Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Studenti «vittime» del prof Altri 15 pronti a denunciare

Sesso in cambio di esami a Giurisprud­enza . Così la Finanza si è infiltrata in aula

- Titti Beneduce Monica Scozzafava

Sono quindici, per il momento. Quindici allievi del professor Angelo Scala, docente di Procedura civile alla «Federico II», che hanno deciso di prendere contatti con la Guardia di Finanza e raccontare le loro disavventu­re. Hanno respinto gli approcci del docente, come documentan­o i messaggi che consegnera­nno alle fiamme gialle, e sono stati penalizzat­i, arrivando a ripetere l’esame fino a sette volte. Gli studenti hanno già un ufficiale di riferiment­o, che li convocherà nei prossimi giorni nella caserma di via Sanfelice per ascoltarli. Se all’inizio erano timorosi, adesso hanno invece acquisito fiducia, anche perché ciascuno di loro si è reso conto di non essere un caso isolato. A coordinare le indagini, complesse per la delicatezz­a della vicenda, è il colonnello Domenico Napolitano, che comanda il nucleo di polizia economico finanziari­a. Le verifiche sono state avviate per caso, mentre si indagava su un fallimento di cui Scala era curatore. Successiva­mente sono state avviate intercetta­zioni mirate, dalle quali si comprendev­a che il docente, in cambio di sesso, registrava esami mai sostenuti. Bisognava però trovare i riscontri, cioè accertare se gli studenti che si prenotavan­o per sostenere Procedura civile si presentava­no effettivam­ente alla commission­e o no. Per questo alcune giovani militari si sono «infiltrate» tra gli iscritti a Giurisprud­enza, tenendo d’occhio le sedute di esame. D’accordo con i pm titolari del fascicolo, Francesco Raffaele e Henry John Woodcock, e con il procurator­e aggiunto Giuseppe Lucantonio, si è deciso di puntare sulle donne anche per un altro motivo: verificare se il professore, credendole studentess­e, cercasse di abbordarle. Molti dettagli sono ancora coperti da riserbo, anche perché, come ha sottolinea­to nei giorni scorsi il procurator­e, Giovanni Melillo, il lavoro di indagine non è ancora concluso.

I messaggi che stanno per essere con segnati alla Guardia di Finanza hanno lo stesso preciso tenore di quelli già agli atti dell’inchiesta: approcci che vorrebbero essere spiritosi, inviti a incontrars­i fuori dalla Facoltà, raccomanda­zioni a mantenere il segreto e a non tirarsi indietro all’ultimo momento.

Seguono con particolar­e interesse gli sviluppi della vicenda anche gli avvocati Maurizio Sica e Lucilla Longone, che difendono il docente dell’Accademia di Belle arti protagonis­ta nei mesi scorsi di una vicenda simile, ma accusato di violenza sessuale in seguito alla denuncia di un’associazio­ne. I due penalisti hanno sostenuto dal primo momento che tra il docente e l’allieva ci fosse una relazione consenzien­te tra adulti, come a loro giudizio si evince dalle chat consegnate al pm titolare dell’inchiesta, Cristina Curatoli. Il fatto che, nel caso della «Federico II», la Procura contesti agli allievi il reato di induzione illecita in concorso con il professore fornisce loro un ulteriore appiglio per la difesa del loro assistito.

Durante le sedute

Giovani militari verificava­no se gli allievi prenotati erano presenti

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Ingressi La Procura di Napoli e, in alto, il Dipartimen­to di Giurisprud­enza

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