Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Nero a metà» ha 40 anni Senese: rimarrà nel tempo

È il più famoso lp di Pino Daniele. I ricordi di Vitolo e Marangolo

- Carmine Aymone

Il 21 marzo del 1980 usciva «Nero a metà» di Pino Daniele. L’album - il terzo del «lazzaro felice» - divenuto un manifesto suo e di un’intera epoca, contiene 12 canzoni entrati nella storia come «Quanno chiove» (uno dei pezzi preferiti dell’autore), «Musica musica», «Appocundri­a», «A me me piace ‘o blues», «I say i’ sto ccà», «E so’ cuntent ‘e sta’» e «A testa in giù» dove ricorda a tutti che «il feeling è sicuro quello non se ne va… è tutta la vita… e sai di essere un nero a metà».

L’ellepi (con la copertina di Cesare Monti che ritrae Daniele chitarra in spalla) pubblicato anche in Germania e registrato tra l’ottobre del 1979 e il gennaio del 1980 presso gli Stone Castle Studios di Carimate (Como) è dedicato, come scrive nelle note di copertina l’artista, all’ex Showmen Mario Musella, scomparso il 6 ottobre del 1979, con cui aveva registrato nel 1975 alcuni brani tra cui «Entriamo nel gioco», cover di «You make me feel brand new» di Linda Creed e Thom Bell incisa nel 1973 dal gruppo statuniten­se The Stylistics, e lo standard «Georgia on my mind». Con Pino, in questa terza tappa del suo viaggio lungo le rotte della musica, troviamo un’altra formazione all star di talenti: Gigi De Rienzo e Aldo Mercurio al basso, Ernesto Vitolo alle tastiere, Agostino Marangolo e Mauro Spina alla batteria (che cofirma con Pino «Nun me scuccià» e «Sotto o sole»), James Senese al sax, Rosario Jermano e Tony Cercola alle percussion­i, Karl Potter alle congas, Bruno De Filippi all’armonica, Enzo Avitabile (ai cori in «A me me piace ‘o blues»).

«”Nero a metà” - racconta Senese - è stato un album ispirato, di quelli che rimarranno nel tempo. Con Pino, un mio fratello minore, ci parlavamo con la melodia: io cantando col sax, lui con la voce. Quando lo accompagna­vo, le note del mio strumento scorrevano in modo naturale, colorando la sua voce e le sue canzoni». «È un disco cult che resiste nel tempo - dice Marangolo - e nessuno di noi allora era consapevol­e di star facendo un po’ di storia perché ci interessav­a solo suonare, divertirci. Avevamo tanto entusiasmo. Pino si fidava di noi, ci dava un brano e noi ci lavoravamo mettendoci tutti i nostri ascolti colti, la nostra esperienza». «Allora suonavamo tutto dal vivo, cosa impensabil­e oggi - ricorda Vitolo - e questo rafforzava la magia che si creava tra noi. Pino arrivava con la chitarra e i nuovi brani da suonare. Viste le armonie principali, ognuno di noi si occupava di arricchirl­e con fraseggi, riff e accordi un po’ più elaborati quando la melodia lo permetteva: ciascuno metteva il proprio mood nelle composizio­ni, che già erano belle».

Da «Nero a metà», vennero scelti per il 45 giri le canzoni «Nun me scoccià» (pubblicato anche in Germania e nella versione juke-box con «Psyco chicken» dei Fools) e «I say i’ sto ccà». Il 33 giri vendette 300 mila copie ed è incluso dal magazine «Rolling Stone Italia» nella classifica dei 20 dischi del nostro Paese più belli di sempre.

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Con la sua chitarra Pino Daniele sulla copertina di «Nero a metà»

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