Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Ultimatum alla Mostra: due mesi per abbattere gli abusi edilizi nello Zoo
Ordinanza del Comune su opere realizzate dopo il 1977
NAPOLI La Mostra d’Oltremare, proprietaria dei suoli dello zoo di Napoli, ha sessanta giorni per abbattere alcuni manufatti abusivi all’interno delle aree Tigri, Savana e Fattoria. Il Comune di Napoli ha infatti emanato una ordinanza di demolizione che è stata pubblicata recentemente sull’albo pretorio ed è datata 5 febbraio.
Resta, dunque, in sospeso la richiesta di accertamento di conformità presentata dalla Mostra d’Oltremare il 12 dicembre 2018. Solamente dopo che le cubature non condonabili saranno state eliminate, il servizio antiabusivismo e condono edilizio di Palazzo San Giacomo procederà all’esame della pratica per le altre opere che sono state realizzate senza titolo edilizio nelle medesime aree dello zoo e per le quali pare scontato il via libera. L’ordinanza di demolizione è firmata da Andrea Ceudech, l’architetto che è a capo del servizio Sportello Unico Edilizia, e da Giuseppe Nurcato, ingegnere che dirige il servizio Antiabusivismo. Riguarda, in particolare: il «bar degli orsi» ed altri otto chioschi, una garitta, la «Capanna del sapere», la biglietteria, un locale bagni ed altre volumetrie in muratura. Tutte opere che sono state realizzate dopo il 1977 e che, secondo quanto ha stabilito la Soprintendenza, la quale si è espressa sulla vicenda un paio di anni fa, «sono estranee all’impianto storico originario del Parco Faunistico e ne alterano i valori storici».
Non è irrilevante la circostanza che i manufatti da eliminare siano posteriori al 1977. Il Comune di Napoli, così come già stabilito per gli immobili della Mostra d’Oltremare, ha infatti deciso di considerare legittime tutte le opere realizzate nello zoo prima del 1977, in quanto eseguite da enti pubblici. Il giardino zoologico è soggetto a vincolo della Soprintendenza, perché è un’area di interesse archeologico, architettonico, storico e artistico. Si trova, inoltre, all’interno della zona rossa a rischio vulcanico dei Campi Flegrei. È stato il secondo giardino zoologico in Italia dopo quello di Roma. Nacque nel 1940, ma fu aperto al pubblico nel dopoguerra a causa degli avvenimenti bellici. Ha, dunque, ottanta anni di storia, nel corso dei quali ha attraversato anche fasi di estrema difficoltà, che una quindicina di anni fa ne determinarono la temporanea chiusura. Non sono poi mancate critiche e proteste da parte degli animalisti per le condizioni nelle quali erano tenuti gli animali, per esempio le tigri costrette a vivere – prima della profonda ristrutturazione e riorganizzazione degli spazi in anni più recenti – in gabbie particolarmente anguste. Attualmente la struttura è gestita dall’imprenditore Francesco Floro Flores, che l’ha rilevata nel 2017 insieme all’Arena flegrea e che da circa un anno e mezzo è anche commissario straordinario di governo per la bonifica e per la trasformazione urbana di Bagnoli.