Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Cogliandro dalla tv al Cilento

Noto per aver fatto parte del trio dei Trettré, da dieci anni ha scelto di vivere a Pisciotta «Racconto ai ragazzi storie di contadini e pescatori per non far disperdere le loro origini»

- Di Marco Molino

«veri» che altrimenti resterebbe­ro confinati nel cuore degli anziani.

«Aprire una linea diretta con i ragazzi non è facile — ammette Cogliandro —. Spesso non comunicano neanche tra di loro, tutti ossessivam­ente concentrat­i sugli schermi dei cellulari, figuriamoc­i con gli adulti. Per instaurare un rapporto bisogna suscitare la loro curiosità, come cerco di dimostrare anche nel ‘corto’ che ho scritto basandomi su un’idea di Luigi Gatto e diretto da Raffaele Marsicano». I ragazzi dell’oratorio Anspi San Carlo partecipan­o a corsi di teatro, escono a pescare, imparano i principi della cucina sostenibil­e. «Si divertono e nel contempo assimilano le tradizioni del proprio territorio — spiega l’attore partenopeo —, storie di pescatori e contadini di grande dignità, che sapevano accontenta­rsi di quel poco che offrivano la terra e il mare».

Nella patria della dieta mediterran­ea, il popolare cauraro sintetizza tutte le qualità della cucina povera cilentana. Gli uomini andavano a pescare e le donne nei campi a raccoglier­e le erbe spontanee. «Nel cauraro più ci mettevi e più ci trovavi», spiega un’anziana signora in una scena del breve film. Patate, zucchine, cipolle. E poi cicoria, fave e l’immancabil­e finocchiet­to selvatico. Tornati gli uomini dalla dura giornata di mare, mettendo insieme alici e le diverse verdure, si cucinava una saporita zuppa direttamen­te sulla spiaggia.

«Valori semplici — racconta Cogliandro — che hanno inciso sulla mia scelta di trasferirm­i a Pisciotta (Comune che presto potrebbe riconoscer­gli la cittadinan­za onoraria, ndr). Qui tutto è diverso dalla metropoli: i tempi, i rapporti con le persone e l’ambiente, la genuinità dei prodotti. Non è un caso che da queste parti si incontrano spesso anziani di 90 o 100 anni che ancora si alzano la mattina presto per andare a curare l’orto».

Ma le epoche cambiano e le identità locali fanno fatica a resistere all’omologazio­ne imperante nel mondo sempre più connesso e digitalizz­ato.

«È dunque fondamenta­le per i giovani delle nostre piccole comunità poter ancorare le proprie esistenze alla storia ed alle tradizioni locali», afferma Luigi Gatto, animatore dell’associazio­ne

«Ci sono valori tramandati da generazion­i di cui far tesoro ed è compito di tutti sostenere questo processo di riconoscim­ento e appropriaz­ione delle radici». Radici che si possono riscoprire anche assaporand­o un piatto di spaghetti con la perchia alla pisciottan­a, come confermano i giovani protagonis­ti alla fine del cortometra­ggio: ad ogni forchettat­a sembra di scorgere una luce nuova nei loro occhi.

«Se li coinvolgia­mo nel modo giusto, i ragazzi sono ricettivi», sottolinea Cogliandro. «Piuttosto alcuni genitori faticano a comprender­e il messaggio, sognando per i propri figli improbabil­i approdi televisivi. Io ci ho lavorato per anni — conclude — e posso dire che quelli sono contesti in cui è davvero tutto fiction, esattament­e il contrario dei valori semplici e veri del territorio e della sua storia».

” Realtà e finzione Ho realizzato un corto per trasmetter­e valori semplici e veri, gli stessi che hanno inciso sulla mia decisione di trasferirm­i qui

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L’attore Gino Cogliandro a pesca con alcuni ragazzi a Pisciotta e qui sopra ai tempi dei Trettrè A sinistra, la zuppa cauraro
Album L’attore Gino Cogliandro a pesca con alcuni ragazzi a Pisciotta e qui sopra ai tempi dei Trettrè A sinistra, la zuppa cauraro

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