Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Vigna del Lume: la luce nel calice
Quante bottiglie assegno a questo superbo, come sempre ormai, «Vigna del Lume» 2019, un vino che è diventato un vero e proprio brand quasi al pari del Fiorduva di Marisa Cuomo? Subito dopo l’assaggio propendo per 4 e mezza, la mattina successiva, mi convinco che ne merita 5. Se non a un bianco così a quale altrimenti? Nuova bottiglia, dettata da esigenze logistiche di conservazione nelle cantine frigorifero, evidenziate da numerosi clienti ristoratori ed enotecari e recepite dall’azienda. Si è passati dalla originaria bordolese a collo alto alla borgognotta. Ma la novità più interessante riguarda l’incremento del vigneto nella zona di San Pancrazio in prossimità proprio della Vigna del Lume. Il fondo è di 3 ettari, dei quali 1,5 già impiantato, naturalmente sempre con biancolella, il vitigno isolano giustamente ritenuto strategico. La nuova proprietà entrerà completamente a regime entro i prossimi cinque anni. Ma veniamo al vino, attualmente tra i bianchi più rappresentativi dell’intera Campania e del Sud Italia. Il colore è quello classico del Biancolella, cioè paglierino carico, senza particolari nuance difformi. Limpido e molto consistente già alla vista. Il naso è molto intenso e soddisfacente, soprattutto elegante. Si percepisce un’esplosione di aromi che si rincorrono e si intrecciano in un impasto di rara suggestione. Subito i ricettori olfattivi vengono colpiti da un vigoroso effluvio floreale, poi esce nitida la frutta matura, prima la pera, poi si afferma la percoca. Gli agrumi si insinuano con prepotenza. Più discrete le note di erbe aromatiche, timo e salvia. Benché il vino sia ancora giovane, piacevolissimo è già il sorso, cremoso, vibrante, minerale. Conclude molto lungo con ricordi di agrumi, miele, ancora percoca e un pizzico di sale marino. Da preferire sui crostacei crudi e cotti, sul rombo chiodato con le patate, sul coniglio all’ischitana.