Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Noi medici guariti, doniamo il plasma Chi critica è invidioso»
È partito il protocollo anche all’ospedale Cotugno: trasfusione degli anticorpi come antidoto al Covid L’Aifa promuove il Tocilizumab: mortalità ridotta
Nella guerra al Covid, in Campania come in tutta Italia, i medici, gli infermieri, gli Oss, sono stati su entrambe le barricate: dalla parte dei curanti e tra gli ammalati. È capitato ad Antonio Corcione, per esempio, direttore del reparto Anestesia e Rianimazione del Monaldi e che ieri è stato il primo a donare il plasma, ovvero gli anticorpi, per curare altri pazienti. Da ieri è partito, infatti, il protocollo anche al Cotugno. Nel giorno in cui l’ Aifa promuove il Tocilizumab, il farmaco anti artrite usato per la prima volta in Italia dall’oncologo Paolo Ascierto su pazienti affetti da Covid 19. Il farmaco ha superato la prova riducendo la mortalità a un mese.
«Doveroso da parte mia farlo e inspiegabili tutte le polemiche su una cura secolare. Conosciuta e utilizzata», dice con voce squillante Corcione (che ha superato la malattia) riferendosi alle polemiche contro il plasma di una parte della comunità scientifica.
«Come per la terapia Ascierto-Montesarchio la verità è che c’è un’invidia professionale. Questo è un virus che non conosciamo e fino a due mesi fa, Oms e Iss, ci hanno raccomandato di non utilizzare le mascherine, era proprio vietato e io che rispetto le regole non le ho indossate fino a due giorni prima di ammalarmi. Per non creare il panico. Regole ovviamente sbagliatissime. Dettare legge quando non si sa una cosa è da presuntuosi». Corcione è un fiume in piena e una prima linea vera nella lotta contro il virus. «Dopo le autopsie dei poveri pazienti deceduti al Nord abbiamo scoperto cose nuove, per esempio che erano pieni di trombi. Questo ci ha fatto aumentare le armi a nostra disposizione». Per il medico del Monaldi non è cambiato il virus («che può subire piccole mutazioni ma non depotenleghi ziarsi»), ma l’arsenale a disposizione del personale sanitario. E così accanto agli antibiotici e antivirali, ora ci sono il Tocilizumab e il Clexan, poi l’eparina e finalmente anche il plasma iperimmune.
«Semmai ci dovesse essere una seconda ondata, in qualsiasi momento ora siamo pronti. Tra Cotugno e Monaldi abbiamo 40 posti solo Covid. Ma non abbassiamo la guardia. E continuiamo ad essere responsabili. Ovemai il mio plasma non dovesse servire in Campania spero che serva per guarire un ammalato lombardo o veneto. Ne sarei orgoglioso».
Anche Francesco Izzo, primario di Chirurgia epatobiliare del Pascale, e altri suoi coldell’Istituto per i tumori partenopeo, attendeva la notizia. «Siamo felici di poter donare i nostri anticorpi». Izzo, ammalatosi l’11 marzo, pauci sintomatico non ha mai avuto la necessità di ricoverarsi. Anche l’oncologo trova incomprensibile il clamore sulla cura attraverso il plasma iperimmune: «Si è sempre fatto, ha dato ottimi risultati e per quanto riguarda i paventati effetti collaterali, per la mia preparazione scientifica, quasi non ci sono. Un antivirale ne ha molti di più». E sui costi? «Che io sappia i centri trasfusionali che lo fanno di routine parlano di costi molto contenuti. Non si capisce perché non farlo. Tanto più perché i possibili donatori di plasma ora in Italia sono innumerevoli e sarebbe un punto di partenza per tenerci pronti soprattutto per l’autunno, in caso di una seconda ondata».
Oltre al plasma Izzo, però, spera una cosa: il problema delle epidemie è serio, non siamo pronti e non ci siamo preparati. Non c’è stato uno sforzo economico per affrontare evenienze di questo tipo che ci sono e ci saranno. Speriamo che questa prova durissima possa far cambiare marcia e si punti su investimenti nella sanità. Serve una rete ospedaliera che funzioni. Senza intoppi».
Corcione
Polemiche inspiegabili su una cura secolare Conosciuta e utilizzata
Izzo
È efficace Un antivirale ha molti più effetti collaterali