Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Le risposte che aspetta il comparto degli eventi
Caro direttore, sono un giovane imprenditore e gestisco Villa Feanda (Nola), location per matrimoni ed eventi. Purtroppo, l’emergenza Covid-19 non ha soltanto sconvolto le nostre vite, ha (anche) letteralmente travolto un settore importante dell’economia, con il rischio di mettere in ginocchio tanti imprenditori e migliaia di lavoratori. La comunicazione degli ultimi mesi, insieme con la paura e l’insicurezza che ne è conseguita, ha aggravato ancor più la situazione, contribuendo all’annullamento o allo spostamento della quasi totalità degli eventi, oltre a influire negativamente sulla propensione dei clienti a pianificare futuri festeggiamenti. Come ben noto, questa attività è caratterizzata da una forte stagionalità, con gran parte del lavoro concentrato tra aprile e ottobre. Mi rivolgo a lei, direttore, al fine di esprimere le molte perplessità — condivise da tanti colleghi — circa il futuro della mia attività e dell’intero segmento degli eventi. In particolare, negli ultimi giorni l’attenzione della comunità è concentrata su misure di distanziamento tra tavoli e/o clienti. Sembra che nessuno sia interessato alle misure da adottare per la sicurezza del nostro personale. Da oltre 20 anni, Villa Feanda punta sulla qualità della cucina e su un servizio d’eccellenza. E io sono fortemente convinto che per svolgere l’attività di ristorazione in maniera eccellente bisogna prima pensare a protocolli di sicurezza per i lavoratori per poi rendere possibile e concreta la sicurezza verso la nostra clientela. Se il personale non si sente sicuro, del resto, sarà difficile proporre eventi di qualità. Fortunatamente abbiamo ampi spazi che ci consentono di poter servire un gran numero di ospiti e, in attesa della formalizzazione delle norme dal governo, stiamo ripensando il modo di fare banqueting con l’obiettivo di ridisegnare i processi e le procedure operative per ottenere la massima sicurezza, ridurre il tempo relativo alle attività di preparazione in cucina e di trasformazione dei prodotti e creare dei percorsi per evitare assembramenti tra varie fasi del matrimoni. Insomma, ci stiamo ingegnando nel ripensare l’evento con l’ottimismo che i clienti possano dimenticare questo mostro chiamato Covid-19. Fermo restando che attueremo tutto quello che è in nostro potere, ripensando agli eventi mi chiedo: quali saranno i rischi legati alla mia attività? Come si può pensare di riaprire senza normare i rischi operativi? Se durante il pranzo gli invitati organizzano un trenino, cosa dovrei fare? Di chi è la responsabilità civile e/o penale, se nonostante il rispetto di tutte le norme ci fosse qualche contagio? E se una sposa la mattina del matrimonio ha la febbre a 38? Secondo le ultime disposizioni non potrebbe entrare in Chiesa e quindi non potrà essere festeggiato alcun matrimonio. In tal caso su chi ricade il costo di tutta l’organizzazione? Tutto questo le farà comprendere, direttore, che le riaperture non sono state pensate in ottica della catena del valore, ovvero: chiesa, location, atelier, bomboniere e connessi.
Abbiamo bisogno di chiarimenti, di regolamentare questa situazione rispettando, però, la natura della nostra attività; attualmente rischiamo di subire le regole della ristorazione, ma evidentemente essendo business differenti devono essere trattati diversamente. Abbiamo rischi diversi come diverse saranno le richieste e le esigenze della nostra clientela. La stagione in corso ormai è svanita, ma chiediamo di avere una normativa chiara per programmare quelle future ed evitare il tracollo.