Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Calise: ai ragazzi sta cadendo il mondo addosso È utile la didattica di «Federica»
NAPOLI «Il problema vero, per i nostri ragazzi è che gli sta crollando il mondo addosso e non si sa neanche il perché. Per loro non c’è un dopoguerra con cui fare paragoni. Questa è una condizione esistenziale devastante. Con la didattica online proviamo a tenere aperto un canale, e un filo di speranza». Mauro Calise è un politologo di fama, ma è soprattutto un professore universitario che tredici anni fa ha scommesso su Federica. Che da cinque anni a questa parte ha subito una trasformazione che si chiama MOOC, acronimo che sta per Massive Open Online Courses. Che nella storia dell’e-learning è più o meno come passare direttamente dal Super8 ad Avatar. Un altro mondo «aperto, di eccellenza e gratuito. Le Università pubbliche hanno l’occasione di tornare a contare di più e entrare in rapporto con il mondo del lavoro. Ma serve un sostegno politico e di tutta l’accademia».
Lei fa una vera e propria chiamata alle armi della sapienza.
«Sì, una call a tutti i docenti. Stiamo chiedendo di mettersi, in questo momento, a disposizione dei ragazzi e dell’innovazione. Purtroppo, questo tsunami non passerà presto. Organizziamo per tempo e bene anche il prossimo semestre».
Professore spieghiamo cosa è un Mooc?
«I Mooc fanno uscire dalle aule la didattica universitaria. Lo facciamo con un formato multimediale innovativo. Video brevi, di qualità, ma soprattutto vivi: nel senso che mentre ascolti apri link, leggi testi, interagisci. È come un racconto cinematografico. Aperto a tutti. Un corso di Barbara Oakley ha avuto due milioni di iscritti. Ci si confronta apertamente con i migliori».
Ma lei pensa che le classi fisiche non esisteranno più?
«Certo che no. Ma come hai un libro di testo così puoi avere un Mooc di testo. E quando siamo a lezione, si apre la discussione. Senza contare che per tutti quelli che non possono frequentare è un’opportunità straordinaria. Le modalità sono le più diverse. Non si tratta di sostituire il docente, ma di ampliare l’offerta didattica. Avvicinandola al linguaggio delle generazioni digitali».
Attualmente Federica quanti corsi on line propone?
«Trecento. E abbiamo ben quattro corsi di laurea completi: Ingegneria informatica, meccanica, Economia aziendale e Scienze del turismo».
I dati Istat, intanto, ci dimostrano ciò che sapevamo: tra Nord e Sud c’è un digital divide enorme. Quattro ragazzi su 10 non hanno un pc.
« Per colmare il digital divide, la soluzione non sono gli investimenti tecnologici a pioggia sulle infrastrutture di rete. Troppo costosi. E con tempi troppo lunghi. Dotare tutti gli studenti di un tablet, costa molto meno e darebbe risultati immediati. A patto di dargli poi il software giusto. Vale a dire, corsi asincroni di alta qualità multimediale, che si possano studiare e riascoltare in ogni momento della giornata. Magari condividendo il computer del fratello. O utilizzando gli orari in cui la banda funziona meglio ».
Federica è la prima piattaforma in Europa, tra le prime dieci al mondo. Questa emergenza come l’ha cambiata?
«Stiamo sperimentando formati più innovativi: in due settimane abbiamo attivato 75 corsi con FedericaGo, un prodotto
Le nuove generazioni
Per loro non c’è un dopoguerra con cui fare paragoni: questa è una condizione devastante
più snello. In più abbiamo lanciato questa call aperta per tutti i docenti. Per farci trovare pronti e con prodotti all’altezza del prestigio delle nostre università, Federico II in testa».
Quali sono i numeri attuali?
«Intorno ai 200 mila iscritti, come 6 università medie “brick and mortar”. Di questi, 120 mila direttamente suFederica, gli altri sulla piattaforma edX, di Harvard&MIT, nostro partner. La crescita di questi giorni è esponenziale. Nel solo mese di marzo abbiamo avuto 300 mila sessioni di studio rispetto alle 40 mila del marzo 2019. E abbiamo ventimila iscritti in più.»
La posta in gioco è chi governerà l’ecosistema della formazione?
«Mi auguro l’accademia pubblica e non i colossi privati. Ma questo dipende dalla politica».