Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Mio padre è morto in una settimana E il tampone gli è stato fatto dopo»

Luigi: grande lavoro negli ospedali, ma c’è un prima che nessuno gestisce

- di Monica Scozzafava

Il Covid-19 c’è ma non sempre si vede. Un virus subdolo che può uccidere, senza che vi sia certezza della sua presenza. Dalla vita alla morte in sette giorni, senza sapere se a colpire sia stato il virus maledetto: Pasquale Esposito, 75 anni, è deceduto giovedì notte e ieri mattina gli è stato effettuato il tampone. «Ed è successo — denuncia suo figlio Luigi — grazie all’intercessi­one del sindaco di Quarto, Antonio Sabino».

La famiglia Esposito vive nel piccolo comune flegreo e anche portare la salma al cimitero è stato complicato. «Sì — ci spiega Luigi — nessuna delle imprese funebri del territorio aveva strumenti di protezione per venire a casa e deporre il corpo di mio padre nella cassa». Sembra un racconto dell’orrore, è invece una delle tante storie tristi da Covid-19 che si ripetono nelle ultime settimane. Il Coronaviru­s è stato fatale in casa Esposito: marito, moglie e un’altra figlia. Febbre, tosse e dolori muscolari: la prima ad avere questi sintomi è stata la ragazza, che a fine febbraio era stata in uno studio dentistico e il medico era poi risultato positivo al Covid-19. «Il numero verde — racconta il fratello Luigi, che vive a Milano e ha provato a gestire la situazione a ottocento chilometri di distanza —- è utile per avere informazio­ni, non certo per attivare una profilassi. La protezione civile ci ha rimandati al 118, quest’ultimo centralino alle prese con mille emergenze e non interviene tempestiva­mente. Mio padre non stava malissimo, ma la febbre era alta. Il medico di base gli ha prescritto la tachipirin­a e attivato la procedura per il tampone. Purtroppo è stato fatto dopo la morte e al momento non conosciamo l’esito. Non sappiamo se mia sorella e mia madre (entrambe con febbre) sono state colpite dal virus. Purtroppo il lavoro immenso che stanno facendo i medici negli ospedali non basta se non c’è un prima. Se i pazienti sono lasciati al loro destino, se nessuno sa dirti cosa fare.

Se la lista d’attesa per i tamponi è lunga e soprattutt­o sconosciut­a. Domenica mio padre è anche caduto, perché debilitato dalla febre, mia madre al telefono con il 118 non è riuscita a far arrivare un’ambulanza. Possibile tutto cio? Qualcuno ci dice che avremmo dovuto fingere che papà avesse difficoltà a respirare, che necessitav­a di ossigeno. Forse qualcuno sarebbe arrivato. Ma perché mentire?». Il signor Pasquale era diabetico, ma i valori — assicura suo figlio — erano contenuti e nella norma.

Cosa resta di questa triste storia? Una casa distrutta dal dolore per la morte del capofamigl­ia, in quarantena da una settimana, mamma e figlia che aspettano che qualcuno vada a fare loro il tampone. Luigi è addolorato e rassegnato: «Sapere se è stato il virus ad uccidere mio padre ci permetterà forse di avere la giusta terapia per i miei parenti contagiati. La tachipirin­a che prendeva papà non è servita a nulla».

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Soccorsi Personale sanitario impegnato nel trasporto di pazienti affetti da Covid-19

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