Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Noi medici guariti, doniamo il plasma Chi critica è invidioso»

È partito il protocollo anche all’ospedale Cotugno: trasfusion­e degli anticorpi come antidoto al Covid L’Aifa promuove il Tocilizuma­b: mortalità ridotta

- Simona Brandolini

Nella guerra al Covid, in Campania come in tutta Italia, i medici, gli infermieri, gli Oss, sono stati su entrambe le barricate: dalla parte dei curanti e tra gli ammalati. È capitato ad Antonio Corcione, per esempio, direttore del reparto Anestesia e Rianimazio­ne del Monaldi e che ieri è stato il primo a donare il plasma, ovvero gli anticorpi, per curare altri pazienti. Da ieri è partito, infatti, il protocollo anche al Cotugno. Nel giorno in cui l’ Aifa promuove il Tocilizuma­b, il farmaco anti artrite usato per la prima volta in Italia dall’oncologo Paolo Ascierto su pazienti affetti da Covid 19. Il farmaco ha superato la prova riducendo la mortalità a un mese.

«Doveroso da parte mia farlo e inspiegabi­li tutte le polemiche su una cura secolare. Conosciuta e utilizzata», dice con voce squillante Corcione (che ha superato la malattia) riferendos­i alle polemiche contro il plasma di una parte della comunità scientific­a.

«Come per la terapia Ascierto-Montesarch­io la verità è che c’è un’invidia profession­ale. Questo è un virus che non conosciamo e fino a due mesi fa, Oms e Iss, ci hanno raccomanda­to di non utilizzare le mascherine, era proprio vietato e io che rispetto le regole non le ho indossate fino a due giorni prima di ammalarmi. Per non creare il panico. Regole ovviamente sbagliatis­sime. Dettare legge quando non si sa una cosa è da presuntuos­i». Corcione è un fiume in piena e una prima linea vera nella lotta contro il virus. «Dopo le autopsie dei poveri pazienti deceduti al Nord abbiamo scoperto cose nuove, per esempio che erano pieni di trombi. Questo ci ha fatto aumentare le armi a nostra disposizio­ne». Per il medico del Monaldi non è cambiato il virus («che può subire piccole mutazioni ma non depotenleg­hi ziarsi»), ma l’arsenale a disposizio­ne del personale sanitario. E così accanto agli antibiotic­i e antivirali, ora ci sono il Tocilizuma­b e il Clexan, poi l’eparina e finalmente anche il plasma iperimmune.

«Semmai ci dovesse essere una seconda ondata, in qualsiasi momento ora siamo pronti. Tra Cotugno e Monaldi abbiamo 40 posti solo Covid. Ma non abbassiamo la guardia. E continuiam­o ad essere responsabi­li. Ovemai il mio plasma non dovesse servire in Campania spero che serva per guarire un ammalato lombardo o veneto. Ne sarei orgoglioso».

Anche Francesco Izzo, primario di Chirurgia epatobilia­re del Pascale, e altri suoi coldell’Istituto per i tumori partenopeo, attendeva la notizia. «Siamo felici di poter donare i nostri anticorpi». Izzo, ammalatosi l’11 marzo, pauci sintomatic­o non ha mai avuto la necessità di ricoverars­i. Anche l’oncologo trova incomprens­ibile il clamore sulla cura attraverso il plasma iperimmune: «Si è sempre fatto, ha dato ottimi risultati e per quanto riguarda i paventati effetti collateral­i, per la mia preparazio­ne scientific­a, quasi non ci sono. Un antivirale ne ha molti di più». E sui costi? «Che io sappia i centri trasfusion­ali che lo fanno di routine parlano di costi molto contenuti. Non si capisce perché non farlo. Tanto più perché i possibili donatori di plasma ora in Italia sono innumerevo­li e sarebbe un punto di partenza per tenerci pronti soprattutt­o per l’autunno, in caso di una seconda ondata».

Oltre al plasma Izzo, però, spera una cosa: il problema delle epidemie è serio, non siamo pronti e non ci siamo preparati. Non c’è stato uno sforzo economico per affrontare evenienze di questo tipo che ci sono e ci saranno. Speriamo che questa prova durissima possa far cambiare marcia e si punti su investimen­ti nella sanità. Serve una rete ospedalier­a che funzioni. Senza intoppi».

Corcione

Polemiche inspiegabi­li su una cura secolare Conosciuta e utilizzata

Izzo

È efficace Un antivirale ha molti più effetti collateral­i

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