Corriere del Mezzogiorno (Campania)
La viceregina di Napoli ritratta da Raffaello
Ripartono le iniziative per il cinquecentenario dalla morte di Raffaello (1483-1520) e presto si potrà rivedere, nella mostra alle Scuderie del Quirinale, la «Madonna del Divino Amore» (1516 circa) prestata dal Real Bosco di Capodimonte. Raffaello, che non ebbe a Napoli alcun trascorso, ritrasse però una viceregina della città. Conobbe il di lei marito, dipinse la bella senza vederla su commissione del più importante cardinale del Vaticano che volle regalare l’opera al re di Francia Francesco I, che il consorte aveva combattuto. Il dipinto, intitolata «Ritratto di Dona Isabel de Requesens» (centimetri 120 x 95) è al Louvre ed è molto fragile perché nel XVIII secolo la pittura fu strappata dalla tavola originaria e trasferita su tela.
Si credeva che il ritratto raffigurasse Giovanna d’Aragona finché, nel 1997, il professore di Friburgo Michael P.Fritz scoprì che si trattava della viceregina di Napoli, moglie (in seconde nozze) del viceré Raimondo de Cardona (1467-1522). De Cardona fu al servizio di Giulio II, il Papa che dal 1508 aveva chiesto a Raffaello di affrescare le Stanze in Vaticano. De Cardona, barone di Bellpuig, conte di Alvito, viceré di Sicilia dal 1507 al 1509 e di Napoli dal 1509 al 1522, erede di una delle più prestigiose famiglie catalane aveva combattuto con il Papa durante la guerra della Lega di Cambrai. Fu nominato capo dell’esercito della Lega Santa contro il re di Francia nell’Italia del nord. Vincitore a Bologna, sconfitto da Gastone de Foix nell’inutile battaglia di Ravenna, fu vincitore a Novara ed entrò trionfalmente a Milano. In un susseguirsi di capovolgimenti favorì il ritorno dei Medici a Firenze, cannoneggiò la Laguna di Venezia ma, dopo la morte di Giulio II (1513), con l’arrivo del potente esercito francese di Francesco I fu richiamato a Napoli. Durante queste battaglie la bella moglie animava feste alla corte.
Il cardinale Bernardo Dovizi da Bibbiena, già ritratto da Raffaello e del quale l’artista doveva sposare la nipote Marietta (ma s’invaghì della cosiddetta Fornarina e il matrimonio non fu contratto), con l’ascesa al soglio di Leone X era diventato filofrancese. Soggiornò presso la corte di Francesco I, che il sponsorizzava per diventare imperatore del Sacro Romano impero e da qui l’impegno ad assecondare il desiderio del re – che già ospitava Leonardo da Vinci ad Amboise – di avere opere di Raffello. Mentre l’ambasciata politica non riuscì al Bibbiena (Leone X optò per fare Carlo V d’Asburgo imperatore del Sacro Romano impero) gli riuscì di avere i quadri di Raffaello: la grande «Sacra Famiglia», il «San Michele che sconfigge Satana» e, appunto il ritratto della viceregina di Napoli.
Il Bibbiena fece giungere a Raffaello la richiesta di ritrarre la viceregina nel 1518. Raffaello, l’artista largamente più richiesto dell’epoca, con una bottega di una cinquantina di aiuti, faceva attendere tutti nelle consegne, ma non il cardinale. Sebbene lo storico Giorgio Vasari scrisse che l’artista ritrasse la
Sacra Famiglia, chiamata «Madonna Spinola», per un committente di Napoli.
Davanti a un loggiato, dove alcune donne stanno passeggiando, la bellissima viceregina è ritratta a mezza figura con un debordante vestito di velluto rosso. La donna aveva circa vent’anni all’epoca, lunghi capelli biondi tenuti da un cappello a larghe tese. Raffaello, come si vede anche ne «La Velata» degli Uffizi, era magistrale nel dipingere il panneggio creato dalla piega delle maniche e anche in questo caso lo dimostra. Dalla veste spunta la camicia a sbuffo con striature dorate, un’ampia scollatura mentre una mano accarezza il ginocchio.
La tavola fu inviata in dono al re di Francia il 10 agosto 1518. Alfonso I d’Este la vide a Fontainebleau nel novembre