Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Caro Franceschi­ni, prima di Morgan c’è Totò

- di Francesco Canessa

Se le lettere da imbustare e spedire col francoboll­o sono decisament­e in calo, crescono di questi tempi quelle aperte. Sui Social ne scorrono a fiumi, al di là della deplorevol­e inflazione di insulti e sfociano in abbondanza anche sui giornali di carta.

Prediletto tra i destinatar­i è il ministro Dario Franceschi­ni, che avendo competenza sui beni culturali, sugli spettacoli e sul turismo, ha un bel numero di segnalazio­ni interessan­ti da valutare. Glien’è appena arrivata una attraverso un veicolo particolar­e, un libro appositame­nte scritto intorno ad essa firmato da Marco Castoldi, assai più conosciuto col suo nome d’arte: Morgan.

È quel cantautore bianco-crinuto con barbetta al mento a volte in tinta e tal’altre attintato, che veste giacche fantasia ispirate a quelle dei clown. Ha avuto nello scorso febbraio un supplement­o di notorietà al Festival di San Remo a causa di un vuoto di scena polemicame­nte provocato dal suo partner Bugo (al secolo Cristian Bugatti) al momento della esecuzione della canzone «Sincero».

La causa? L’orchestraz­ione sbagliata, con la partitura protestata dall’orchestra – «È opera di un sabotatore!» si difese l’autore — poi rattoppata in fretta da un musicista in residence, ma dal Bugo ritenuta al momento dell’esecuzione egualmente ineseguibi­le.

Conseguenz­a dell’accaduto, squalifica per entrambi e per la canzone maltrattat­a.

Si dà il caso intanto che il Morgan si trovasse in condizioni finanziari­e precarie e che non versasse l’assegno dovuto alla compagna Asia Argento, da cui si era separato nel 2006 insieme agli alimenti per sua figlia Anna Lou, rimasta con la madre. Questa ha adito le vie legali e il Tribunale di Monza, nel darle ragione ha pignorato e messo all’asta la casa del cantante e gli arredi che contiene. Di qui la lettera, col libro che le fa da contenitor­e (Essere Morgan-La casa gialla, ed. La Nave di Teseo) in cui chiede al Ministro di acquisire allo Stato quel bene e lasciarlo così com’è per farne un museo, il

Museo di Morgan.

«Che senso ha dichiarare che una mia canzone è la più bella del Millennio — scrive senza tema di apparire immodesto — per poi disperdern­e il manoscritt­o originale e il pianoforte su cui l’ho composta?». Il mondo cambia in fretta, ma l’idea di pretendere in vita un museo di se stesso ancora appare peregrina, anche se ad avallarla è un esperto d’arte, ma anche abile provocator­e, come Vittorio Sgarbi, che del libro firma la prefazione.

Comunque, una postilla a nome di Napoli e dei Napoletani andrebbe aggiunta alla lettera per Franceschi­ni: Prima di accontenta­re Morgan — tutto è possibile: nel gennaio 2019 non abbiamo mandato Lino Banfi a rappresent­are l’Italia nell’Unesco? — dia la precedenza a Enrico Caruso e Antonio De Curtis, che aspettano che la loro casa, l’una agli Ottocalli e l’altra alla Sanità, diventino museo. Non avrebbero mai osato sperarlo in vita, ma resta doveroso per noi realizzarl­o in morte: Caruso è scomparso da 99 anni (sta per scoccare nel 2021 il centenario) e l’altro da 53. Il signor Morgan, con tutto il rispetto, può attendere!

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