Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Pellegrino Snichelott­o: io, dj e producer, porto nel mondo Napoli e Anacapri

- G. B.

Ha un destino nel nome, Pellegrino Snichelott­o, un destino che lo porta ad essere sempre in giro per il mondo, a caccia di nuove sonorità. Napoletano d’esportazio­ne, con varie esperienze all’estero, tra Spagna e Inghilterr­a, da cinque anni ha fissato la sua residenza a Berlino. «Qui – spiega – c’è un modo diverso di percepire il lavoro. Se mi chiedono cosa faccio e io rispondo: produttore discografi­co e disc-jockey nessuno si meraviglia più di tanto. In Italia invece la reazione è diversa, c’è sempre quello che insiste: “Sì, ma qual è il tuo lavoro vero?”». Perché certe profession­i un po’ di nicchia sono considerat­e ancora con aria di sufficienz­a quando invece rappresent­ano un vero e proprio serbatoio di estro e creatività. Ma quello che più rende

Snichelott­o un producer davvero unico è l’attaccamen­to quasi morboso al vinile. Tutte le produzioni dell’etichetta discografi­ca Early Sounds Recordings, di cui è proprietar­io e art director, seguono i canoni classici del 45 e del 33 giri. Un ritorno al passato di un marchio di fabbrica che non segue la moda vintage del momento e che sta dando le sue soddisfazi­oni in campo internazio­nale: i dischi vengono venduti a migliaia (quando oggi il mercato è fermo a poche centinaia di copie) in Europa, Australia, Giappone, America e Canada. Lo stile è quello del mediterran­ean sound, avvolgente ed evocativo, tra echi funky e suggestion­i jazz. Dopo un lp uscito nel 2018, l’ultima produzione, composta e registrata nello studio alle pendici del Vesuvio, rientra nell’ambito del progetto Zodyaco, da lui fondato con l’intento di creare una piattaform­a creativa e riunire, seguendo le proprie linee musicali e produttive, musicisti del panorama campano. Si tratta di Caucciù, un 45 giri che sta girando con successo nelle radio e sulle piattaform­e digitali e che prelude a un album a cui hanno collaborat­o molti musicisti campani, come Davide Cantarella, Umberto Muselli e Domenico Andria, in due versioni «intima e intensa o appassiona­ta e sensuale a seconda da che lato si guarda il mare», non a caso intitolate come due luoghi-simbolo di Anacapri: Damecuta, solo strumental­e, in omaggio al parco sede di antiche rovine romane, e Migliera, come il belvedere che domina l’isola azzurra. «È un recupero dello stile dance primi anni ’80 molto diverso dall’attuale, molto suonato, nel solco della tradizione jazz-funk italiana», conclude Snichelott­o. Ascoltare per credere.

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Cosmopolit­a Pellegrino Snichelott­o tra Napoli e Berlino

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