Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Le strategie mutano ogni giorno Pasqua addio, gli arrivi sono saltati»
Da Positano a Capri, gli albergatori fanno squadra Monta la preoccupazione, ma c’è anche chi è fiducioso: Sersale (Le Syrenuse): «Poca paura, luoghi iconici»
Salvare il personale — preoccupa soprattutto il destino degli stagionali — e quella che chiamano “la destinazione”, cioè il brand di eccellenza di uno dei distretti turistici più gettonati del circuito internazionale. Con questi obiettivi i proprietari di alcune delle più prestigiose ed esclusive aziende alberghiere della Costiera amalfitana, di Capri e di Sorrento sono riuniti, fin dai primi giorni dell’emergenza Covid-19, in una sorta di conferenza (telematica) permanente per scambiare informazioni, ipotizzare scenari, progettare una ripresa che, allo stato, non si sa quando potrà iniziare.
Hanno capito che solo unendo le forze potranno metaforicamente beneficiare di quell’immunità di branco che garantirà il futuro non solo delle loro, ma della maggior parte delle aziende dell’accoglienza presenti in zona. La consultazione permanente è a porte aperte. Si stanno prendendo contatti con altre imprese del settore di Roma, Milano e Venezia, per trasmettere al Governo il senso della diffusa necessità di supporti. Su questo fronte in Costiera sono già attivi San Pietro e Le Syrenuse di Positano, Santa Caterina di Amalfi, Palazzo Avino e Caruso di Ravello. Dall’Isola azzurra non fanno mancare il proprio apporto Jk Place, Quisisana, Tiberio Palace, Capri Palace, Cesare Augustus. Da Sorrento è in rete l’Excelsior Vittoria. Alle consultazioni partecipa anche l’imprenditore dell’abbigliamento caprese Roberto Russo. «Le strategie — spiega Mariella Avino, managing director di Palazzo Avino — mutano di giorno in giorno a seconda delle informazioni che arrivano sull’evoluzione della situazione. In un primo momento eravamo orientati su una strategia di breve periodo, nella speranza di riuscire a salvare le festività pasquali. Ora la prospettiva si è allungata alla fine di maggio. Ma è probabile che saremo costretti a riaggiornare i nostri programmi. Di fondamentale importanza per salvaguardare la nostra immagine è il contatto con i più importanti operatori turistici nel principale mercato di riferimento che è quello statunitense».
Vito Cinque, manager del San Pietro di Positano, non nasconde che in questo momento la preoccupazione principale è per la mancanza di adeguate risposte economiche per il personale stagionale, che, a differenza di quello assunto a tempo indeterminato (una minoranza), non potrà avere accesso alla cassa integrazione. «In questo modo — osserva — si crea una discriminazione ingiustificabile all’interno della forza lavoro, verso la quale sentiamo un preciso dovere morale. Da questo punto di vista avremmo immaginato maggiore sensibilità da parte del Governo visto che, complessivamente siamo soggetti a una pressione fiscale di oltre il 70% e che realizziamo incassi per il 99 per cento attraverso carte di credito». Per l’imprenditore, la salvaguardia del personale del posto o dei dintorni rappresenta una delle condizioni necessarie per la tutela della destinazione «perché l’aggancio dell’azienda al territorio, una nostra peculiarità, non si può garantire con operatori provenienti dal sud est asiatico o da altri angoli del pianeta, come avviene in strutture inserite in grandi catene alberghiere».
Sempre a Positano, un’altra storica struttura ricettiva della top class è Le Syrenuse, vanto della famiglia Sersale. Antonio è l’amministratore delegato. «Premetto — osserva — che la priorità riguarda i nostri dipendenti fissi e stagionali. Assicurata questa condizione, confesso che non mi preoccupa tanto la ripresa, il ritorno dei nostri ospiti tradizionali: siamo luoghi iconici, amatissimi nel mondo. Ci interroghiamo invece sulle nuove modalità dell’accoglienza. Potremo assicurare per esempio l’utilizzo delle piscine e dei centri benessere?».
Nicolino Morgano è alla guida del Quisisana di Capri, lussuosa e faraonica struttura che impiega a pieno regime poco meno di trecento addetti. «La nostra — ricorda — resta pur sempre una gestione familiare. E siamo preoccupati per tutti quelli che lavorano con noi. Molti di loro sono isolani. E io avverto la necessità di aiutarli. Ho un ruolo sociale. Immaginate cosa sarebbe Capri senza la terrazza del nostro albergo. Ben venga allora la collaborazione con gli altri imprenditori del lusso per sollecitare misure idonee alla salvaguardia delle strutture ricettive».
Anche l’Excelsior Vittoria di Sorrento, l’ultima dimora di Caruso, è nel gotha dell’accoglienza internazionale. Guido Fiorentino è al comando. «Tutti insieme dobbiamo avere la capacità di prevedere il mutamento inevitabile del nostro modus operandi. A parte le preoccupazioni sul possibile utilizzo di strutture come le piscine e le spa, anche il transfer avverrà in modo diverso, con una netta separazione tra l’autista e l’ospite. Ci siamo riuniti per lavorare insieme e per far capire che in Italia si sta sottovalutando un settore che nel complesso rappresenta il 18% del Pil».