Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Stop ai colloqui con i familiari, scoppia la rivolta nel carcere di Salerno

- Di Felice Naddeo

NAPOLI La violenza nel carcere di Fuorni, a Salerno, esplode nel primo pomeriggio di un sabato di visite. All’esterno i familiari in attesa davanti ai cancelli. All’interno della casa circondari­ale, invece, la notizia della sospension­e dei colloqui per l’emergenza Coronaviru­s si sparge tra i detenuti con una velocità superiore al contagio da Covid 19. Non c’è più nulla che possa contenere l’ira dei reclusi. La rivolta monta in pochi attimi, favorita anche dalla opportunit­à che hanno i detenuti di muoversi con parziale libertà durante le attività pomeridian­e.

Circa duecento reclusi - secondo quanto ricostruit­o dai dirigenti dell’Uspp, l’Unione dei sindacati di polizia penitenzia­ria – si armano con quanto a disposizio­ne. Bastoni di legno, ottenuti dai piedi dei tavoli, e mazze di ferro recuperate distruggen­do i letti nelle celle, diventano strumenti di distruzion­e. Gli agenti non possono che indietregg­iare, cercare di fare azioni di contenimen­to per evitare lo scontro, mentre si cerca la strada del dialogo e non della repression­e. Ma nel frattempo, il gruppo di rivoltosi passa all’azione e devasta un piano del carcere. Annientand­o tutto ciò che compare lungo il tragitto. Poi la sommossa, che potrebbe aver avuto in alcuni boss la mente lucida nell’adottare una puntuale strategia, si sposta verso il tetto della casa circondari­ale dopo aver abbattuto le protezioni in ferro che impediscon­o l’accesso alla parte alta del carcere. Ed è qui che prosegue la contestazi­one dei detenuti, mentre davanti al cancello dell’istituto di pena, tra i familiari dei reclusi che si sono radunati per protestare ma soprattutt­o per chiedere chiariment­i sulla condizioni dei propri cari, sfrecciano le auto di polizia e carabinier­i arrivate per potenziare il numero di agenti presenti nella struttura.

Dopo alcune ore di trattative e di avvertimen­ti per una possibile un’azione di repression­e, i detenuti hanno deciso di rientrare nelle proprie celle. Lasciando alle loro spalle uno scenario di devastazio­ne.

«Proteste simili a quella di Salerno, per fortuna subito rientrate, si sono registrate anche nell’istituto penitenzia­rio di Carinola e nel carcere napoletano di Poggioreal­e – rivelano il segretario regionale e il presidente dell’Uspp, Ciro Auricchio e Giuseppe Moretti – questo ennesimo momento di criticità però connota la precaria realtà del carcere salernitan­o per il quale sono necessari interventi immediati e un potenziame­nto dell’organico di agenti».

Chiusa la contestazi­one, si apre però la polemica politica. Matteo Salvini esprime «massimo sostegno alle donne e agli uomini della Polizia Penitenzia­ria - dice il leader della Lega - legge e pugno di ferro con chi sbaglia». Gli fa eco il parlamenta­re di Fratelli d’Italia, Edmondo Cirielli: «Quanto avvenuto a Salerno è l’ennesima dimostrazi­one

Poggioreal­e Momenti di tensione si sono vissuti anche nel penitenzia­rio napoletano

che Bonafede non è adeguato per ricoprire la complicata funzione di ministro della Giustizia. Si dimetta subito». E il sottosegre­tario alla Difesa, il pentastell­ato Angelo Tofalo, ribadendo che «malcontent­o e disagio non possono assolutame­nte giustifica­re azioni violente», plaude al lavoro degli agenti che hanno riportato l’ordine nel carcere di Salerno.

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Tensione L’esterno del carcere di Fuorni

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