Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Caro Franceschini, prima di Morgan c’è Totò
Se le lettere da imbustare e spedire col francobollo sono decisamente in calo, crescono di questi tempi quelle aperte. Sui Social ne scorrono a fiumi, al di là della deplorevole inflazione di insulti e sfociano in abbondanza anche sui giornali di carta.
Prediletto tra i destinatari è il ministro Dario Franceschini, che avendo competenza sui beni culturali, sugli spettacoli e sul turismo, ha un bel numero di segnalazioni interessanti da valutare. Glien’è appena arrivata una attraverso un veicolo particolare, un libro appositamente scritto intorno ad essa firmato da Marco Castoldi, assai più conosciuto col suo nome d’arte: Morgan.
È quel cantautore bianco-crinuto con barbetta al mento a volte in tinta e tal’altre attintato, che veste giacche fantasia ispirate a quelle dei clown. Ha avuto nello scorso febbraio un supplemento di notorietà al Festival di San Remo a causa di un vuoto di scena polemicamente provocato dal suo partner Bugo (al secolo Cristian Bugatti) al momento della esecuzione della canzone «Sincero».
La causa? L’orchestrazione sbagliata, con la partitura protestata dall’orchestra – «È opera di un sabotatore!» si difese l’autore — poi rattoppata in fretta da un musicista in residence, ma dal Bugo ritenuta al momento dell’esecuzione egualmente ineseguibile.
Conseguenza dell’accaduto, squalifica per entrambi e per la canzone maltrattata.
Si dà il caso intanto che il Morgan si trovasse in condizioni finanziarie precarie e che non versasse l’assegno dovuto alla compagna Asia Argento, da cui si era separato nel 2006 insieme agli alimenti per sua figlia Anna Lou, rimasta con la madre. Questa ha adito le vie legali e il Tribunale di Monza, nel darle ragione ha pignorato e messo all’asta la casa del cantante e gli arredi che contiene. Di qui la lettera, col libro che le fa da contenitore (Essere Morgan-La casa gialla, ed. La Nave di Teseo) in cui chiede al Ministro di acquisire allo Stato quel bene e lasciarlo così com’è per farne un museo, il
Museo di Morgan.
«Che senso ha dichiarare che una mia canzone è la più bella del Millennio — scrive senza tema di apparire immodesto — per poi disperderne il manoscritto originale e il pianoforte su cui l’ho composta?». Il mondo cambia in fretta, ma l’idea di pretendere in vita un museo di se stesso ancora appare peregrina, anche se ad avallarla è un esperto d’arte, ma anche abile provocatore, come Vittorio Sgarbi, che del libro firma la prefazione.
Comunque, una postilla a nome di Napoli e dei Napoletani andrebbe aggiunta alla lettera per Franceschini: Prima di accontentare Morgan — tutto è possibile: nel gennaio 2019 non abbiamo mandato Lino Banfi a rappresentare l’Italia nell’Unesco? — dia la precedenza a Enrico Caruso e Antonio De Curtis, che aspettano che la loro casa, l’una agli Ottocalli e l’altra alla Sanità, diventino museo. Non avrebbero mai osato sperarlo in vita, ma resta doveroso per noi realizzarlo in morte: Caruso è scomparso da 99 anni (sta per scoccare nel 2021 il centenario) e l’altro da 53. Il signor Morgan, con tutto il rispetto, può attendere!