Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Grispello: più spettacoli all’aperto e isole-famiglia
In attesa delle direttive di governo e Regione, parla il vertice dell’Agis: le grandi sale ce la faranno Le piccole invece avranno bisogno di sostegno
NAPOLI «Per ora cominciamo a mettere su spettacoli all’aperto, come si fa ogni estate. Poi, a settembre, cercheremo di riaprire definitivamente cinema e teatri». Luigi Grispello, vice presidente nazionale e vertice regionale dell’Associazione generale italiana spettacolo (l’Agis, che raggruppa le imprese teatrali e cinematografiche) è ottimista, anche se, come tutti gli imprenditori e i lavoratori del settore, resta in attesa dell’imminente Dpcm e delle nuove direttive regionali.
Si riparte quindi con tanti spettacoli all’aperto?
«La stagione in arrivo si presta all’outdoor e c’è una bella differenza fra l’organizzare uno spettacolo dal vivo, come prescritto dal comitato tecnico scientifico, per mille persone (spettatori, artisti e lavoratori tutti compresi) e metter su uno spettacolo al chiuso che prevede un massimo di duecento presenze. I numeri non quadrerebbero più, per esempio, nel caso di un concerto sinfonico che prevede una grande orchestra sul palco o di una grande produzione con tanti figuranti e tecnici dietro le quinte. Anche loro vanno compresi ».
La ricetta potrebbe essere quindi quella di organizzare spettacoli nel segno di un’estate solidale, come quella proposta dal «Corriere», dirottando i fondi di festival che non si faranno su produzioni che coinvolgano compagnie e maestranze locali in crisi?
«Tutto quello che si potrà mettere in campo si dovrà fare, ma se si riprende si parte proprio da lì, dai festival che hanno già avuto dei fondi stanziati. Con le regole fissate dal comitato scientifico, a breve potranno partire gli spettacoli all’aperto. Che coinvolgeranno quindi proprio i festival o le fondazioni liriche che dovranno organizzare spettacoli all’aperto anche per ottenere il massimo dei fondi, come altri enti. Diverso sarà, come dicevo prima, il caso degli spettacoli indoor, dei quali, ovviamente, si dovrà valutare sempre prima la convenienza».
Quali sono oggi le primarie esigenze di chi fa e produce spettacoli?
«Innanzitutto la tutela degli spettatori senza i quali non esisteremmo. La principale esigenza è privilegiare la loro tutela, dargli sicurezza e tranquillità quando assistono a uno spettacolo e anche per questo siamo in attesa del Dpcm che tradurrà anche le prescrizioni del comitato tecnico (organo consultivo della presidenza del consiglio dei ministri), del Decreto Rilancio che darà nuove disposizione per bar, ristoranti, attività balneari e che si occuperà di spettacoli, e delle varie direttive regionali, diverse a seconda dei livelli territoriali di contagio».
Che avete tentato di orientare, immagino.
«Certo, fra le proposte dell’Agis, per esempio, ce n’è una originale che permetterebbe di rendere più fruibili gli spettacoli alla famiglie, quella di creare delle isole per più spettatori che si potrebbero formare se ad andare a cinema e teatro fossero dei familiari. Ecco, previa prenotazione, li si potrebbe far sedere insieme per poi prendere le distanze fra il loro nucleo e gli altri. Distanze che sarebbero, quindi, rispettate comunque come tutte le altre prescrizioni, a partire dall’uso delle mascherine».
Se il teatro ripartirà, cosa ne sarà del cinema, visto che le grandi produzioni internazionali, impaurite, rimandano l’uscita dei film?
«Vero, gli Usa aspettano tempi migliori e hanno rimandato tutti i grandi film. Per alcune produzioni si parla addirittura di uscire fra un anno, quando tutto si sarà assestato. C’è quindi una gran penuria di film e andare ora al cinema senza belle pellicole è come entrare in un bar senza caffè o Coca Cola. Comunque in estate, tradizionalmente, già si lavorava di meno con le nuove uscite, a luglio si chiudeva e poi si ripigliava. Intanto, quindi, largo ai drive in e anche in questo caso alle iniziative all’aperto, ma personalmente penso che in coincidenza con la Mostra di Venezia dovrebbe riprendere tutto. Se così non fosse la vedo difficile per i piccoli cinema, le imprese che non hanno potuto fare accantonamenti per sopravvivere. Fermo restando che sarà difficile per tutti far fronte alla riduzione dei posti per gli spettatori, si dovrà badare alla sostenibilità economica delle nostre imprese, all’equilibrio tra costi (che comprendono anche quelli per il personale o i fitti) e ricavi. E parecchi non avranno la possibilità di affrontarli».
Vale lo stesso per i grandi e i piccoli teatri? I primi sopravviveranno e gli altri sono destinati a scomparire?
«Sarà difficile per gli ultimi. Per le fondazioni liriche, invece, i Teatri Nazionali, i Tric la linea è quella di salvare l’erogazione del Fus, che gli sarà corrisposto nella misura dell’80 per cento Avranno quindi fondi da investire nelle loro produzioni. Per gli altri vedo lacrime e sangue, a meno che...».
A meno che?
«Ho chiesto che la Regione si faccia carico a fondo perduto di coprire in parte le perdite di questa stagione ‘20-’21, in prospettiva almeno fino a settembre dell’anno prossimo, quando presumibilmente si spera che il comparto si riprenda definitivamente. Non sappiamo chi ce la farà ad attraversare questo Sahara, ma quel che è certo è che il sostegno delle istituzioni alla nostra capacità imprenditoriale sarebbe in questo momento auspicabile».
Due binari
C’è una grande differenza fra il mettere su un evento outdoor per mille fra spettatori e lavoratori e uno indoor per soli duecento
La scena
La linea è quella di corrispondere il Fus a chi lo aveva, dalle fondazioni liriche ai Teatri Nazionali ai Tric, nella misura dell’80 per cento
Grande schermo
Gli Usa e hanno rimandato tutti i grandi film al 2021, ma penso che dalla Mostra di Venezia dovrebbe riprendere tutto