Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Cogliandro dalla tv al Cilento
Noto per aver fatto parte del trio dei Trettré, da dieci anni ha scelto di vivere a Pisciotta «Racconto ai ragazzi storie di contadini e pescatori per non far disperdere le loro origini»
«veri» che altrimenti resterebbero confinati nel cuore degli anziani.
«Aprire una linea diretta con i ragazzi non è facile — ammette Cogliandro —. Spesso non comunicano neanche tra di loro, tutti ossessivamente concentrati sugli schermi dei cellulari, figuriamoci con gli adulti. Per instaurare un rapporto bisogna suscitare la loro curiosità, come cerco di dimostrare anche nel ‘corto’ che ho scritto basandomi su un’idea di Luigi Gatto e diretto da Raffaele Marsicano». I ragazzi dell’oratorio Anspi San Carlo partecipano a corsi di teatro, escono a pescare, imparano i principi della cucina sostenibile. «Si divertono e nel contempo assimilano le tradizioni del proprio territorio — spiega l’attore partenopeo —, storie di pescatori e contadini di grande dignità, che sapevano accontentarsi di quel poco che offrivano la terra e il mare».
Nella patria della dieta mediterranea, il popolare cauraro sintetizza tutte le qualità della cucina povera cilentana. Gli uomini andavano a pescare e le donne nei campi a raccogliere le erbe spontanee. «Nel cauraro più ci mettevi e più ci trovavi», spiega un’anziana signora in una scena del breve film. Patate, zucchine, cipolle. E poi cicoria, fave e l’immancabile finocchietto selvatico. Tornati gli uomini dalla dura giornata di mare, mettendo insieme alici e le diverse verdure, si cucinava una saporita zuppa direttamente sulla spiaggia.
«Valori semplici — racconta Cogliandro — che hanno inciso sulla mia scelta di trasferirmi a Pisciotta (Comune che presto potrebbe riconoscergli la cittadinanza onoraria, ndr). Qui tutto è diverso dalla metropoli: i tempi, i rapporti con le persone e l’ambiente, la genuinità dei prodotti. Non è un caso che da queste parti si incontrano spesso anziani di 90 o 100 anni che ancora si alzano la mattina presto per andare a curare l’orto».
Ma le epoche cambiano e le identità locali fanno fatica a resistere all’omologazione imperante nel mondo sempre più connesso e digitalizzato.
«È dunque fondamentale per i giovani delle nostre piccole comunità poter ancorare le proprie esistenze alla storia ed alle tradizioni locali», afferma Luigi Gatto, animatore dell’associazione
«Ci sono valori tramandati da generazioni di cui far tesoro ed è compito di tutti sostenere questo processo di riconoscimento e appropriazione delle radici». Radici che si possono riscoprire anche assaporando un piatto di spaghetti con la perchia alla pisciottana, come confermano i giovani protagonisti alla fine del cortometraggio: ad ogni forchettata sembra di scorgere una luce nuova nei loro occhi.
«Se li coinvolgiamo nel modo giusto, i ragazzi sono ricettivi», sottolinea Cogliandro. «Piuttosto alcuni genitori faticano a comprendere il messaggio, sognando per i propri figli improbabili approdi televisivi. Io ci ho lavorato per anni — conclude — e posso dire che quelli sono contesti in cui è davvero tutto fiction, esattamente il contrario dei valori semplici e veri del territorio e della sua storia».
” Realtà e finzione Ho realizzato un corto per trasmettere valori semplici e veri, gli stessi che hanno inciso sulla mia decisione di trasferirmi qui