Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Misure straordina­rie per il commercio Come avvenne dopo il terremoto»

Lucio Barone Lumaga, ex presidente dell’Ascom e della Camera di commercio di Napoli, torna in campo con una petizione per il terziario

- Anna Paola Merone

NAPOLI Non gli manca l’ottimismo. Ma più di ogni altra cosa è il senso pratico che guida Alfredo Barone Lumaga, in queste ore difficili, nella crociata per il salvataggi­o delle attività commercial­i di Napoli. É stato a lungo ai vertici di Ascom e della Camera di Commercio. È sempre stato al timone della sua attività — Pio Barone, fondata nel 1898 — e avverte con chiarezza lo stato di salute dei negozi cittadini.

La situazione, al momento, qual è?

«Difficile, inutile nasconderl­o. Il commercio a Napoli impiega 200mila addetti per 30mila attività. Un numero importanti­ssimo nella città che ha sempre avuto un primato sul terziario. Un comparto che non può aspettare le iniziative messe in campo dal Governo».

Non sono utili le misure valutate dal Consiglio dei ministri?

«Sono utili e auspicabil­i, ma per entrare nei meccanismi occorre tempo. E noi, con i negozi vuoti, tempo non ne abbiamo».

Cosa suggerisce?

«Di concerto con il presidente della Camera di Commercio, Ciro Fiola, abbiamo avviato una raccolta di firme. Centinaia e centinaia le adesioni che vanno a sommarsi in calce ad un documento nel quale chiediamo la sospension­e dei termini di pagamento per assegni, tratte, ricevute bancarie, mutui, contributi, locazioni».

Per quanto tempo? «Trenta, quaranta giorni. Un tempo adeguato che ci permetta di superare l’emergenza». Chi deve decidere in tal senso?

«Noi ci siamo rivolti alla Regione, al sindaco, alla Camera di Commercio e al Prefetto, che deve materialme­nte decidere».

Ci sono precedenti?

«Sì, proprio a Napoli. Quando nel 1980 ci fu il terremoto l’allora prefetto dispose la sospension­e. Il modello che chiediamo di replicare è quello di allora».

Quarant’anni fa. Lei allora era già in trincea?

«Sì ero già coinvolto appieno e non solo nella attività di famiglia. Ero il vicepresid­ente di Cosimo Capasso e amministra­tore all’Ascom ed ero presidente dei dettaglian­ti tessili, una associazio­ne centenaria».

Quanto tempo di proroga otteneste?

«All’epoca sessanta giorni, per l’esattezza da quaranta ai sessanta».

Chi fu il vostro interlocut­ore?

«Zamberlett­i, che da commissari­o straordina­rio affiancava il prefetto. Andammo in Prefettura — ci seguì finanche una troupe della Rai con un giovanissi­mo Bruno Vespa che mandava da Napoli servizi sul terremoto — e Zamberlett­i ci accolse. Fu una grande vittoria, una notizia importante in un momento difficile che superammo bene. Molti furono in grado di onorare i pagamenti ben prima delle scadenze fissate con la proroga».

Quando presentere­te ufficialme­nte la richiesta?

«Martedì depositiam­o le firme alla Camera di Commercio e poi inviamo tutto al Prefetto. La liquidità breve di cui disponiamo richiede azioni urgenti. Io ho dieci persone in negozio e la priorità sono loro. Per il resto servono sostegni immediati».

Chiediamo alle autorità di sospendere mutui, contributi, assegni e locazioni per almeno un mese Rischiamo di fallire tutti

” Nel 1980 fu Zamberlett­i a sostenere le nostre richieste Ci vennero concessi sessanta giorni di moratoria assoluta

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