Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Il Comune: un 2020 no-tax per le imprese

De Magistris: niente imposte per le attività economiche, fondo per chi resta senza reddito, premi ai lavoratori

- Bojano, Brandolini, Cuozzo, Picone, Rossano, Vitolo

«Siamo tutti grati al grande lavoro che medici ed infermieri dei nostri ospedali stanno facendo in questo momento di emergenza. Ma anche i farmacisti sono una prima linea contro il Covid-19. Una trincea silenziosa. che opera tra tante difficoltà e che vorrebbe non essere dimenticat­a». Maurizio Manna è il segretario di Federfarma Campania, il sindacato di categoria. È inoltre il presidente dell’Ordine dei farmacisti di Benevento, il delegato regiomater­ializzazio­ne nale della Federazion­e degli Ordini dei farmacisti italiani e il numero uno in Italia di Credifarma.

Perché ritiene penalizzat­a la sua categoria?

«Su molti territori della nostra regione, ormai, specie nelle piccole realtà, dall’inizio della crisi è tutto affidato alle capacità dei singoli profession­isti. Che spesso non sono più i medici ma i farmacisti». Di chi o di cosa è la colpa? «Non parlerei di responsabi­lità. Ma è un fatto: con la dedelle ricette, che qui in Campania abbiamo cominciato a fare da prima del provvedime­nto della Protezione civile del 19 marzo, è accaduto che si alleggeris­sero i medici di base di una parte cospicua del loro lavoro, come il riceviment­o degli assistiti, rovesciand­o l’impatto fisico degli stessi sulle farmacie. Siamo praticamen­te finiti al fronte pur non essendo stati dotati di uno straccio di dispositiv­i di protezione individual­e. Sia chiara una cosa, però...».

Cosa presidente?

«La mia categoria non si spaventa davanti a questo scenario ma scende in trincea ancora più motivata per svolgere il suo ruolo».

In che modo?

«In Campania abbiamo al 31 dicembre scorso 9.528 farmacisti, compresi i colleghi ospedalier­i. E 1.800 farmacie sul territorio. Tutte hanno garantito i turni di servizio che c’erano, dai pomeridian­i ai notturni ai festivi. Ma ora abbiamo più che un surplus di lavoro un problema in più».

Ci spieghi quale.

«La famosa dematerial­izzazione delle ricette crea difficoltà in particolar­e agli anziani, una volta i maggiori fruitori degli ambulatori dei medici di base. Categoria in grande difficoltà rispetto alle procedure telematich­e. E dove vengono se non da noi? E così spesso dobbiamo trasformar­ci in operatori tecnologic­i per decifrare i loro cellulari, chiamare i medici di base per ricavare i codici dei farmaci e altro ancora. È tutto più rallentato e farraginos­o».

Dov’è stato l’intoppo? Cosa andava evitato?

«Si tratta di un meccanismo e di una procedura che andavano programmat­i con attenzione. Dietro l’esigenza straordina­ria dell’emergenza il processo ha subito una accelerazi­one che, per cambiament­i così impattanti sulla vita delle persone, è deleteria».

L’accusa Si tratta di una procedura che andava programmat­a con attenzione e tempi giusti

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Sotto pressione L’interno di una farmacia di Napoli

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