Corriere del Mezzogiorno (Campania)
La direttrice Kathryn Weir «Il Madre riapre lunedì E in estate giostre d’arte»
Il museo riapre lunedì 18 La direttrice annuncia i nuovi progetti artistici
Lunedi 18 maggio il museo Madre riaprirà le sue porte al pubblico. Sarà una data importante, una sorta di nuovo inizio, legato fra l’altro anche alle scelte della direzione artistica di Kathryn Weir, per una conduzione tutta al femminile con il sostegno della presidente della Fondazione Donnaregina, Laura Valente.
Direttrice, che sensazione le regala questa ripartenza e con quali attenzioni garantirete il massimo di sicurezza ai vostri visitatori?
«Siamo felici di poter finalmente riaprire il Madre, lo faremo prendendo tutti i provvedimenti necessari per la tutela della salute dei lavoratori e dei nostri ospiti, nel pieno rispetto delle norme e delle prescrizioni dettate dagli organi competenti. La cosa a cui teniamo di più è il benessere di chi vive il museo».
Cosa offrirete al vostro nuovo pubblico?
«Fin dal primo momento dell’apertura saranno visitabili la collezione site-specific e la mostra “I sei anni di Marcello Rumma, 1965-1970”, che è stata prorogata fino al 29 giugno».
Lei è stata nominata pochi mesi prima del lockdown. In che modo avete traghettato il museo in questi mesi così difficili?
«Lo staff del museo ha lavorato a distanza con le modalità dello ‘smart working’. Io stessa non ero a Napoli durante la quarantena, ma con la presidente e con tutto il nostro team, siamo comunque riusciti a rimanere in connessione, in un modo nuovo, attraverso una stretta collaborazione. E non vedo l’ora di avere l’opportunità di conoscere meglio, dal vivo, tutte le persone che ruotano intorno al museo. Inoltre abbiamo ripensato e incrementato l’approccio del museo al digitale, immaginando anche nuove forme di interazione. Sono nati così “Madre door-to-door”, il programma digitale di appuntamenti con giorni e orari fissi, che hanno portato l’arte a domicilio, e la Call to Action “How to change the world from yourliving room”».
Questa intensa attività on-line che risultati ha prodotto?
«Nella “Call to Action” artisti e creativi sono stati chiamati a reinterpretare alcune parole e temi chiave di grande attualità: vicinanza/distanza, casa, isolamento, comunità, quarantena, famiglia, relazioni, trasmissione, solidarietà, contagio, spazio, confine, corpo, regole, abitudini, limite, contatto, mutazione, emergenza, abbraccio, opportunità. Sono circa 200 i contributi pervenuti, da artisti locali, italiani e anche internazionali, con i quali abbiamo raccontato il momento storico che stiamo vivendo. Non sono mancati nuovi progetti, come nel caso di “Intervallo Napoli 2020”, firmato da Eduardo Castaldo, e prodotto proprio dalla Fondazione Donnaregina. Il Madre ha voluto continuare a essere fruibile per tutti, accogliente e inclusivo anche in un momento di chiusura. Un museo deve essere un laboratorio di progetti che raccontano i temi del momento, e questo il Madre lo ha dimostrato continuando a ragionare e a progettare senza mai dimenticare di essere un luogo di bellezza, ma anche di cooperazione».
Quale sarà il primo appuntamento nuovo dopo il 18 maggio?
«Proprio per essere al fianco delle tante famiglie in difficoltà e dare un segnale concreto della volontà di riaccogliere e ampliare la propria comunità, la Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee riprenderà a giugno (e fino a settembre) le attività con la Madre Factory 2020, realizzata nell’ambito delle iniziative di Madre per il Sociale e dedicata a Gianni Rodari, in occasione del centenario della sua nascita. Il museo accoglierà bambini e adulti con attività artistiche e giocose, che si svilupperanno intorno ai temi dell’ambiente, dell’ecologia e del rapporto con il nostro pianeta. Per questo abbiamo commissionato una giostra d’artista. Che sarà il simbolo della nostra estate e che tutti potranno usare».
L’attività programmata prima della chiusura andrà avanti così come impostata precedentemente?
«Abbiamo ripensato i programmi alla luce di quanto accaduto, l’emergenza non può lasciarci indifferenti ed è un’esperienza con cui confrontarci. Il calendario 20-21 è stato riprogettato, anche in relazione alle nuove priorità».
Qualcuno afferma che dopo il Covid-19 nulla sarà più come prima. Quali novità potrà introdurre nel sistema (artisti, musei, gallerie, critici, curatori, mercato) dell’arte contemporanea?
«Abbiamo bisogno di bellezza, soprattutto adesso che siamo tutti un po’ traumatizzati. Credo che questa vicenda abbia una dimensione traumatica, collettiva, individuale, personale. L’arte deve riflettere sul mondo nuovo, che parte dallo scambio di idee, sempre più al centro di tutto ci saranno l’uomo e le sue relazioni».
Quali progetti potrebbero scaturire dall’esperienza globale della pandemia? Nascerà un’arte post-covid?
«Abbiamo dedicato la stagione 20-21 al tema dell’ecologia per dare un ulteriore segnale del fatto che intendiamo concepire il museo come spazio aperto dove ci si possa formare e informare, interrogarsi e approfondire l’attualità. Per affrontare le crisi di oggi, quella sanitaria, sociale, ma anche appunto quella ecologica, è fondamentale la creazione e l’allargamento di una rete in cui poter condividere idee, conoscenze e relazioni».