Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Contro il gender gap nel sistema universitario bisogna fare di più
L’8 marzo è anche una giornata di riflessione sulle discriminazioni e le violenze nei confronti delle donne e che ancora affliggono il nostro tessuto sociale, ricordando comunque le conquiste politiche, sociali ed economiche faticosamente realizzate sul tema dell’equità di genere.
Colgo l’occasione per rispondere pubblicamente ad una lettera rivolta ai candidati alla carica di Rettore dell’Ateneo Federico II (il sottoscritto lo è) prodotta dal Coordinamento Napoletano Donne della Scienza e dall’Osservatorio di Genere sull’Università e la ricerca dell’Ateneo Federiciano. La lettera pone l’accento su quanto sia rilevante mettere in atto tutta una serie di azioni per affrontare la questione di genere in un contesto universitario che, nonostante quanto fatto fino ad ora, è ancora lontano dall’essere riuscito a colmare il gender gap, una sostanziale diseguaglianza tra i generi in termini ad esempio di carriere e di presenza negli organi decisionali. E’ anche vero che la Federico II sta da tempo promuovendo pratiche di eccellenza per la promozione e tutela dell’equità di genere nella cultura e nella vita accademica. Ha istituito il Comitato Unico di Garanzia (Cug), con un riconosciuto ruolo nella Conferenza dei Cug nazionali, presso cui è attivo uno sportello di ascolto per il mobbing. Si è dotata del centro Sinapsi, un struttura di riconosciuta eccellenza che da molti anni ha una pratica attiva di contrasto alle discriminazioni di genere, razza, cultura e disabilità per studenti e studentesse. Il Rettore ha una consigliera di fiducia per la presa in carico e monitoraggio di eventuali casi di molestie sessuali nei confronti di studenti, amministrativi o docenti. L’Ateneo ha una rivista di studi di genere e un percorso
di dottorato di rilevanza internazionale su questo tema. Inoltre, l’Osservatorio di Genere sull’Università e la ricerca opera all’interno di reti di ricerca nazionali ed europee e analizza i processi che producono le diseguaglianze di genere in ambito scientifico, per poi proporre interventi che possano contrastarli. In collaborazione con l’Amministrazione dell’Ateneo, l’Osservatorio ha anche curato il primo Bilancio di genere della Federico II, uno strumento utile ad integrare l’equità di genere tra i criteri di cui tener conto nella gestione delle risorse.
Si prevede che diversi progetti, come ad esempio quello di mentoring nell’ambito della rete europea eument.net, e le attività inerenti al Bilancio siano finanziati attraverso il CUG. Insomma, un panorama istituzionale attento e partecipe. Ma bisogna fare molto, molto di più, specialmente a livello dei singoli Dipartimenti. Se valutiamo ad oggi la progressione delle carriere, il gender gap sembra tendere ad allargarsi. Bisogna
attivare un’azione formativa che assicuri una diffusa consapevolezza nella nostra comunità accademica della persistente diseguaglianza di genere. Certamente, un buon equilibrio tra vita accademica e vita familiare richiede un sostegno istituzionale ai compiti di cura e ai tempi di vita. Ci sono passato io stesso avendo, insieme a mia moglie ricercatrice universitaria e i nostri due figli, sofferto l’assenza dei più basilari servizi di sostegno alla genitorialità (ci vorrebbe almeno un baby point per ogni plesso).
Bisogna attivare una politica calibrata di life work balancing che tenga conto del fatto che le sedi dell’Ateneo Federico II sono distribuite su un ampio territorio. Un Ateneo per le prossime generazioni richiede risposte concrete alle esigenze di cura per uomini e donne, anche considerando i problemi del precariato nelle prime fasi della carriera e del pendolarismo urbano ed extraurbano. Competere con gli altri Atenei mantenendo una componente fondamentale della propria comunità lavorativa in condizioni di sperequazione e trattamento diseguale è sbagliato sotto tutti i punti di vista: etico, sociale, economico, gestionale. Rispondo in conclusione alla lettera delle colleghe prendendo pubblicamente l’impegno di attivare in maniera sostenibile ogni azione necessaria a fare del nostro Ateneo un esempio virtuoso di equità di genere, anche promuovendo culturalmente una politica di contrasto alla violenza morale e fisica e affermando il principio della non prevaricazione e del rispetto dell’altro. Prendo questo impegno oggi in occasione del mio 59esimo compleanno, avendo la fortuna di essere nato in una data importante che ricorda al mondo sconfitte e conquiste sul tema delle diseguaglianze di genere, una questione che se affrontata correttamente contribuirà a migliorare significativamente la vita di tutti noi.