Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Mancano macchinari e antivirali» Ma al Cotugno altri quattro estubati
In prima linea negli ospedali tra difficoltà e vittorie contro il virus. Corsa per nuovi posti letto Lettera aperta da Boscotrecase: noi, i disarmati
NAPOLI Sono 111 i ricoverati in terapia intensiva a fronte di una disponibilità complessiva di 198 posti letto attivi dedicati al Covid-19 e di 498 posti letto di degenza destinati sempre agli ammalati di coronavirus. Altri quattro pazienti che erano in rianimazione nell’ospedale Cotugno di Napoli per Covid-19 trattati con il Tocilizumab sono stati estubati. Un 27enne con polmonite interstiziale per Coronavirus ma senza patologie gravi, e ha avuto l’infusione del farmaco off label il 18 marzo scorso; agli altri tre è stato somministrato il Tocilizumab e sono i primi inseriti nella sperimentazione Aifa che coinvolge 330 pazienti in Italia. Tutti e quattro ora sono in ventilazione assistita in attesa di essere trasferiti nei reparti di degenza.
Quella che è una corsa contro il tempo, si sta rivelando tale anche nello stress al quale sono sottoposti medici, infermieri, operatori socio sanitari e organizzatori dell’emergenza per arrivare a piantare postazioni nelle terapie intensive prima che il virus proliferi e minacci la salute della popolazione campana. Sono voci disperate che si levano un po’ da ogni fronte sanitario. Ma quella più forte è contenuta nel documento che 26 tra medici, infermieri e operatori del presidio ospedaliero di Boscotrecase, destinato a centro Covid, hanno inviato al responsabile del risk management della Asl Napoli 3, al direttore generale e al direttore sanitario aziendale. Elencano criticità, l’insufficiente numero di personale sanitario dedicato, la mancanza di presidi elettromedicali, la penuria di farmaci (Antivirali, Propofol 2%, Antibiotici, Eparina a basso peso molecolare, Nutrizione enterale e parenterale, Inotropi), l’assenza di sistemi di monitoraggio e gestione della pressione cruenta, carenza di materiale per l’igiene personale dei pazienti, la carenza di letti da rianimazione con bilancia, mancanza di sistemi anti decubito, carenza di reagenti per emogasanalizzatore, mancanza di kit per tracheotomia, di ventilatori per il trasferimento dei pazienti in sala radiologica, di un percorso dedicato all’accesso in sala Tac, e tante altre inadempienze e carenze. Difficoltà tipiche di una organizzazione che si aggiorna di continuo per fronteggiare l’emergenza Covid 19. Ma che si riscontrano diffusamente anche negli altri presidi di supporto della rete in via di allestimento. Tuttavia, il documento sottoscritto dagli operatori sanitari di Boscotrecase, pur levigato nei toni, denuncia che «tali mancanze espongono a gravi rischi sia i pazienti che il personale sanitario a loro dedicato. In considerazione delle insufficienze che sono state verificate con l’inizio della assistenza ai pazienti Covid+, si è potuta appurare — scrivono gli operatori — l’inapplicabilità dei protocolli stabiliti dal risk management, aventi il fine di contenere la diffusione delle infezioni intraospedaliere e di evitare l’esposizione del personale sanitario ed un incremento del rischio contagio». Pertanto, concludono, con queste premesse «non sarà possibile evitare il sopraggiungere di complicanze legate a sovra infezioni batteriche o di altra natura dovute alla estrema complessità dei pazienti attualmente ricoverati in Terapia intensiva». Il dg della Asl 3, Gennaro Sosto, fa della trasparenza la sua cifra: «Non ho nulla da nascondere. Mi rendo conto che centralizzare in un sito i ricoveri per Covid 19 comporta dei pro e dei contro. Bisogna lavorare alacremente, come si sta facendo, per concentrare gli ammalati in un solo posto invece che averne in ospedali diversi e con percorsi promiscui. Capisco la difficoltà degli operatori di Boscotrecase che si sono ritrovati improvvisamente in prima linea nella battaglia e a gestire un presidio che finora non ha trattato le malattie infettive. È tutto un work in progress e ci stiamo attrezzando anche per reperire macchinari, 11 ventilatori sono già arrivati e 9 ne arriveranno tra qualche giorno, così per i dispositivi di sicurezza: non abbiamo scorte, ma per ora possediamo circa 200 kit». Anche da Salerno arriva un grido di allarme: «Alcuni presidi — afferma Gerardo Ceres, segretario provinciale della Cisl Salerno — presentano deficit strutturali e carenze di organico gravi, rispetto ai quali solo la definizione di investimenti straordinari precisi, a stretto giro di tempo, possono contribuire ad una gestione efficace ed in sicurezza dell’emergenza. Noi guardiamo al modello Loreto Mare come esempio positivo per superare le criticità strutturali».