Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Ma quale idea compie 40 anni E torna sul palco Pino D’Angiò
Il cantautore di Pompei, icona degli anni ‘80, che ha venduto milioni di dischi nel mondo, ha scritto e interpretato dieci nuove canzoni sul filo dell’ironia funky a lui congeniale «Di recente mi sono esibito in discoteca e i ragazzini conoscevano a memor
«Negli ultimi anni ho avuto un’attività intensa: un infarto, un arresto cardiaco, sei operazioni di cancro alla gola, un tumore ai polmoni e prima ancora un sarcoma. Ma la vita anche quando è drammatica, difficile o complicata, è troppo bella, unica ed importante per non essere vissuta». Parola di Pino D’Angiò, all’anagrafe Giuseppe Chierchia, originario di Pompei e indimenticabile icona pop degli anni ‘80, autore della hit Ma quale idea? (9 milioni di copie vendute nel mondo) di cui quest’anno ricorrono i 40 anni, pronto alla sua grande rentrée. Proprio nei giorni scorsi ha fatto capolino su Facebook postando il video di un brano inedito, Notte segreta, dedicato a «tutti coloro che hanno passato o stanno passando quei momenti tristi e bui... che non si possono raccontare a nessuno».
D’Angiò, ma quale idea raccontare i giorni della pandemia con i toni soffusi e intimisti della sua inconfondibile voce?
«Sì ma questo video non c’entra nulla con le nuove canzoni, è stato un divertimento realizzato con un’amica spagnola molto brava nell’animazione. Sei clip per sei brani, una cosa non ufficiale».
E la novità allora qual è?
«Ho pronti dieci pezzi, nove già incisi, completi, e uno da rivedere che se avessero fatto parte di un album mi sarebbe piaciuto intitolarlo a fare i funky».
Quindi niente album?
Andiamo
«Oggi è tutto più complicato, tosto stare al passo con i tempi. Pensi che io non incidevo dal 2009...credo che tirerò fuori un brano ogni due mesi, mi piace l’idea della lunga serialità. Ecco, potrei chiamare tutta l’operazione Pino D’Angiò 2028, in modo da andare avanti per otto anni. Di sicuro mi sto divertendo come un pazzo, sono canzoni estemporanee, avrei dovuto partecipare a Domenica In ai primi di marzo ma poi è venuta la fine del mondo...pazienza,recupereremo».
Ma c’è tra queste canzoni quella che potrebbe diventare la nuova
“Ma quale idea”? «Ce n’è una che mi piace da morire, s’intitola Ma non lo so, molto funky. Secondo me potrebbe funzionare».
Credo che lei sia il primo cantante al mondo che torna ad esibirsi dopo una serie di interventi molto delicati alla gola che hanno comunque penalizzato la voce.
«Innanzitutto chiariamo una cosa, io non sono un cantante, non volevo fare il cantante, è capitato tutto per caso. Io non ci ho mai creduto, per me è sempre stato un gioco».
Però il gioco le è andato molto bene: lei è l’unico artista italiano presente nel DVD World Tribute to the Funk ovvero l’enciclopedia completa del funk selezionata da Sony Music.
«Beh, diciamo che ho avuto la fortuna di fare per 35 anni, pagato profumatamente, quello che avrei fatto gratis. Un gioco divertente... ma qual era la domanda?».
Le operazioni alla gola...
«Certo, negli ultimi due anni sono riuscito a ritrovare una voce completamente diversa, mi sono ricostruito una tonalità, un tono apprezzabili, in linea con quelli che avevo, ma ancora più bassi».
Lei ha raccontato che il sarcoma com’era venuto se n’è andato e che i medici, che le davano sei mesi di vita, sembravano delusi, la guardavano come per dire: come ti permetti di uscire da una statistica? Un miracolo?
«Non credo, mi sembra offensivo verso i miracoli. Sono stato fortunato nella vita, tutto qua: quando ho avuto il primo tumore mi sono chiesto: perché proprio a me? E poi quando è sparito, mi sono fatto la stessa domanda: perché proprio a me?»
Crede in Dio?
«Sì, a modo mio sono molto religioso, credo che una piccola parte di Dio è dentro di noi, Dio è tutti noi messi assieme».
Qual è stato il momento più bello della sua carriera?
«Tre anni fa andai a fare uno spettacolo in discoteca, a Bologna, e pensavo di trovare gente della mia età. E invece erano tutti ragazzini che conoscevano a memoria i testi delle mie canzoni. Più di me!»
”
La vita è troppo bella Ho avuto un infarto, un arresto cardiaco, sei operazioni di cancro alla gola, un tumore ai polmoni e un sarcoma Ma la vita, anche quando è difficile o complicata, è troppo bella, unica e importante per non essere vissuta
Festival di Sanremo 1989: perché finse di svenire?
«Io non volevo andarci a Sanremo, il mio personaggio strafottente non era adatto al festival, fu l’organizzatore, Adriano Aragozzini, ad insistere. Solo che quando mi disse che alla finale non sarei passato, non potendo ritirarmi pensai di organizzare quella messinscena. Prima però chiamai mia madre: qualsiasi cosa accada in tv - le dissi - sappi che non è vera».
In conclusione, chi è Pino D’Angiò?
«Un essere umano (credo)».