Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Festa: «Adotto il modello Corea Già ordinati 5000 kit test veloci»
Il primo cittadino polemizza con l’amministrazione guidata da De Luca, accusata di non aver agito con rapidità «Io non voglio inseguire il virus ma anticiparlo»
NAPOLI Avellino adotta il modello Corea del Sud. Il capoluogo dell’Irpinia, terra-epicentro per dna - lo è stata del sisma del 1980, lo è nella pandemia - batte una strada autonoma, dettata dai numeri che, nel rapporto abitanti-contagiati, ne fanno insieme a Foggia, la provincia del Mezzogiorno con più casi.
Così il sindaco Gianluca Festa (biologo e solo omonimo di chi scrive) ha preso una decisione e l’ha comunicata in una diretta Facebook che ha avuto più di cinquantamila visualizzazioni.
In cosa consiste l’adozione del modello Corea?
«Importante è la cornice entro la quale sono stato costretto a maturare la scelta. Avellino ha una casistica a sé con due focolai rilevanti: Ariano Irpino e il 118 dell’ospedale Moscati. Qui sono stati infettati anestetisti, infermieri, altri medici tra cui un radiologo. Ieri l’ennesima notizia drammatica: il nosocomio è pieno e i dottori hanno dovuto mandare via pazienti arrivati con patologie differenti dal Covid. Il pronto soccorso è chiuso. Non si doveva arrivare a tanto. Avevo avvisato per tempo il governatore Vincenzo De Luca con lettere e comunicazioni varie, ma le risposte sono state poco efficaci».
Tipo?
«Tipo questa: sono in allestimento 26 posti di terapia intensiva per pazienti Covid e altrettante di terapia sub-intensiva. È il metodo rincorsa al virus, mentre noi dobbiamo anticiparlo. La guerra non la vinciamo con un posto in più in reparto, ma con un contagiato in meno. Al governatore avevo chiesto di consentire ad Avellino l’adozione del modello Corea del Sud e avvertivo che, laddove avessi ancora riscontrato la disattenzione della Regione, avrei agito con i poteri di sindaco che la legge mi conferisce. E così ho fatto perché ho il dovere non il diritto di agire, è un obbligo nei confronti dei concittadini che ho promesso di proteggere».
Quali sono, dunque, i passi che ha fatto?
«Sono apparentemente banali: applicare un modello consono al territorio che ha già avuto successo altrove. In Irpinia abbiamo almeno 157 contagiati, ma il numero dei casi in città era 10 fino a ieri pomeriggio e sono diventati 13 (più un caso sospetto) in serata, con un evidente aumento del 30% almeno. Questo numero ci consente di sottoporre al test veloce i primi 1500 casi sospetti».
In cosa consiste il protocollo?
«Ricostruiamo la catena dei contattati - lavoro, famiglia, isolato, percorsi - sottoponendoli a test rapidi. Il Moscati ne fa 80 al giorno per Irpinia e Sannio, non può sovraccaricarsi. Il nostro screening mira invece a mappare i positivi asintomatici che inconsapevolmente continuano a contagiare. Se dopo l’indagine il contattato risulta negativo, felici tutti. Se fosse positivo va messo in quarantena in una struttura adeguata e andrà sottoposto al tampone tout court, quello molecolare in ospedale. E qui devo segnalare un’altra disattenzione della Regione».
Quale?
«Nei giorni scorsi avevo chiesto di riattare a ricovero per le quarantene gli ex nosocomi Maffucci e vecchio Moscati: in tre settimane sarebbero stati pronti. Mi hanno detto che non era necessario.
E ora che gli ospedali attivi scoppiano? Non mi resta che chiedere, o in casi estremi requisire, alberghi e b&b». Quanti test ha comprato? «Cinquemila da un’azienda di Lodi, la Technogenetics». Prezzo?
«Sei euro l’uno, Iva compresa. Arriveranno tra venerdì e lunedì. Se vuole procedere l’Asl, ben venga. In ogni caso con l’Ordine dei medici sto redigendo le linee guida per effettuare i test».
Le può anticipare? «Stiamo allestendo un punto attrezzato in cui si arriva in macchina con un percorso obbligato. Qui la persona sarà sottoposta al test che avviene con una puntura sul dito. Si proseguirà, poi, come ho detto sopra. Così spezzeremo la linea di contagio. L’indagine non sarà “a tappeto”, ma seguirà la filiera dei contatti».
Se si fosse riusciti a curare i pazienti positivi di Ariano Irpino allo stesso Frangipane adeguandolo per tempo, la mappa del contagio sarebbe stata diversa?
«Ad Ariano si doveva intervenire dopo i primi casi, invece si è lasciata agire l’epidemia in tutta la Baronia. A quel punto comunque l’ospedale non sarebbe bastato. Appena sanificato e allestito per Covid, infatti, è stato subito riempito. Voglio precisare un aspetto: un modello che va bene per Avellino, può non essere giusto per Napoli e viceversa. Se mi fosse stato proposto un percorso virtuoso che avesse avuto risultati positivi
Il sindaco
Regione disattenta con l’Irpinia che (con Foggia) è la provincia più colpita del Sud Così ho agito io
Esami ordinati a Lodi a sei euro l’uno Se vuole intervenire l’Asl bene, altrimenti agirò con i medici
da qualche parte, lo avrei seguito, ma la riposta non può essere la rincorsa al virus».
Clemente Mastella ha trovato «fuori luogo scivolare sulla polemica e su una presunta frattura tra livelli istituzionali che non esiste».
«Il Sannio ha pochi contagi e, dal canto suo, è giusto quello che dice il sindaco di Benevento che stimo. Sono certo, però, che se fosse stata la sua terra quella più colpita come lo è ora l’Irpinia, anche lui avrebbe sentito il dovere di agire tempestivamente. I numeri mi impongono l’azione, ma trovo onesto che ognuno agisca in base a quello che è meglio per il proprio territorio. Anche io condivido l’azione regionale, non posso condividere certo la disattenzione nei confronti Avellino».
L’azienda che produce i kit però avverte da Primativvu: «Non sono la bacchetta magica, vanno previsti sette test ad ogni persona nell’arco di una settimana».
«Con l’Ordine dei medici, il cui vicepresidente è l’ex primario di Infettivologia del Moscati, Nicola Acone, abbiamo infatti previsto più test: faremo il numero di verifiche necessarie. Cinquemila kit sono un primo ordine, speriamo non ne servano, ma siamo pronti a farne altri».