Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Quando la passione va in pensione misuriamo la forza dell’amore
Cara Candida, ho perso la testa per la migliore amica di mia moglie. Mi è sempre piaciuta, per anni l’ho desiderata a distanza. Poi, una notte in cui avevamo bevuto decisamente troppo, siamo finiti per stare insieme e confessarci che questa attrazione era reciproca e c’era da tempo. Dopo, ho cercato in tutti i modi di rivederla da sola, ma non me l’ha reso possibile e non è mai successo più nulla. Ora, so da mia moglie che ha un’altra relazione extraconiugale e ci sono rimasto malissimo. Già prima la sognavo a occhi aperti, ora mi sembra di impazzire. Non sopporto che, pur di non affrontare le complicazioni con me, sia andata oltre e che io non le interessi più. Non sopporto l’idea che stia con un altro. Penso a lei continuamente, lei rappresenta tutto quello che manca, ormai, al mio matrimonio. Io amo mia moglie e mia moglie mi ama, ma dopo 15 anni, la passione non sappiamo più cosa sia, eppure all’inizio ci ritrovavamo a farlo anche quattro volte al giorno. È normale dopo 15 anni ridursi così? È giusto accontentarsi, cambiare passo, mettersi tranquilli, o al contrario questo significa solo rinunciare a vivere? Io non vorrei mai fare del male a mia moglie, della quale posso dire solo tutto il bene del mondo, ma mi sento come un animale in gabbia. Se non faccio qualcosa, mi pentirò per tutta la vita di aver lasciato andare la donna che volevo? L’ho forse già persa per sempre per la mia indecisione?
Enrico
Caro Enrico, sospetto vi sia una clausola dell’istinto di sopravvivenza dentro ciascuno di noi che c’impedisca di far sesso con qualcuno quattro volte al giorno, per tutta la vita. Non so che età abbia lei, ma essendo passati 15 anni dal matrimonio, è sicuro di avere ancora il fisico e l’energia per certe performance? Lei come tanti crede che passione e amore siano una cosa sola e non due distinte o, nel più felice dei casi, due fasi di uno stesso processo. È quando la passione va in pensione che misuriamo che forza ha l’amore, e costruiamo relazioni che sono per definizione più stabili, solide e adatte a navigare fra le tempeste del tempo. La passione è di per sé un subbuglio e mal si adatta, alla lunga, a coabitare con le sfide della quotidianità. A volte, passione e amore resistono insieme, ma sono eccezioni. Per il resto, la natura ci ha programmati per sopravvivere ed evolvere durante le traversate più lunghe, senza l’interferenza delle farfalle nella pancia e di quel chiodo fisso che ci comanda di vedere l’amato o piuttosto morire, di respirare nel suo respiro o piuttosto soccombere. Ai rapporti di lungo corso, specie quando sopravviene la famiglia, quando arrivano i figli, sono assai più utili sentimenti come il rispetto, la fiducia, il desiderio di supportarsi, la stima reciproca e gli interessi comuni. Il sesso non è esattamente un optional, ma è semmai un piacevole diversivo. Tutto questo per rassicurarla su un punto: lei non passerà il resto della vita nel rimpianto. Perdendo questa donna, non credo abbia perso l’occasione della vita. Allo stato, lei sta solo sperimentando la solita insoddisfazione propria di questi tempi in cui riteniamo di aver diritto a tutto e potere avere tutto. Lei mi chiede se è normale provare una simile stanchezza passionale dopo 15 anni di matrimonio e credo (che) la maggior parte di quelli che hanno le spalle quel traguardo le risponderebbero di sì. Questo non significa rassegnarsi a «non vivere», come dice lei, ma riconoscere l’importanza e il valore di quello che la vita offre in età e fasi diverse del nostro percorso. Non di rassegnazione si tratta, ma di realismo. Lei ama sua moglie, sua moglie ama lei. Prima di andarsene altrove a rincorrere vaghe promesse di nuovi ardori, me ne starei un po’ in ascolto dei suoi moti più profondi e autentici . Fra l’altro, sommessamente, mi permetto di osservare che la migliore amica di sua moglie appare del tutto disinteressata a lei. Buona parte delle promesse non mantenute o degli errori più clamorosi risalgono a una notte in cui si è bevuto un bicchiere di troppo. Diversamente da come dicevano gli antichi («in vino veritas»), la verità si rivela più spesso all’alba. L’allegra migliore amica di sua moglie, dopo quella notte sventata, non ha più voluto parlarle, non ha più voluto incontrarla e si è pure trovata un altro amante. Non condivido la sua convinzione che si sottragga per rispetto all’amica. La favola dell’amore contrastato e impossibile è allettante se lei vuole raccontarsela, ma qui è smentito dall’assenza di ricadute. Che questa donna si neghi per affetto verso sua moglie o per disinteresse nei suoi confronti, poco importa. Ciò che conta è che mi sembra saldamente decisa a ignorarla e dimostri di avere più di lei chiari i confini della situazione. In ogni caso, se proprio lei non riesce a stare dentro a un matrimonio fondato sull’amore e l’affetto reciproco, un matrimonio più tiepido che bollente, c’è solo una soluzione consigliabile. Ovvero, chiudere con sua moglie prima ancora di gettarsi nella corsa al rimpiazzo. Dopo, sarà libero di affrontare il periglioso viaggio alla ricerca di una nuova passione e di un nuovo amore. Potrà, se lo desidera, amare, come ha detto una volta Alessandro Baricco, perché «il desiderio di te era più forte di qualsiasi felicità». Poi, presto o tardi, sarà nel punto dove si trova adesso: quello in cui si vive, ma a chi ha la testa altrove sembra che non stia accadendo nulla di che.