Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Covid 19, la Cgil: in Campania metà dei morti sul lavoro del Sud
I numeri di un’analisi territoriale dell’Inail Il sindacato: obiettivo prioritario è la sicurezza e deve ruotare sulla salvaguardia della salute
NAPOLI Hanno ragione gli imprenditori a temere che se un dipendente si ammala di coronavirus potrebbero incorrere nel rischio di affrontare un processo penale e in un risarcimento da infortunio sul lavoro o chi ha, invece, costretto le aziende a farsi carico di questa eventualità? Di certo, la Campania fa registrare un dato d’allarme in questo senso.
«L’analisi territoriale dell’Inail sugli infortuni e i decessi da Covid19 – spiegano il segretario generale Cgil Campania, Nicola Ricci, e il responsabile regionale Inca Cgil, Jamal Qaddorah – desta ulteriore preoccupazione per la Campania. Sul numero di infortuni è evidente che l’emergenza sanitaria ha inciso drammaticamente per il 70 per cento dei casi denunciati in sanità e nell’assistenza sociale. Ma il dato che più fa riflettere è la percentuale dei decessi in ambito lavorativo, con la Campania che registra la metà dei decessi di tutto il Sud Italia. Il tema della sicurezza, con la salvaguardia della salute, resta l’obiettivo prioritario, al netto di come sarà regolata la Fase 2, con la rigida applicazione da parte di aziende ed imprese, dei protocolli di sicurezza diventati legge lo scorso 26 aprile».
Fino al 4 maggio sono state 129 le denunce di infortunio con esito mortale da Covid-19 pervenute all’Inail (quattro casi su 10 decessi denunciati). Di questi, il 43 per cento deceduti a marzo e il 57 per cento ad aprile. Rispetto all’ultimo monitoraggio del 21 aprile, si sono registrati 31 casi di infortunio mortale in più. L’82,2 per cento hanno riguardato uomini, il 17,8 per cento le donne, facendo registrare un’inversione della tendenza rispetto al complesso delle denunce. L’età media dei deceduti è 59 anni (58 per le donne, 59 per gli uomini). L’analisi territoriale, come accennato, evidenzia una distribuzione delle denunce al Sud del 6 per cento (con la Campania che registra l’1,6 per cento delle denunce). Delle 37.352 denunce, quasi tutte riguardano la gestione assicurativa dell’industria e dei servizi (circa il 99 per cento) — viene spiegato nella nota Cgil — mentre il numero dei casi registrati nelle restanti gestioni assicurative dell’agricoltura, della navigazione e per conto dello Stato è inferiore a 400. Rispetto alle attività produttive (codici ATECO) coinvolte nella pandemia, il settore della sanità e dell’assistenza sociale (ospedali, case di cura e di riposo) registra il 73,2 per cento delle denunce». Secondo gli indicatori di analisi per professione, la categoria dei tecnici della salute (43,7 per cento) risulta tra le più coinvolte (tre casi su quattro sono donne), seguita dagli operatori socio-sanitari con il 20,8 per cento (di cui l’81,1 per cento sono donne), dai medici con il 12,3 per cento, dagli operatori socio-assistenziali con il 7,1 per cento e dal personale non qualificato nei servizi sanitari e di istruzione con il 4,6 % dei casi segnalati.