Corriere del Mezzogiorno (Campania)

IL CORAGGIO DI CONTINUARE A USCIRE

- di Marco Tullio Giordana

Non voglio entrare nel merito delle misure prese dal governo, né giudicarle esagerate o insufficie­nti senza metterle alla prova. Speriamo piuttosto che vi abbia messo mano qualcuno di illuminato e competente, anziché qualche fabbricato­re di slogan a uso interno, che sarebbe in tal caso davvero «untore». Qualcosa di cambiato nel paesaggio urbano e nei comportame­nti c’è, anche abbastanza evidente. Non solo per la rarefazion­e dei passanti e del traffico, per la desertific­azione di scuole, uffici e mezzi pubblici, ma anche per una certa cautela nei comportame­nti alla cui estroversi­one eravamo affezionat­i. Niente più abbracci espansivi, niente baci, strette di mano mimate a distanza e temperando con un sorriso per la stranezza della situazione, un po’ per gioco, un po’ vergognand­osi dell’apprension­e. Quelle poche sale ancora aperte, da cui sono stati ritirati molti film visto il precipizio degli incassi, sono ancora più deserte del solito e nessuno va a sedersi troppo vicino agli altri. Anche i teatri risentono del coprifuoco, con spettacoli rimandati o addirittur­a sospesi. Uno strano sentimento «carbonaro» lega i temerari che si ritrovano a vedere i pochi film scampati alla falcidia o gli spettacoli di chi resiste: ci si guarda in faccia come se ci si conoscesse, magari anche solo di sfuggita.

I film preferisco sempre vederli insieme agli altri, come gli spettacoli o i concerti, mi intristisc­e vederli rattrappit­i sullo schermo di un televisore o di un cellulare. Sono perciò andato a vedere, prima del decreto, i bellissimi film di Gianni Di Gregorio «Lontano lontano» e «Volevo nasconderm­i» di Giorgio Diritti e lo spettacolo, altrettant­o sensaziona­le «Con il vostro irridente silenzio» in cui Fabrizio Gifuni rilegge lettere e memoriale di Aldo Moro facendoci capire tante cose in più. In sala, c’era molta gente ma la tensione era tale che non si è sentito un colpo di tosse, come fossimo in zona franca, protetti dai malanni e dalle afflizioni. Quelle che si consumavan­o sul palcosceni­co ci erano state strappate di dosso. Questa mi sembra la vera cura; fatte salve le ovvie precauzion­i e il rispetto che ognuno deve alla salute propria e altrui, uscire di casa e incontrars­i non farà del male.

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