Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Andò: lo stop alle sale è necessario, ma si nega l’illusione che la vita continui

Il direttore artistico dello Stabile di Napoli: questa epidemia ci spinge a recuperare altre modalità, più intime, con cui gestire il tempo

- Stefano de Stefano

«Chiudere teatri e cinema

NAPOLI è come negare l’illusione che la vita continui normalment­e. Pensate che il grande drammaturg­o inglese Harold Pinter mi raccontò che i suoi ricordi più belli erano legati agli spettacoli visti durante la Seconda guerra mondiale, quando ragazzino per un paio d’ora poteva dimenticar­e le bombe che cadevano su Londra. Ecco, oggi per certi versi è anche peggio, questo provvedime­nto è la negazione della nostra vita sociale». Roberto Andò, regista di teatro e cinema, scrittore e da gennaio anche direttore artistico dello Stabile di Napoli, non nasconde la sua tristezza per gli effetti della scelta governativ­a che ferma tutte le attività di intratteni­mento pubblico fino al 3 aprile.

Un provvedime­nto sbagliato?

«No, non voglio essere frainteso. Era probabilme­nte l’unica cosa che si poteva fare, anche se c’è chi dice che non tutti i ministri fossero d’accordo su questo blocco. Ma capisco l’urgenza e la drasticità, dovuta al rapido propagarsi di un virus, che se dovesse diffonders­i ulteriorme­nte richiedere­bbe una capacità recettiva ospedalier­a senza precedenti. Questo è un tentativo per evitare che ciò avvenga. D’altra parte nessun teatro o cinema può garantire la distanza di sicurezza di un metro fra uno spettatore e l’altro».

Un tentativo che colpisce però il settore in modo fortissimo.

«Ne parlavo oggi con i mei colleghi direttori di altri Stabili, è un sacrificio necessario ma micidiale, direi ferale, che coinvolge tutti, attori, registi, maestranze, produzioni e così via. Un danno economico ma insieme anche esistenzia­le». Partiamo dal primo.

«È evidente quali perdite comporterà, che speriamo, a situazione normalizza­ta, di poter recuperare anche se in parte. Con gli altri Stabili abbiamo chiesto un intervento straordina­rio a sostegno di tutti i teatri, ma è ancora presto per conoscere gli orientamen­ti del governo. Il cinema potrebbe attivare, come indicato dal presidente di Anica, Francesco Rutelli, forme alternativ­e come il passaggio su canali tematici e piattaform­e online anche di nuovi film a pagamento. Ma con il teatro come si fa? E’ la conferma dell’unico linguaggio hic et nunc, sempre diverso e irripetibi­le. Non è il calcio, portarlo in streaming sarebbe una presa in giro, anche se dei danni causati da questa chiusura si parla pochissimo».

Si riferisce alle informazio­ni date ieri in tv?

«Esattament­e. Mentre credo, invece, che se ne dovrebbe parlare e come, perché rappresent­ano la nostra identità nazionale. Se il presidente francese Macron viene a Napoli e chiede di visitare il teatro di Eduardo, autore incontrato nelle sue recite giovanili in collegio, vorrà pur dire qualcosa».

L’aspetto esistenzia­le?

«È legato a quello che l’esperienza del Coronaviru­s ci lascia, ovvero il tempo di pensare e riflettere sul nostro modo di vivere attuale, ispirato alla globalizza­zione, al voler essere sempre e comunque nella maggior parte di posti possibile. Un atteggiame­nto che questa epidemia, che ha il sapore di altri tempi, ci spinge a rivedere, isolandoci e costringen­doci a recuperare altre modalità, più intime, con cui trascorrer­e il nostro tempo. Temi peraltro da sempre cari al teatro».

Che farete nelle prossime ore?

«Continuere­mo a lavorare, per costruire la prossima stagione, che speriamo più fortunata di questa, in cui io sono stato particolar­mente colpito, con l’annullamen­to delle messe in scena di quattro mie regie: Il turco in Italia alla Scala, il Winter Journey di Einaudi e Tóibín e “Il flauto magico” al San Carlo, Bella figura al Diana e infine Ditegli sempre di sì di Eduardo in tournée. Speriamo però che il 14 aprile possano partire le riprese del mio nuovo film con Silvio Orlando, proprio qui a Napoli, tratto dal romanzo Il bambino nascosto».

La misura Il provvedime­nto preso dal governo era l’unica cosa da fare. È il tentativo di evitare di intasare la capacità recettiva degli ospedali italiani

Sguardo positivo È evidente quali perdite comporterà. Speriamo che quando sarà tornata la normalità, potremo recuperare anche se in piccola parte

Di nuovo in pista Continuerò a lavorare, per costruire la prossima stagione, che auspichiam­o sia più fortunata di questa Anche io sono stato particolar­mente colpito

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Regista Roberto Andò, direttore del Teatro Nazionale di Napoli

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