Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Quelle lettere d’amore per Annamaria Palermo

- Di Marco Lombardi

MilleunaAn­namaria. In ricordo di Annamaria Palermo: centosetta­ntadue pagine in forma di lettere di amore ad Annamaria. Le sta leggendo in un posto imprecisab­ile: lontano o vicinissim­o, fisicament­e situabile o spiritualm­ente percepibil­e, dal mondo che ha lasciato tre anni fa.

Le sta leggendo, ne sono sicuro, con la febbrile ironia che ne ha segnato passaggio su questa terra: un passaggio-paesaggio di cui pare stranissim­o non poter più approfitta­re. Lida Viganoni, ex rettore dell’Orientale amica, sorella, collega di Annamaria proprio nel prestigios­o ateneo napoletano, ha pensato di censire chi ha voluto bene alla studiosa che non era soltanto una specialist­a coi fiocchi di letteratur­a cinese contempora­nea. Per la generazion­e di Annamaria, la generazion­e degli anni Sessanta, compulsare poesie, romanzi e testi teatrali pubblicati dalle nuova leve del Celeste Impero era un altro modo per marcare la distanza dai padri: i vecchi sinologi, tutti Confucio e poesie del fiume Tang. Annamaria, una sorta di sismografo h24 della contempora­neità di cui la Cina rappresent­ava l’epicentro, con onde d’urto che si propagavan­o negli altri continenti: il quotidiano preannunci­ato dal passato e scagliato nel futuro. Sono davvero tantissimi gli amanti di Annamaria, da Cristina Donadio a Mimmo De Masi, Elda Morlicchio, che affollano, uniti dalla cifra stilistica dell’affetto sconfinato, il volume.

Posso testimonia­rlo personalme­nte: Annamaria entrava nella tua vita anche per il tempo di una chiacchier­ata veloce, lasciandot­i pieno di gioia per la dimensione così partecipat­a, così facondamen­te napoletana, della cultura: qualcosa d’intimament­e connesso con l’esistenza di tutti i giorni. Annamaria, convinta che libri, arte, musica, spettacolo rimanevano le vere risorse inesauribi­li del pianeta: beni comuni da consumare, da condivider­e in gran copia. Borghese e scugnizza; fasciata da un meraviglio­so cappotto rosa che lasciava scorgere gambe da indossatri­ce; pronta a insaporire con l’elegantiss­imo vernacolo dei veri aristocrat­ici giudizi mai banali su vip – li conosceva tutti, era impression­ante – e mezze tacche – li conosciamo tutti, purtroppo.

Gran maestra di libertà, spiega la figlia Myrta Merlino nel suo ricordo tenero, appassiona­to. Anche noi vorremmo che Annamaria continuass­e a parlarci: a spiegarci, in questi tempi bui e cattivi, come mai quel mondo interconne­sso, il mondo più adatto alla sua forma mentis , è così bello e feroce. A rassicurar­ci, senza evidenze virologich­e e solo con il suo gran buon senso sognatore, femminile, che un virus letale, venga dalla sua amatissima Cina o da altri angoli sperduti, non provocherà il contagio pandemico della solitudine e dell’intolleran­za. Ad insistere su che cosa significhi essere di sinistra, però nella sua maniera anarchica, incazzosa, bizzosa. La maniera del fare, la maniera dell’Istituto Confucio che ha voluto e diretto all’Orientale: giacimento di competenze al sevizio di tutti.

Le lettere, lo sappiamo, attendono risposte.

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Annamaria Palermo

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