affollati fino al limite della portata massima».
Il Pg e il presidente della Corte d’Appello sono di diverso avviso e replicano subito con una nota. Fanno sapere che già da ieri, e con eventuale prosieguo oggi, «saranno eseguite, a cura della direzione generale per la gestione e la manutenzione degli uffici giudiziari, pulizie straordinarie e una disinfezione accurata degli uffici giudiziari».
I responsabili degli uffici giudiziari chiariscono che «le direttive emanante dal presidente del Consiglio dei ministri e dai ministri della Salute e della Pubblica amministrazione, tutte recepite in circolari del ministero della Giustizia, confermano che le attività degli uffici pubblici e quindi dei Palazzi di Giustizia, nonostante il verificarsi di casi di positività del Coronavirus anche al di fuori delle zone cd. focolaio, devono continuare regolarmente, previa l’adozione di misure di disinfezione e radicale pulizia, sia l’assunzione di regole funzionali a limitare l’afflusso nei Palazzi di Giustizia ed a scaglionare, in particolare l’accesso alle aule di udienza (oltre che a sospendere tutte le attività convegnistiche e di formazione all’interno dei Palazzi di Giustizia), sia il posizionamento di presidi igienizzanti in tutti i luoghi a tanto utili».
Poi l’ultimo capoverso che fa infuriare gli avvocati: «Pregano vivamente il presidente dell’Ordine degli avvocati affinché sensibilizzi gli iscritti all’Ordine, come già si è provveduto per i magistrati e il personale amministrativo, al fine del rispetto delle direttive ministeriali in tema di quarantena per chi abbia avuto contatti con soggetti conclamati positivi al coronavirus provenienti da territori extraregionali». Infine viene ricordata «la riconducibilità delle violazioni alla regola sulla quarantena alla fattispecie dell’articolo 650 del codice penale». In pratica l’inosservanza della quarantena può costare l’arresto fino a tre mesi o un ammenda fino a 206 euro.
Apriti cielo. Gli avvocati replicano con un nuovo, durissimo documento serale in cui il presidente Tafuri dice di aver constatato di persona «insieme a testimoni» che «dalle 11 alle 13,30 non c’era alcun incaricato della disinfezione a Palazzo di giustizia. L’unica disinfezione — scrive — l’abbiamo praticata nei nostri locali a spese nostre. Nei bagni i pochi dispensatori di sapone erano vuoti e i liquidi igienizzanti continuano a latitare». Gli avvocati tengono anche a precisare che il loro collega e gli altri del suo studio «si sono regolarmente posti in quarantena, quindi non c’è alcun comportamento» penalmente rilevante. Mentre lo è «la violazione delle richieste di sanificazione e igienizzazione». Infine non si può escludere che «avvocati contagiati e inconsapevoli abbiano continuato a lavorare in tribunale» con alta probabilità che «altri avvocati, magistrati e personale amministrativo siano contagiati e in questo momento non lo sappiano». E dunque si chiede il rinvio di tutte le udienze a cui non partecipino i difensori, in mancanza sarà proclamata l’astensione.