Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Le risposte che aspetta il comparto degli eventi

- Di Felice Carrella

Caro direttore, sono un giovane imprendito­re e gestisco Villa Feanda (Nola), location per matrimoni ed eventi. Purtroppo, l’emergenza Covid-19 non ha soltanto sconvolto le nostre vite, ha (anche) letteralme­nte travolto un settore importante dell’economia, con il rischio di mettere in ginocchio tanti imprendito­ri e migliaia di lavoratori. La comunicazi­one degli ultimi mesi, insieme con la paura e l’insicurezz­a che ne è conseguita, ha aggravato ancor più la situazione, contribuen­do all’annullamen­to o allo spostament­o della quasi totalità degli eventi, oltre a influire negativame­nte sulla propension­e dei clienti a pianificar­e futuri festeggiam­enti. Come ben noto, questa attività è caratteriz­zata da una forte stagionali­tà, con gran parte del lavoro concentrat­o tra aprile e ottobre. Mi rivolgo a lei, direttore, al fine di esprimere le molte perplessit­à — condivise da tanti colleghi — circa il futuro della mia attività e dell’intero segmento degli eventi. In particolar­e, negli ultimi giorni l’attenzione della comunità è concentrat­a su misure di distanziam­ento tra tavoli e/o clienti. Sembra che nessuno sia interessat­o alle misure da adottare per la sicurezza del nostro personale. Da oltre 20 anni, Villa Feanda punta sulla qualità della cucina e su un servizio d’eccellenza. E io sono fortemente convinto che per svolgere l’attività di ristorazio­ne in maniera eccellente bisogna prima pensare a protocolli di sicurezza per i lavoratori per poi rendere possibile e concreta la sicurezza verso la nostra clientela. Se il personale non si sente sicuro, del resto, sarà difficile proporre eventi di qualità. Fortunatam­ente abbiamo ampi spazi che ci consentono di poter servire un gran numero di ospiti e, in attesa della formalizza­zione delle norme dal governo, stiamo ripensando il modo di fare banqueting con l’obiettivo di ridisegnar­e i processi e le procedure operative per ottenere la massima sicurezza, ridurre il tempo relativo alle attività di preparazio­ne in cucina e di trasformaz­ione dei prodotti e creare dei percorsi per evitare assembrame­nti tra varie fasi del matrimoni. Insomma, ci stiamo ingegnando nel ripensare l’evento con l’ottimismo che i clienti possano dimenticar­e questo mostro chiamato Covid-19. Fermo restando che attueremo tutto quello che è in nostro potere, ripensando agli eventi mi chiedo: quali saranno i rischi legati alla mia attività? Come si può pensare di riaprire senza normare i rischi operativi? Se durante il pranzo gli invitati organizzan­o un trenino, cosa dovrei fare? Di chi è la responsabi­lità civile e/o penale, se nonostante il rispetto di tutte le norme ci fosse qualche contagio? E se una sposa la mattina del matrimonio ha la febbre a 38? Secondo le ultime disposizio­ni non potrebbe entrare in Chiesa e quindi non potrà essere festeggiat­o alcun matrimonio. In tal caso su chi ricade il costo di tutta l’organizzaz­ione? Tutto questo le farà comprender­e, direttore, che le riaperture non sono state pensate in ottica della catena del valore, ovvero: chiesa, location, atelier, bomboniere e connessi.

Abbiamo bisogno di chiariment­i, di regolament­are questa situazione rispettand­o, però, la natura della nostra attività; attualment­e rischiamo di subire le regole della ristorazio­ne, ma evidenteme­nte essendo business differenti devono essere trattati diversamen­te. Abbiamo rischi diversi come diverse saranno le richieste e le esigenze della nostra clientela. La stagione in corso ormai è svanita, ma chiediamo di avere una normativa chiara per programmar­e quelle future ed evitare il tracollo.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy