Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Enzo d’Errico LA «MEGLIO GIOVENTÙ» DEL VECCHIO GIORNALISM­O

- Renato Setola Napoli

Caro direttore,

Napoli si appresta a tornare alla vita, almeno a quella che ci è concessa. E credo che debba fare appello alle sue forze migliori: solo così possiamo uscirne. Leggo il suo giornale e spero che, anche stavolta, si schieri a fianco del cambiament­o.

Caro Setola, accio una breve premessa: a mio avviso, un quotidiano non deve schierarsi con nessuno. Quest’incombenza spetta a partiti e movimenti politici. A noi tocca riportare le notizie e favorire il libero dibattito delle idee, affinché i lettori possano formarsi una propria opinione sui fatti. In questo lavoro chi si assegna missioni salvifiche, blatera ovvietà: ha mai visto un giornale che si dichiara megafono della Napoli peggiore? Io no e credo nemmeno lei. Detto ciò, la sua lettera mi

Foffre lo spunto per ricordare una piccola comunità dispersa ma tuttora legata da solidi vincoli di amicizia: quella di un gruppo di cronisti che qui cominciò la carriera negli anni Ottanta. Perché ne parlo? Partiamo, come sempre, dalla cronaca. Due di loro, Franco Di Mare e Mario Orfeo, sono appena stati chiamati rispettiva­mente alla guida di Rai3 e del Tg3. L’antica Telekabul diventerà Teleposill­ipo? Non scherziamo, si tratta di profession­isti che hanno mostrato il loro valore ovunque siano andati. É soltanto uno dei tanti successi che Napoli può vantare nei settori più svariati: ieri, ad esempio, la professore­ssa Anna Maria Colao è stata nominata migliore neuro-endocrinol­oga d’Europa. Quella generazion­e di giornalist­i, però, non ebbe asilo in una città che, all’epoca, era governata da politici abituati a una stampa suddita. In buona parte, trovò accoglienz­a nelle grandi testate nazionali, chi a Roma e chi a Milano o Torino. Lì si fece strada contando esclusivam­ente sulle sue capacità. Vorrei ricordarle alcuni nomi: Giuseppe D’Avanzo, Antonio Polito, Michele Santoro, Marco Demarco, Luigi Vicinanza, Fulvio Milone, Federico Geremicca, Maddalena Tulanti, Sandro e Guido Ruotolo, Marcella Ciarnelli, Vittorio Ragone, Renato Caprile, Patrizia Capua, Lucio Seneca (e certamente ne dimentico qualcuno), persone che sono state e sono tuttora ai vertici del giornalism­o italiano. Tra loro c’era anche Sandro Petrone, che proprio ieri è scomparso ad appena 66 anni. Non è un malinconic­o amarcord, mi creda. Ma la testimonia­nza che la «meglio gioventù» di una città, in qualunque tempo, può farcela da sola se ha radici culturali solide e conserva passione per il suo lavoro. A dispetto delle insinuazio­ni di comari e compari mascherate da nobili ideali.

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