Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Il modello di welfare post Covid? Firmato da Ferdinando IV di Borbone
Nel saggio di Filippo Poletti il real sito di San Leucio esempio di efficienza sociale di un’impresa
Ese da oggi «borbonico» significasse «modello positivo di efficienza sociale»? Ebbene, si dovrà presto correggere la connotazione negativa che l’aggettivo ha nei dizionari. Perché proprio ai Borbone fa riferimento il modello di welfare per la ricostruzione sociale dopo la pandemia.
Non è una provocazione, ma il risultato di una particolare analisi delle dinamiche della funzione sociale delle aziende e della comunicazione, condotta dal giornalista Filippo Poletti, manager della comunicazione aziendale e in cima alla classifica degli influencer in LinkedIn sui temi del lavoro. L’attualità dell’organizzazione del borgo casertano di San Leucio, realizzato da Ferdinando IV due secoli e mezzo fa, è uno degli esempi virtuosi inseriti da Poletti nel suo «Tempo di IoP. Intranet of People», saggio sulla comunicazione aziendale in diffusione come ebook su Amazon dal 12 maggio e atteso per fine mese in versione stampata da Flaccovio Editore.
Le persone tornano al centro della scena produttiva e sociale dopo i due mesi che hanno ribaltato gli equilibri di un mondo che stava correndo con la IoT, Internet delle Cose, l’interconnessione in rete dei dispositivi. Il sorpasso è avvenuto ad opera della IoP, Intranet of People, l’insieme delle connessioni che come individui stiamo sviluppando nella quotidianità, in cui l’azienda non solo crea lavoro e organizza la produzione, ma si occupa anche delle persone che diventano comunità intorno ad essa, con i servizi e il welfare, le pratiche orientate al benessere. «Mai come in questo momento di grandissima difficoltà, i nostri sforzi vanno indirizzati a sviluppare la comunicazione interna nel nostro posto di lavoro, condividendo le ragioni di ciò facciamo e le sfide da compiere — spiega Poletti —. La intranet delle persone promuove l’unità per il bene comune, il dialogo aperto, la formazione per la crescita continua, la sostenibilità». E aiuta a distribuire il benessere, quel welfare di matrice borbonica che Poletti, lombardo di San Donato Milanese, descrive in perfetta continuità fra Nord e Sud d’Italia nell’incastro fra antiche esigenze e tecnologie avanzate che si fondono nel nuovo modello sociale.
Suona profetica nel 1778 la modernità di San Leucio tratteggiata dal libro, la fabbrica dedicata alla manifattura della seta concepita come modello sociale perfetto: un arco in travertino di 13 metri a sancire l’accesso alla filanda, sorvegliato da due leoni in pietra. Insieme alle seterie, il villaggio dove i collaboratori e le loro famiglie vivono in casette a schiera a due piani, con acqua corrente e servizi igienici. Per i 214 lavoratori-abitanti lo stipendio arriva a raggiungere quello dei «migliori artisti, nazionali e forestieri». E poi premi al merito, medaglie d’oro e d’argento, l’istruzione gratuita dei figli «per divenir uomo dabbene e ottimo cittadino» e - nell’ottica di favorire lo «spirito di fratellanza» l’ospedale (o casa degli infermi), la cassa o monte degli orfani e, infine, la cassa della carità.
«La storia a tratti fiabesca e visionaria di questo intervento fatto nell’Italia meridionale fa da spunto per ragionare sui benefici delle iniziative sociali promosse dalle imprese», spiega Poletti. Se fino a pochi anni fa il perimetro del welfare integrativo era limitato alle aziende di grandi dimensioni, la normativa italiana approvata nel 2016 ha avuto il merito di rafforzare gli incentivi fiscali per il welfare aziendale, estendendoli a una vasta gamma di prestazioni erogate e di beneficiari (dai lavoratori, alle loro famiglie, alle comunità locali in cui vivono).
«Imparare dalla storia, confrontare e scambiare le vocazioni, aggiungere le competenze. Ripartire dalle persone, allontanate fisicamente dai colleghi e dalla routine dal Covid-19, ricreare e rafforzare quel comune sentire che fa di un’azienda un organismo coeso», è la ricetta con cui l’autore conclude un’opera che valorizza il ruolo della comunicazione interna nel momento simbolico del 50esimo anniversario dello Statuto dei lavoratori, che risale al maggio 1970.