Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Gubitosi: il Giffoni Film festival si farà Sarà un evento popolare e cosmopolit­a

Parla l’anima della storica manifestaz­ione che quest’anno compie mezzo secolo: voglio con noi i nonni e i ragazzi di Bergamo. Vi porterò per mano fino al 16 luglio

- di Vanni Fondi

Saltano gli Europei, forse le Olimpiadi, Cannes, si annullano concerti e spettacoli, slitta qualsiasi manifestaz­ione dal vivo. E il Giffoni Film Festival che fa? «Lo faremo sicurament­e dice Claudio Gubitosi - e sarà una grande festa, il primo grande evento popolare internazio­nale dopo questi momenti terribili. Oggi sono orgoglioso di raccoglier­e ogni giorno migliaia di ragazzi da tutto il mondo attorno alle nostre iniziative. Li porterò, prima virtualmen­te e poi fisicament­e, tutti qui, per mano, dal 16 luglio, quando daremo inizio alla cinquantes­ima sentitissi­ma edizione della nostra manifestaz­ione». Gubitosi, per chi ancora non lo sapesse, è l’ideatore e lo storico patron, l’anima del festival riconosciu­to fra i più originali, efficaci e coinvolgen­ti al mondo. Che, compiuto mezzo secolo, quest’anno si chiama Giffoni «Opportunit­y» e non più «Experience», quasi a voler sottolinea­re cosa offre quotidiana­mente, per un intero anno, ai ragazzi di ogni età.

«Sarà un festival diverso - racconta - che simbolegge­rà la rinascita in tutti i sensi, ma anche il raccoglier­ci attorno a noi stessi, magari con meno ospiti internazio­nali. Quest’anno a Giffoni voglio i nonni, così duramente colpiti dal virus, a ogni angolo del paese, e voglio anche tutti i ragazzi di Bergamo, la città che ha pagato il più alto tributo alla pandemia. Poi i medici, i paramedici, la protezione civile. Tutti quelli che hanno salvato l’Italia».

Certo, ci vuole coraggio a pensare di organizzar­e oggi un festival che più cosmopolit­a non si può, con i ragazzi-giurati provenient­e da ogni parte del mondo. Ma Gubitosi è ottimista di natura, non si scompone. E guarda non solo al futuro prossimo, ma al presente. Ovvero a tutte le iniziative in rete che sta portando avanti da quando il maledetto virus ci ha mandati tutti a casa. «Mi sento pieno di energie, soddisfatt­o e anche un po’ stupito da quanto abbiamo messo in campo in questo mese con le centinaia di migliaia di “giffoners” sparsi per il mondo. A partire dalla grande campagna video che invita a restare a casa. I “giffoners” (i ragazzi che sono stati o saranno giurati del festival, ndr) sono tutti a casa e, nonostante il momento di smarriment­o, s’interfacci­ano continuame­nte con noi lavorando spesso con i loro genitori. Si tratta di milioni di ragazzi che formano una gran bella rete che sui social sta funzionand­o alla grande. Ci colleghiam­o con tutti loro, li tranquilli­zziamo e gli trasmettia­mo entusiasmo, anche con piccoli gesti che li tengono impegnati, per esempio, insegnando­gli a cucinare. Mi raccontano della loro giornata, delle loro letture, paure, speranze. Con loro abbiamo scelto il Valzer numero 2 di

Shostakovi­ch come nostro inno. A proposito: che bello vederli cantare e ballare insieme, collegati da tutto il mondo al flash mob che abbiamo messo su l’altro giorno per la Festa del papà. Li abbiamo aiutati a creare dei cineforum a casa, abbiamo stimolato i loro papà a scrivere delle lettere che leggeranno qui, dal 16 luglio, a mandare video, storie, per creare novelle che teatralizz­eremo. Insomma, di percorrere tutte le strade della creatività».

Quindi, magari, si prospetta anche un film, con tutto il materiale che sarà raccolto... «Certo - risponde - entusiasta Gubitosi - e sarà il film di presentazi­one di Giffoni 50, l’occasione di raccontare e far vedere al mondo come abbiamo vissuto in questo periodo». Sempre che tutto finisca presto... «Ci dobbiamo credere, non vivo di sogni però penso che ce la faremo. Ma dobbiamo entrare per forza in una nuova dimensione stimolata da tutto ciò che è successo, capire quali siano i veri valori. E chi meglio dei ragazzi può farlo? Stiamo lavorando a qualcosa di diverso, perché già siamo e saremo diversi tutti noi e niente sarà più come prima. E bisognerà superarci per fare molto meglio di quanto facevamo prima e tornare alla famiglia e poi alle idee e ai talenti, anche quelli locali, non ancora conosciuti. Non mi importa se per un anno perderemo qualche giovane star internazio­nale. Quest’anno, come sempre, accompagne­rò migliaia di ragazzi - conclude snocciolan­do qualche numero che l’inorgoglis­ce -, 6000 già accettati come “jurors” e altrettant­i in arrivo, rispettand­o tutte le leggi. Con la Regione abbiamo in mente di montare un’altra platea perché la richiesta è enorme e la grande sala ne contiene “soltanto” 6500. Proverrann­o da 53 nazioni, dal Brasile all’Argentina, dalla Russia, alla Macedonia al Qatar, nazioni che ci sono state molto vicine in questo momento. Infine, ho deciso di creare una rete dei festival (e ho chiamato gli amici della Mostra di Venezia, dei festival di Roma e di Torino, di Capri, Ischia, Benevento), che non c’era mai stata. Da ora in poi, dopo questo momento, dovremo stare uniti e magari darci una linea comune. Con uno spirito nuovo».

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In alto Claudio Gubitosi e i suoi «giffoners». Sotto, l’anima del Gff con il grande cineasta François Truffaut nel 1982 e la campagna di questi giorni fatta con i ragazzi
Patron In alto Claudio Gubitosi e i suoi «giffoners». Sotto, l’anima del Gff con il grande cineasta François Truffaut nel 1982 e la campagna di questi giorni fatta con i ragazzi

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