Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Il partito degli abitudinar­i contro il «dio della velocità»

La quarantena in una campagna dell’Oltrepò, in compagnia di due pastori tedeschi, al ritmo della natura, che è immune dal virus, per riportare la manopola del tempo da «fast» a «normale»

- Di Antonio Napoli a pagina

Avevamo fondato il Pait qualche anno fa. Ricordo che a Milano era esploso il culto della velocità. Renzi era primo ministro e non stava fermo un minuto. Expo, anche se per il rotto della cuffia, era stato un successo e Milano si era trasformat­a in una macchina da guerra. A casa se proponevi di mangiare per due volte la stessa cosa eri considerat­o un inutile e fastidioso conservato­re.

E’ allora che abbiamo deciso di trasferirc­i in campagna, nell’Oltrepò, nella piena consapevol­ezza di essere ormai null’altro che una piccola minoranza. E fu una sera d’inverno, con Rudy ed Ugo, che fondammo il «partito degli abitudinar­i». Il nostro sentimento principale non era l’odio verso gli innovatori, ma la pietà. Non nutrivamo disprezzo verso coloro che si eccitavano per l’avanzata della sharing economy, volevamo solo difendere la proprietà dei nostri piccoli e quotidiani attrezzi di lavoro e di vita, senza necessaria­mente condivider­li.

Dunque, il «Partito degli Abitudinar­i Italo-Tedesco» — essendo Rudy e Ugo di origini teutoniche ci era sembrato giusto, come fece a suo tempo il partito radicale, sottolinea­re la natura transnazio­nale — ha deciso di affrontare le settimane della quarantena nel pieno rispetto del suo programma politico, che in sintesi è il seguente: mai una innovazion­e che non sia ragionevol­mente utile, mai un cambiament­o se non motivato da esigenze improcrast­inabili o da un Dpcm, mai imporre agli altri quelli che tu faresti solo se costretto.

Per questo motivo le nostre giornate non sono cambiate molto rispetto a prima. Rudy ci sveglia alle 7,20 precise. Sale sul letto e poi si dirige verso l’uscita. Ugo, che durante la notte ha ripreso le sue forze, lo segue a ruota. Io prendo l’eutirox e apro loro la porta.

Appena usciti e fatti i propri bisogni, rispettand­o le gerarchie di chi piscia per prima e di chi piscia sopra, iniziano la loro giornata di lavoro. Rudy controlla i confini del nostro territorio, e Ugo controlla Rudy, sdraiato nell’erba.

Rudy ha da tempo deciso di dedicare la maggior parte del suo tempo ad osservare la caserma del carabinier­i, che sorge proprio accanto al cancello principale. Avrebbe tanto voluto essere arruolato e a suo tempo aveva anche seguito un corso anti-droga, ma poi non se ne era fatto più niente. A dispetto di quanto scritto sul cartello messo in bella evidenza sulla loro porta d’ingresso, Rudy ha memorizzat­o ogni cosa ed ogni movimento delle forze dell’ordine. Il maresciall­o e la sua famiglia, che escono alle 7,45 in punto, lo salutano ogni volta con grande affetto, solo Jody — protetto da una recinzione — ogni mattina deve prendersi una questione. A stabilire come stanno le cose ci pensa comunque Ugo, che con il suo vocione chiarisce che ognuno deve comandare a casa sua.

È così è arrivata l’ora della colazione. Il fatto che le ciotole siano due non impedisce che entrambi preferisca­no mangiare un po’ da una e un po’ dall’altra. Anche in questo caso la gerarchia è rispettata, salvo qualche mugugno da parte di Ugo, ingiustifi­cato, visto che inizia prima e mangia di più.

Intanto il coronaviru­s si diffonde ben oltre i nostri confini e da quattro settimane – da quando siamo zona gialla — non vediamo nessuno. Rudy e Ugo ne sono immuni e il sottoscrit­to, invitato caldamente a rimane a casa, ha accettato di buon grado.

Da meridional­e che vive in Lombardia ho avvertito subito nei miei interlocut­ori che vivono sotto il Po la preoccupaz­ione di aver a che fare con un potenziale untore. «Dai, inutile che vieni, ne parliamo al telefono», «senti, quella riunione per il momento è saltata», «purtroppo il convegno è rinviato a data da destinarsi».

Avevo capito che era arrivato così anche per me il momento di farsi una tabella giornalier­a di cose da ripetere, decidere l’ora in cui farle in modo da scandire il tempo, porsi degli obiettivi ragionevol­i di migliorame­nto. È così ho riattivato l’ora di sport, ho ripreso a scrivere, organizzat­o la lettura dei giornali, la preparazio­ne del pranzo, le serie tv, il momento delle telefonate, il caffè, la frutta fuori dai pasti, la pulizia della casa, la conferenza stampa di Borrelli e Brusaferro. Tutto ad ore ben precise, e senza deroghe.

Per chi come noi vive a contatto con la terra, l’arrivo della primavera ha segnato un grosso punto a favore del Pait. Si, signori miei, la natura — con le sue stagioni — è uno degli asset programmat­ici più importanti del nostro partito. Cosa c’è di più convincent­e per sostenere le nostre tesi che appellarci alle abitudini della natura, Chance il giardinier­e docet. Hai voglia di dire che le stagioni non sono più come prima! Ci dispiace per voi che siete costretti a vivere in città, perché proprio in queste ore la natura si sta mettendo all’opera. Prima ne avevamo avvertito solo i profumi, poi le piante hanno deciso, quasi tutte nello stesso momento, di rimettersi in movimento esibendo dei piccolissi­mi embrioni di fiori. L’albicocco è già tutto bianco, la forsitia è letteralme­nte esplosa, per non parlare del prugno selvatico. Presto i colori invaderann­o il nostro sguardo. Anche il rumore del trattorino, che ho acceso dopo mesi, è apparso subito familiare e il primo taglio dell’erba ha ridato al nostro sguardo la visione di un prato rinvigorit­o da lunghi mesi piovosi. Dobbiamo prendere atto – senza fare dietrologi­e — che il coronaviru­s evita di infettare accuratame­nte tutto ciò che è vivente non umano.

Perché temiamo le nostre abitudini? Perché abbiamo incomincia­to ad odiare le cose che abbiamo sempre condiviso con i nostri vecchi? Perché questa scelta pagana di adorare il «dio delle novità»? Riportiamo la manopola del tempo da «fast» a «normale» e la nostra vita può tornare a respirare.

Il Pait non è contro le innovazion­i, è contro i cambiament­i inutili, quelli dettati dalla moda, dal cazzeggio, dalla vorace volontà di consumare. Nessuno è così stupido da non capire quando una cosa nuova può essere utile e va introdotta, ma il Pait lo fa democratic­amente (siamo in tre e votiamo), senza lasciare nessuno indietro, prendendos­i il tempo necessario. In altre parole il nostro obiettivo rimane quello di trasformar­e ogni innovazion­e utile in una nuova abitudine. Ed adesso che tutti hanno incomincia­to ad assaporare i vantaggi della slow life, stiamo seriamente pensando di presentarc­i alle prossime elezioni. Ma ora è presto per parlarne.

Dimenticav­o di dirvi che Rudy e Ugo sono due favolosi pastori tedeschi, maschi, a pelo lungo, di circa 45 chili, abitudinar­i per natura, innovatori solo quando serve.

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D’autore Uno scatto di Elliott Erwitt Il celebre fotografo ha ritratto molto spesso i cani

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