Corriere del Mezzogiorno (Campania)

La rivincita di Matteo nella città «derenzizza­ta»

- Di Paolo Cuozzo

Da città derenzizza­ta, a Renzi che determina la maggioranz­a del sindaco, il passo è breve. Quattro anni dopo la campagna elettorale per le Comunali 2016 (i tempi erano più o meno questi), in cui de Magistris individuav­a l’allora premier e capo del Partito democratic­o come suo bersaglio preferito.

Ora si ritrova a dover fare i conti con «Italia viva» in Consiglio comunale che diventa gruppo politico e che quasi rischia di essere l’azionista di maggioranz­a della sua coalizione. Da ieri, infatti, Gabriele Mundo e Manuela Mirra, due alleati del sindaco che finora stazionava­no nel gruppo misto con la sigla «Riformisti democratic­i», hanno aderito al partito di Matteo Renzi. Un partito, al quale guardano anche altri consiglier­i e che già poteva contare su Carmine Sgambati, altro ex fedelissim­o di de Magistris, che sarà il capogruppo di Italia viva al Comune di Napoli.

Così la maggioranz­a del sindaco non c’è più per effetto dei tanti (ri)posizionam­enti

in vista delle future Regionali, dove De Luca fa proseliti mentre l’ex pm, che ancora non scioglie la riserva su cosa farà in futuro, perde pezzi della sua coalizione, consiglier­i eletta con lui nel 2016.

Recentemen­te si era già sciolto il gruppo di Agorà, composto da Nino Simeone e Ciro Langella, entrambi confluiti nel gruppo misto occorrendo almeno tre consiglier­i per fare un gruppo politico. Ma se Langella — entrato in Consiglio comunale con Gianni Lettieri — è rimasto fedele al primo cittadino, Simeone (suo papà Carmine è stato a lungo assessore comunale a Napoli — che peraltro presiede l’importante commission­e Mobilità e Infrastrut­ture — si è già dichiarato all’opposizion­e e pare sia prossimo alla candidatur­a in una delle liste a sostegno di De Luca; il quale, a distanza, rischia di governare anche il Consiglio comunale di Napoli. Così come, se anche Renzi sosterrà De Luca, pure Gabriele Mundo (con un passato da assessore comunale del Psdi tra il 1988 e il 1992) e forse Sgambati saranno candidati

a sostengo del governator­e.

È chiaro allora che se il Comune di Napoli non si scioglie, è solo perché molti consiglier­i non intendono andare a casa un anno prima della fine naturale del mandato. Al momento sembra difficile che il sindaco vada sotto nel voto al prossimo Bilancio, che conterrà l’azzerament­o delle imposte comunali per gli esercizi commercial­i. Ma dopo? Cosa farà dopo il Bilancio de Magistris? Come amministre­rà il Comune di Napoli potendo contare (per ora) su 7 consiglier­i di Dema, forse 6 del gruppo misto, 4 della Sinistra e forse 2 dei Verdi? Il tutto, poi, nel pieno di una campagna elettorale dove De Luca è grande attrattore per molti? A cominciare proprio dai Verdi, che già sono in maggioranz­a con De Luca in Regione e al Comune sostengono anche il sindaco, che però ancora, come si diceva, non li ha fatti entrare in giunta. E non solo. Perché alla ricerca di una candidatur­a con De Luca ci sono almeno un altro paio di consiglier­i del gruppo misto che con de Magistris hanno chiuso da tempo.

Oltre ovviamente al Pd e presumibil­mente alla Sinistra, che su base nazionale è alleata del Partito democratic­o e difficilme­nte potrebbe fare scelte diverse in chiave regionale.

Ecco perché si può dire senza tema di smentita che da ieri il sindaco è costretto a trovare una maggioranz­a su ogni singolo provvedime­nto che intenderà portare in aula, cosa che ne mina la sua forza. Soprattutt­o in una fase dove i suoi alleati, principalm­ente gli iscritti di Dema, gli chiedono di compiere una scelta precisa per il futuro; ma di dirla ora, subito. Perché tra un anno termina il mandato al Comune e de Magistris ancora non sembra aver imboccato una strada. La sua forza, se così la si vuol chiamare, è la consapevol­ezza che i consiglier­i preferisca­no rimanere attaccati alla poltrona. Ma proprio per questo, trascorso l’anno che lo separa dalla fine del mandato, potrà mai immaginare di contare su persone e su partiti che, nati con lui, nel frattempo lo hanno abbandonat­o?

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Italia viva Matteo Renzi

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