Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Corruzione», bufera su due big di Forza Italia
L’inchiesta sull’area ex Cirio: i pm chiedono l’arresto dei parlamentari Luigi Cesaro e Antonio Pentangelo
NAPOLI
Per riuscire a portare a termine la maxi speculazione edilizia nell’area di Castellammare un tempo occupata dallo stabilimento Cirio, Adolfo Greco, il «re del latte» già arrestato di recente due volte per gravi reati di mafia, aveva chiesto e ottenuto aiuto, tra gli altri, da Luigi Cesaro, oggi senatore di Forza Italia e negli anni Ottanta suo coimputato nel maxi processo contro la Nco al termine del quale furono entrambi condannati (Cesaro fu poi assolto in appello). Nell’ambito dell’inchiesta, Greco e altri cinque indagati sono ora ai domiciliari, la moglie dell’imprenditore ha l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria mentre due richieste di autorizzazione a procedere nei confronti di Luigi Cesaro e di Antonio Pentangelo, che ne prese il posto alla guida della Provincia dopo la sua elezione al Parlamento, sono state inviate rispettivamente al Senato e alla Camera; nei confronti dei due politici di Fi la Procura di Torre Annunziata, guidata dal facente funzioni Pierpaolo Filippelli, ipotizza il reato di corruzione. Lo stesso reato era ipotizzato nei confronti di Mario Casillo, capogruppo del Pd alla Regione, per il quale pure era stata richiesta la misura cautelare. Richiesta non accolta dal gip Mariaconcetta Criscuolo, che nei suoi confronti ha ritenuto invece sussistente il più lieve reato di traffico di influenze illecite.
Due i filoni di indagine confluiti nella misura: il principale, già oggetto dell’inchiesta madre della Dda, è appunto la speculazione nell’area ex Cirio. L’altro riguarda invece la corruzione di tre funzionari dell’Agenzia delle entrate accusati di avere accettato 30.000 euro in cambio di una verifica infedele sulla contabilità delle aziende di Greco.In una nota, l’Agenzia assicura «massima collaborazione» alla magistratura e si dice «pronta ad avviare le previste azioni amministrative e disciplinari, anche a tutela del lavoro e dell’onorabilità di tutti i dipendenti».
Per sbloccare i lavori nell’area ex Cirio e realizzare edifici residenziali al posto dello stabilimento, Adolfo Greco e il suo socio Tobia Antonio Polese (lo scomparso «boss delle cerimonie», proprietario dell’hotel La Sonrisa di Sant’Antonio Abate) si rivolsero a politici sia di centro sinistra sia di centro destra. A Mario Casillo, in cambio del ritiro di alcuni emendamenti sfavorevoli al piano, promisero di affidare i lavori di impiantistica elettrica a una ditta vicina al Pd. Ad Antonio Pentangelo regalarono un Rolex acquistato in una nota gioielleria di via dei Mille. A Luigi Cesaro consegnarono 10.000 euro in contanti: «Un pensiero per Gigino», li definisce Greco parlando con Pentangelo. L’imprenditore procurò poi uno sconto sul fitto a Forza Italia di alcuni locali in piazza Bovio e appoggiò Armando Cesaro, uno dei figli di Luigi, nella campagna elettorale del 2015. Decisiva per la speculazione fu la nomina del commissario ad acta Maurizio Biondi, in stretti rapporti professionali con un altro dei figli di Luigi Cesaro, Francesco. Il commissario ad acta avrebbe dovuto sopperire all’inerzia del
Comune di Castellammare e prendere decisioni sul futuro dell’area ex Cirio. Ma, essendo stato nominato dal presidente della Provincia Antonio Pentangelo su input di Luigi Cesaro, anziché procedere ad una «imparziale comparazione degli interessi pubblici e privati», conformò il suo operato «esclusivamente all’interesse personale del privato» e concluse «positivamente il procedimento amministrativo finalizzato al rilascio del permesso a costruire».
Per il suo favore, Luigi Cesaro fu ricompensato, tra l’altro con 10.000 euro. Un’intercettazione ambientale tra Adolfo Greco e la moglie lo conferma, secondo il gip. È il 25 maggio del 2015 e l’imprenditore si rivolge alla consorte, Angelina Annita Rega.
Adolfo: «Angela».