Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Processi, rischio paralisi Garzo: temo la ripresa, migliaia i riti già rinviati
Quando l’emergenza sarà finita e si calcoleranno i danni, il problema giustizia civile, in particolare a Napoli, sarà evidente in tutta la sua drammaticità. Dal 5 marzo al 15 aprile, data in cui, in teoria, dovrebbero riprendere le udienze non urgenti, erano in programma 3291 cause relative a contenziosi, 2245 di lavoro, 250 di volontaria giurisdizione (per esempio separazioni e autorizzazioni da parte di giudici tutelari). I dati sono stati raccolti dalla presidente del Tribunale, Elisabetta Garzo, che non nasconde la sua preoccupazione: perché quasi tutte saranno rinviate e prima o poi bisognerà trattarle, ma il cumulo sarà spaventoso.
«Temo — afferma Garzo — che alla ripresa delle attività saranno evidenti le enormi difficoltà di chi amministra la giustizia. Probabilmente quando in passato chiedevamo più personale e più mezzi a molti la situazione non era ben chiara». Il rischio paralisi è concreto, anche perché, come spiega Garzo, «non potremo riprendere il lavoro con le stesse modalità di prima, fissando decine di processi al giorno. Oltre al buon senso, lo vietano tutte le norme emanate di recente».
Da quando è cominciata l’emergenza, il Tribunale civile ha trattato solo dieci cause urgenti; di queste, nove in materia cautelare, tutte celebrate da remoto, e una sola, per l’autorizzazione di un’interruzione di gravidanza, con la comparsa delle parti. Le disposizioni
impartite dalla presidente ai giudici sono quelle di impegnare il tempo liberato dalle udienze per dedicarsi ai procedimenti in sospeso, scrivendo le sentenze: «Sono certa che almeno su questo fronte recupereremo».
Intanto il blocco delle attività non urgenti sta creando disagi e problemi a molte categorie sociali, per esempio gli imprenditori. «Molti — conferma Antonio Tafuri, presidente dell’Ordine degli avvocati di Napoli — non ricevono più il canone di locazione e giustamente se ne lamentano, ma in questo momento non possono fare molto. Altri vedono ritornare indietro assegni protestati, per importi anche consistenti: ma anche in questo caso non si può che attendere». Il consiglio di Tafuri è «ricorrere al buon senso, cercare di accordarsi e rinviare a quando l’emergenza sarà finita». Il problema, però, è che se il legislatore ha bloccato i termini giudiziari non lo ha fatto con quelli dei diritti sostanziali, strettamente connessi. Le cause non urgenti non vengono trattate ma, per fare un esempio, i contratti vengono regolarmente stipulati, perché i notai continuano a svolgere regolarmente il loro lavoro. Ne consegue che chi attende un’autorizzazione dal
Presidente Quando chiedevamo personale a molti la situazione era ignota
Tribunale per stipulare un atto si trova ora in difficoltà, con scadenze che si avvicinano e che probabilmente saranno superate. «Questo è vero — ammette Tafuri — ma la sensazione che ho è che la gente stia manifestando grande disponibilità e pazienza. Non solo gli avvocati e i magistrati, ma anche i clienti sono consapevoli che per adesso la cosa più importante è la salute».
Ma sulla ripresa delle attività giudiziarie si addensa più di una nube. A tutte le sanzioni amministrative erogate in questi giorni a chi contravviene ai divieti, per esempio, si può fare opposizione davanti al giudice di pace. Facile immaginare la spaventosa mole di lavoro che si troverà ad affrontare un Ufficio già gravato da un numero enorme di cause, i cui magistrati onorari proprio per questo hanno protestato più volte. C’è confusione anche sul fronte della giustizia amministrativa: Il Tar, per esempio, ha accolto il ricorso del proprietario di un box per auto di Caserta che eccepiva irregolarità nel rilascio dell’agibilità e ha disposto lo sgombero immediato di tutti i box del parcheggio. Ma come si fa ad eseguire lo sgombero senza violare le rigorose regole dell’emergenza?
Avvocato La gente ha compreso che per ora la cosa che conta è la salute