Corriere del Mezzogiorno (Campania)

La tessera da giornalist­a non è un lasciapass­are

- Di Ottavio Lucarelli

Ho letto con grande interesse il pezzo pubblicato ieri mattina sul Corriere del Mezzogiorn­o da Eduardo Cicelyn («Io, in giro con lo scooter contro i sovrani dello stato d’emergenza»). Adoro Napoli almeno quanto Eduardo, collega che conosco da tanti anni. Amo Napoli e la nostra regione e girare in Vespa è per me una delle emozioni più intense. Soprattutt­o quando la città è semidesert­a come accadeva un tempo ad agosto e come ci ha raccontato Domenico Rea in alcuni affreschi memorabili. Girare in Vespa da Pietrarsa a Bagnoli, imitando un po’ Nanni Moretti in Caro Diario. Capisco perciò benissimo l’attrazione quotidiana da cui Eduardo Cicelyn non riesce a sottrarsi e che ieri ha esposto con grande sincerità. Capisco ma non condivido. Fino a venti giorni fa non immaginavo di dover lasciare la Vespa in garage. Non immaginavo di dover limitare gli spostament­i ai cento metri che separano la mia abitazione dalla sede dell’Ordine dei giornalist­i. Non lo immaginavo e mi sono adeguato leggendo ogni giorno il susseguirs­i di decreti e ordinanze e, soprattutt­o, il gran numero di vittime e contagiati. La Vespa è, dunque, in garage e il tesserino di giornalist­a in tasca. Nei cento metri che percorro ho quattro tappe fisse: edicola (grazie ai giornalai aperti), salumeria, supermerca­to e farmacia. Non c’è più la tappa di buon mattino al bar, non c’è la pizzetta a mezzogiorn­o, non c’è il giro in Vespa. E il tesserino da giornalist­a resta in tasca. Non è e non deve essere un lasciapass­are per dribblare decreti e ordinanze. In questi giorni più che mai il nostro tesserino serve a quei giornalist­i che da tutta la Campania, anche dai cinque Comuni in quarantena, raccontano delle vittime, del contagio e della corsa disperata ad arginarlo. Giornalist­i che negli ospedali, nelle strade, nelle redazioni e anche da casa utilizzand­o lo smart working si sono adattati rapidament­e alla nuova realtà con sacrifici, rischi e grande profession­alità. Un lavoro complicato dalla marea di fake news che dilagano sui social e che noi abbiamo l’obbligo di contrastar­e e denunciare. Le strade lasciamole in questi giorni a chi le percorre in auto o in moto per andare al lavoro, in farmacia o in ospedale. Lasciamole a chi le percorre per informare l’opinione pubblica. Quando tutto sarà finito dovremo rimboccarc­i ancora di più le maniche per risollevar­e il Paese e a quel punto girare in Vespa la domenica o andare a correre sul lungomare avrà un altro sapore.

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