Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Ma la grandezza del filosofo vive anche senza una «targa»
Primo test sui contagi dopo la riapertura del 4 maggio scorso Ragazzi in giro fra piazza Bellini, via Aniello Falcone e Vomero Le forze dell’ordine blindano la movida, serrando i controlli
Quando muore un protagonista della cultura, dell’arte, della musica, della vita civile, si scatena il tormentone asfissiante del dibattito sull’improrogabile necessità di intitolargli una strada, una piazza, un vicolo, una calata, una salita, una discesa o dei gradini.
NAPOLI Una movida, in senso molto ampio, ha ieri percorso Napoli come un fremito. E parallelamente si sono intensificati i controlli, blindandola. In questa primavera negata per metà, causa lockdown, tanti hanno deciso di uscire. Un fremito — ma De Luca mercoledì scorso disse «brivido» — che per fortuna non ha attraversato il governatore, alla lettura dei dati sui positivi registrati ieri: 16 (9 solo a Letino). «In questo fine settimana — aveva detto — avremo il risultato degli effetti provocati dalle aperture dello scorso 4 maggio». Gli effetti non sono stati, per fortuna, preoccupanti.
Gente per le strade di Napoli, si diceva. A Caserta le persone ferme fuori dai bar hanno spinto la polizia municipale ad intervenire per far sgomberare ragazzi di tutte le età, «orfani» di una birra in compagnia e decisi a dare una svolta al sabato.
Insomma, a poche ore dal ritorno a quella che alcuni definiscono una «nuova normalità», in tanti sono impegnati nella ricerca di meccanismi vecchi, che ruotano intorno agli happening di strada e alle uscite in compagnia. Le mascherine non sempre ci sono, molto spesso sono abbassate almeno sotto il naso. Una sigaretta, un cocktail, una chiacchiera: difficile tenerle a posto. Senza considerare il gran caldo che rende difficilissimo portare un bavaglio davanti alla bocca senza soffocare. Anche i più virtuosi hanno sviluppato la consapevolezza che si potrà essere ligi ancora per poco, l’estate e la mascherina sono mondi che non si incontrano se non in presenza di un impianto di aria condizionata. Opportunamente sanificato.
Ma intanto si sta in strada, anche se i locali sono ancora chiusi. I «valorosi» si portano da bere sul belvedere di via Aniello Falcone, luogo simbolo della movida vomerese, oppure a San Martino. Uno sguardo al panorama, un po’ di erba per chi gradisce fumare, e si tira tardi bevendo e chiacchierando. Stessa situazione in piazza Bellini.
A Nisida, ieri, nuova adunata generale di giovanotti e signorine per guardare il tramonto. I ragazzi che frequentavano i locali della zona, fra aperitivi e feste-disco, da qualche giorno si ritrovano sul lungomare dell’isolotto attaccato a Bagnoli. Si chiacchiera sul muretto, si beve quel che ci si è portato da casa o che si è acquistato in qualche supermercato o al bar. Anche qui si tira tardi e gli assembramenti sono costanti e garantiti. A paragone di questa folla di adolescenti-adulti, i piccoli capannelli che ieri sera e nelle sere precedenti c’erano a Chiaia sono state piccola cosa, eccenzion fatta per la gran folla davanti alle hamburgherie. Poi, qualche gruppo di ragazzi davanti a un bar che ha aperto da pochi giorni a vicoletto Belledonne — con sgabelli in strada — e che vende birre. A pochi passi i locali che lavorano per il momento con l’asporto. Dunque, un intreccio di cibo e alcol — in una dimensione ridotta rispetto alle grandi masse che attraversano generalmente le notti di Chiaia nei fine settimana — che si ripete.
Gli adulti, le famiglie e i ragazzi meno «di tendenza» vivono un’altra movida. Dal belvedere di Coroglio o lungo gli chalet di Mergellina con i truck che vendono panini con la porchetta a portata di mano e sul Lungomare. É qui che si celebra il rito della passeggiata. I parcheggiatori abusivi in zona sono tornati a fare affari d’oro perché da ogni angolo di Napoli si raggiunge la passeggiata a mare per prendere aria. Mascherine anche qui solo come simbolo — molte sono tenute distrattamente abbassate — agenti di polizia municipale che rincorrono gruppo di facinorosi imponendo il distanziamento e non sempre raggiungendo lo scopo e poi monopattini e biciclette di tutti i formati, oltre a passeggini grandi come un «tre ruote» Ape . C’è quasi anche il traffico del sabato sera, le file ai semafori e una vivacissima circolazione. A Napoli qualcosa da fare, anche nella Fase 2, la si trova sempre. Movida e ingorghi compresi.