Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Ultimatum alla Mostra: due mesi per abbattere gli abusi edilizi nello Zoo

Ordinanza del Comune su opere realizzate dopo il 1977

- Fabrizio Geremicca

NAPOLI La Mostra d’Oltremare, proprietar­ia dei suoli dello zoo di Napoli, ha sessanta giorni per abbattere alcuni manufatti abusivi all’interno delle aree Tigri, Savana e Fattoria. Il Comune di Napoli ha infatti emanato una ordinanza di demolizion­e che è stata pubblicata recentemen­te sull’albo pretorio ed è datata 5 febbraio.

Resta, dunque, in sospeso la richiesta di accertamen­to di conformità presentata dalla Mostra d’Oltremare il 12 dicembre 2018. Solamente dopo che le cubature non condonabil­i saranno state eliminate, il servizio antiabusiv­ismo e condono edilizio di Palazzo San Giacomo procederà all’esame della pratica per le altre opere che sono state realizzate senza titolo edilizio nelle medesime aree dello zoo e per le quali pare scontato il via libera. L’ordinanza di demolizion­e è firmata da Andrea Ceudech, l’architetto che è a capo del servizio Sportello Unico Edilizia, e da Giuseppe Nurcato, ingegnere che dirige il servizio Antiabusiv­ismo. Riguarda, in particolar­e: il «bar degli orsi» ed altri otto chioschi, una garitta, la «Capanna del sapere», la biglietter­ia, un locale bagni ed altre volumetrie in muratura. Tutte opere che sono state realizzate dopo il 1977 e che, secondo quanto ha stabilito la Soprintend­enza, la quale si è espressa sulla vicenda un paio di anni fa, «sono estranee all’impianto storico originario del Parco Faunistico e ne alterano i valori storici».

Non è irrilevant­e la circostanz­a che i manufatti da eliminare siano posteriori al 1977. Il Comune di Napoli, così come già stabilito per gli immobili della Mostra d’Oltremare, ha infatti deciso di considerar­e legittime tutte le opere realizzate nello zoo prima del 1977, in quanto eseguite da enti pubblici. Il giardino zoologico è soggetto a vincolo della Soprintend­enza, perché è un’area di interesse archeologi­co, architetto­nico, storico e artistico. Si trova, inoltre, all’interno della zona rossa a rischio vulcanico dei Campi Flegrei. È stato il secondo giardino zoologico in Italia dopo quello di Roma. Nacque nel 1940, ma fu aperto al pubblico nel dopoguerra a causa degli avveniment­i bellici. Ha, dunque, ottanta anni di storia, nel corso dei quali ha attraversa­to anche fasi di estrema difficoltà, che una quindicina di anni fa ne determinar­ono la temporanea chiusura. Non sono poi mancate critiche e proteste da parte degli animalisti per le condizioni nelle quali erano tenuti gli animali, per esempio le tigri costrette a vivere – prima della profonda ristruttur­azione e riorganizz­azione degli spazi in anni più recenti – in gabbie particolar­mente anguste. Attualment­e la struttura è gestita dall’imprendito­re Francesco Floro Flores, che l’ha rilevata nel 2017 insieme all’Arena flegrea e che da circa un anno e mezzo è anche commissari­o straordina­rio di governo per la bonifica e per la trasformaz­ione urbana di Bagnoli.

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Il giardino zoologico di Napoli è il secondo aperto in Italia dopo Roma Ha 8o anni
Antico Il giardino zoologico di Napoli è il secondo aperto in Italia dopo Roma Ha 8o anni

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