Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Di Francia: un voucher? Ma neanche per gli Stones
«Rimborsare il biglietto di Paul McCartney con un voucher? Non è accettabile perché nessuno è all’altezza di Sir Paul, nemmeno i Rolling Stones!». Ne fa un discorso di natura artistica e non soltanto economica il maestro Mimmo di Francia, una delle firme della storia della canzone italiana. L’autore di «Champagne», «Balliamo» e di decine di altri brani composti per Peppino di Capri, Fred Bongusto, Renzo Arbore o Roberto Murolo è un Beatlefan della primissima ora: «Ho avuto la fortuna di ammirare i favolosi Beatles al Teatro Adriano di Roma nel 1965 e poi il solo Paul McCartney in una data del suo tour mondiale del 1989 al Palatrussardi di Milano. Sarei andato in Piazza del Plebiscito con mia sorella Annalisa; avevamo scelto i posti migliori, spendendo oltre 500 euro. L’idea del voucher è inaccettabile. Di McCartney ce n’è solo uno». È dello stesso parere anche Diego Imperatore, studioso della carriera di Sir Paul e da oltre 25 anni collezionista di vinili e CD del musicista di Liverpool. «Ho visto Sir Paul a Roma nel 2003 e, per motivi di lavoro, ho viaggiato moltissimo, purtroppo perdendo l’occasione di rivederlo in Italia. Per questo motivo avevo acquistato il Vip ticket da 360 euro e i miei familiari hanno speso ulteriori 179 euro per altri due biglietti. La questione-voucher è del tutto fuori luogo. Peraltro, la durata di 18 mesi potrebbe non tener conto dell’effettiva emergenza-coronavirus». «Attraversavo Piazza Plebiscito ascoltando nel walkman l’audiocassetta di Flowers in the Dirt prima di raggiungere l’Istituto d’Arte Palizzi alle spalle della Chiesa di San Francesco di Paola. Ascoltare Paul in questa piazza sarebbe stata la chiusura di un cerchio», afferma Germano Massenzio, docente e graphic novelist, che ha iniziato la sua carriera creando il personaggio a fumetti di Johnny Hippie, ispirato all’exBeatle John Lennon. «Ho visto Macca dal vivo a Napoli nel 1991, a Roma nel 2003 e a Milano nel 2011, ma questa sarebbe stata una occasione ancor più memorabile. Avevo comprato due biglietti per me e per mia moglie, spendendo circa 550 euro. Oggi gli eventi live si selezionano accuratamente perché hanno costi elevati per i fan. Un voucher in sostituzione non è plausibile». Tra il pubblico di McCartney al Palapartenope nel 1991 c’era anche Armando Grassitelli, scrittore e operatore culturale della città con la sua associazione Guapanapoli: «Per la mia famiglia avevo acquistato i biglietti a dicembre, nelle prime ore della prevendita, spendendo 650 euro in totale. Un Paese serio non dovrebbe nemmeno porre un’ipotesi come quella del voucher: queste cifre pesano molto sull’economia di una famiglia e la restituzione di quella somma, spesa in un momento in cui il coronavirus non era ipotizzabile, sarebbe giusta».