Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Qui il Rolex non lo indossi» Bufera su Ioia
Polemica dopo le dichiarazioni alla “Zanzara”. Dico al carabiniere: «Perché uscire con orologio e pistola?»
Bufera su Pietro Ioia, garante dei detenuti di Napoli che conferma quanto detto a Radio24, scatenando al polemica: «A Napoli non puoi girare con il Rolex».
Conferma tutto, non
NAPOLI rimangia nulla Pietro Ioia. Ventidue anni e sei mesi passati in cella per narcotraffico, oggi è «un uomo nuovo» dice, garante dei detenuti a Napoli. Non rimangia, dunque, le parole dette alla Zanzara, la trasmissione radiofonica di Radio 24 condotta da Giuseppe Cruciani e David Parenzo, a proposito della morte di Ugo Russo, ucciso da un carabiniere di 23 anni che stava subendo una rapina.
In soldoni, ai microfoni della puntata andata in onda il 3 marzo scorso dice: «Noi sappiamo com’è questa città (Napoli, ndr), come si fa a camminare con un Rolex
‘ncopp ’o braccio? Insomma, sai che più o meno puoi subire una rapina. Tu sei carabiniere. Devi sapere queste cose. Io col Rolex al braccio a Napoli non ci cammino». Apriti cielo: i social annegano nella polemica, il consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli parte lancia in resta: «La colpa è oramai delle vittime che non si fanno derubare, non dei rapinatori. Si trova ogni giustificazione per dare ragione a ladri, criminali e anche camorristi».
Ioia come la mettiamo? Ha detto una sciocchezza?
«E che miseria... pure tu? Non avessi mai parlato con Cruciani, mi hanno tempestato di telefonate. E comunque, resto dell’idea che qui a Napoli il Rolex non lo devi portare, lo devi lasciare a casa; ribadisco: sappiamo com’è questa città».
Lei sta dicendo che Napoli non è una città normale. E se la si tira lunga si arriva forse a giustificare certi gesti. Parliamo di una rapina.
«Voglio spiegare che io sono addolorato per entrambi: per Ugo Russo, che è morto a quasi 16 anni, e per il carabiniere. Una tragedia per entrambi, ok? Però...».
Però cosa Ioia?
«Dico io al carabiniere: ma perché metterti il Rolex. Cioè, era necessario? Non sarebbe stato lo stesso bello farsi una passeggiata a due passi dal Lungomare con la fidanzata ma senza Rolex? E ancora: ’sta pistola non la poteva lasciare a casa. Senza Rolex e pistola stavamo a parare di niente».
Lei diceva che si sa come e fatta questa città. Cioè come?
«Io nel 2009 partecipavo insieme a altri 500 ex detenuti al progetto “Esco dentro”, varato dall’allora assessore regionale Corrado Gabriele. Accompagnavamo i crocieristi in giro per la città, anche in quelle che erano ritenute le zone a rischio ma caratteristiche. Appena scesi dicevamo loro di slacciare l’orologio. “Togliete il Rolex e mettetelo nelle mutande”. Avevamo anche uno che traduceva tutto in inglese. Il progetto è durato 18 mesi; finiti i soldi finito tutto. Poi anche il Comune lo disse, con un’ordinanza, per gli alberghi. Davano l’orologio di plastica...».
Non era il Comune ma un’intesa fra Regione e forze dell’ordine. Nel 2009.
«Quel che è. Io non capisco ste cap ’e merd di ragazzini impazziscono per il Rolex. È una caccia, per loro è un trofeo».
Scusi, magar lo ha sentito dire. Ma un Rolex rapinato quanto vale una volta rivenduto?
«Ci sono modelli diversi. Comunque, lo rivendi al 50% del prezzo in vetrina. Più è grossa la patacca, più ci ricavi».
Come comincia la caccia?
«Individui il tipo con l’orologio e lo segui in scooter, in due su uno scooter o con due scooter diversi. Quando arriva in una zona a te congeniale, colpisci. Ma questo è per sentito dire, eh».
Poi arriva la pistola alla tempia.
«Ora è così, si rapina con la pistola. Prima si usavano e dita: le infilavi nel cinturino, lo torcevi e saltava l’orologio».
Il valore
Un gioiello da polso di quel tipo lo rivendi alla metà del prezzo che trovi in vetrina