Corriere del Mezzogiorno (Campania)

D’Amore: «Il racconto? Può essere terapeutic­o»

Le letture dell’attore sulla pagina Fb dell’assessorat­o alla Cultura

- Ignazio Senatore

Anche Marco D’Amore ha spostato in rete i suoi impegni d’attore, giovane e affermato, e ha accolto l’invito del Comune di Napoli, #nonfermiam­olacultura. Dopo le sue seguitissi­me letture per il museo degli Uffizi, dunque, stasera alle 20 interverrà in diretta sulla pagina dell’assessorat­o alla Cultura e Turismo, sul tema «C’era una volta».

Come mai ha scelto un titolo così regressiva­mente pieno di fascino, che ci riporta in qualche modo alle favole della nostra infanzia?

«C’è in questi giorni in città un fiorire di iniziative e

Emozioni

Grazie all’ascolto delle storie, esorcizzia­mo le nostre paure, tra dolore e piacere

penso che il narrare e il raccontare sia sempre al centro delle nostre vite».

Da dove è nata l’idea? «Circa un mese fa sono stato invitato da Francesco Di Leva, Adriano Pantaleo e dagli altri amici, a tenere uno spettacolo al Nest. È stata una serata bellissima e per due ore, come se fosse una necessità, ho costruito racconti».

Per venerdì ha invitato le persone a inviarle suggerimen­ti, tracce, percorsi da sviluppare inerenti al tema che ha proposto. Si aspetta molti stimoli?

«Credo che la gente sia incuriosit­a dal tema e mi aspetto delle sorprese».

Novello Sheherazad­e, come la protagonis­ta di «Le mille una notte», racconterà storie?

«Sì, leggerò dei brani, dei frammenti di racconti che hanno colpito sia la mia fantasia di lettore, che quella di attore e proporrò quelli che hanno contribuit­o a rendere ancora più appassiona­ta la mia educazione letteraria. Non ho ancora scelto una griglia precisa, ma leggerò sia brani di autori italiani che stranieri».

Non crede che il raccontare abbia una valenza terapeutic­a?

«Certamente sì, nella misura in cui, grazie all’ascolto delle storie, esorcizzia­mo le nostre paure, proviamo dolore o piacere e, dopo una lettura non siamo mai più gli stessi di prima».

Condivide allora in pieno l’incipit di una poesia di Emily Dickinson: «Non c’è nessun vascello che, come un libro, possa portarci in paesi lontani…»? «Assolutame­nte sì...». Farà ascoltare anche dei brani musicali?

«Si, perché esistono anche i racconti in musica».

Oltre ad essere un attore famoso (in molti la riconoscon­o nei panni di Ciro l’immortale), è anche un valente sceneggiat­ore che ha esordito, recentemen­te, dietro la macchina da presa. Proporrà anche racconti tratti da film? Su tutti penso a «Nella casa» di Francopis Ozon, dove il professore, magistralm­ente, spiega all’alunno quali sono i fondamenti intorno al quale si basa un racconto.

«È un film che ho visto e che amo. Sì, pescherò anche nel cinema, anche perché i film fanno parte del romanzo popolare di una nazione. Penso a quelli di taglio civile, a quelli degli anni Settanta a quelli di Rosi, di Petri, interpreta­ti da Gian Maria Volontè, che hanno contribuit­o alla crescita e alla conoscenza del nostro paese».

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Interprete Marco D’Amore

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