Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Rosso del Ciglio, vino che unisce
Mai come in questo momento nel quale ogni ragione sembra essersi disciolta, la parte più responsabile della classe dirigente del Paese deve ispirarsi ai valori dell’unità e della coesione nazionale. E questi valori affondano, con buona pace dei secessionisti da un lato, dei nostalgici dei Borbone dall’altro, nella grande avventura risorgimentale che si concluse col compimento della Nazione. Per questo motivo mi piace dedicare attenzione a questo vino, prodotto in quel di Rutino, da Salvatore Magnoni, con l’apporto dei figli Michele, Matteo e Fausta. Sono discendenti di quattro patrioti risorgimentali: Michele, Lucio, Salvatore
e Nicola, il primo dei quali fu anche al fianco di Giuseppe Garibaldi. A loro è dedicata proprio la strada dove è ubicata la cantina. I vigneti, circa 3 ettari, rientrano all’interno di una più ampia tenuta di proprietà, che ingloba anche numerosi ulivi e un boschetto con macchia mediterranea. Il vino che oggi vi racconto è il Rosso del Ciglio 2018, un possente Aglianico dal cuore tenero che presuppone un percorso produttivo più celere rispetto all’altra referenza aziendale il Primalaterra. Il millesimo 2016 di quest’ultimo è sulla rampa di lancio, ma il produttore attenderà la schiarita per metterlo in commercio. Del Rosso del Ciglio 2018 impressiona la quantità di materia colorante estratta in appena 8 giorni di contatto con le bucce. Rosso rubino con riflessi violacei e porporini lo caratterizzano, grande la consistenza. Il naso è generoso, franco. Si colgono in prevalenza opulenti sentori di frutta rossa, ciliegie e prugne mature e in confettura. E poi pellame e note animali. Il sorso è morbido e avvolgente, sorretto da buona acidità. Il finale persistente con ricordi fruttati. Da abbinare alla trippa al Parmigiano e ai formaggi stagionati delle nostra terra.