Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Palcoscenico online Il presente è questo
Caro direttore, si sta profilando in questi giorni la possibilità di riaprire gli spazi teatrali nel rispetto di condizioni di sicurezza che si preannunciano rigide.
Proprio per questo, penso che il suo editoriale sul «futuro del teatro», pubblicato qualche settimana fa, sia ora ancora più stringente e ci inviti a fare i conti, concretamente, con le prospettive che abbiamo davanti.
Avevo già scritto su queste pagine che, per immaginare il futuro, gli artisti dovranno aprire lo sguardo con coraggio. Non era solo una metafora, la mia. Allargare lo sguardo significa guardare con attenzione, giorno per giorno, a quello che succede fuori dalle quattro mura del palcoscenico, della propria città, del proprio paese, significa guardare cosa succede nel mondo. Vorrei allora raccontarti di un appassionante articolo apparso su Vogue.com, dal titolo «Did I Watch the Future of Live Theater Last Night?» (Ho visto il futuro del teatro dal vivo la scorsa notte?), nel quale si recensisce uno spettacolo andato in scena a Broadway, ma esclusivamente online.
Vi si poteva assistere «da remoto» effettuando una donazione a piacere e, solo quella sera, lo spettacolo ha incassato più di 75.000 dollari! Gli attori coinvolti erano quattro, più alcuni tecnici, che sono stati regolarmente pagati (di questi tempi, già un vero miracolo) ma il resto della cifra andrà ad alimentare un «fondo di solidarietà per gli attori in difficoltà a causa dell’emergenza Covid».
A parte l’encomiabile iniziativa a favore dei cosiddetti «teatranti», ciò che è veramente interessante dell’articolo è la recensione dello spettacolo in sé, perché riferisce di una esperienza teatrale certamente anomala, ma estremamente positiva e coinvolgente.
Lo spettacolo, infatti, veniva recitato dal vivo eppure, nonostante ciascuno degli attori si trovasse a casa propria, l’autore dell’articolo scrive che «gli attori, grazie all’alchimia prodotta dalla loro bravura, unita all’immaginazione dello spettatore, hanno velocemente creato l’illusione di trovarsi insieme nello stesso spazio. Il risultato era fantastico!».
E conclude scrivendo che «se questa performance magica è stata un assaggio di come sarà il futuro del teatro, almeno per ora possiamo essere felici».
Sempre in questi giorni, dal 15 al 21 maggio, andrà in scena, rigorosamente online, uno spettacolo per la regia di Simon McBurney dal titolo «The encounter», che il New York Times ha definito «una delle più incredibili esperienze di teatro immersivo mai create».
Io non so se questo teatro in streaming si possa ancora chiamare teatro (come ho già scritto, io non so cosa sia il teatro, non lo voglio sapere e dubito di coloro che credono di saperlo) ma se quattro attori sono riusciti a «creare l’illusione di essere insieme nello stesso spazio», recitando dal vivo di fronte ad una platea immaginaria e procurando le emozioni (e l’incasso) riferite da quell’articolo, ci sono andati certamente molto vicino.
Se non il futuro, il presente del teatro è certamente questo, quello di un’arte cioè che, come diceva qualcuno, «si può fare sempre e solo con quello che c’è, lasciando immaginare anche quello che non c’è».
Non credo che questa sia l’unica strada da percorrere ma mi piace pensare che, se vogliamo essere all’altezza dei tempi difficili che stiamo vivendo, bisognerà liberarsi di tutte le preclusioni, le paure, i pregiudizi e la retorica che spesso accompagnano il nostro lavoro.
L’estate è alle porte, tra qualche giorno scopriremo se i vincoli che ci verranno imposti saranno più o meno rigidi, ma credo che gli artisti e le maggiori istituzioni teatrali dovrebbero, come si suol dire, gettare il cuore oltre l’ostacolo.
Si tratta di rischiare e sperimentare in tutte le direzioni possibili perché il momento è decisivo e, come tu stesso hai scritto, ne va della salvezza stessa del teatro.