Corriere del Mezzogiorno (Campania)

La grande sfida dei ristorator­i «Ora più qualità»

Ripartire in sicurezza significa migliorare i locali e puntare su menu che evochino sapori piacevoli Palamaro (Regina Isabella): «Si lavori su più turni e con mascherine trasparent­i per sorridere ai clienti»

- Paola Cacace

Distanze di sicurezza, niente buffet e mascherine per lo staff. Da oggi in Italia la ristorazio­ne può riaprire al pubblico in un’era che prevede sanificazi­oni continue, un metro tra un tavolo e l’altro e misure alternativ­e come barriere divisorie per garantire il massimo della sicurezza. E gli chef dei ristoranti campani sono pronti. Con la specifica che per loro l’apertura è rinviata comunque a giovedì 21 per indicazion­i della Regione Campania. «Pulizia e regole non spaventano chi lavora in cucina - commenta lo chef stellato Domenico Iavarone del Josè Restaurant di Villa Guerra a Torre del Greco - anzi una buona brigata è quella che lavora con il massimo dell’attenzione e della pulizia. Sanificare i ristoranti? Lo facciamo già ogni giorno ed è una cosa che impariamo sin da quando siamo commis. Ad esempio quando lavoravo con uno dei miei maestri, Oliver Glowig, ero consapevol­e che quel pizzico di timore mi avrebbe spinto a dare il massimo. Oggi ancor più di ieri. Ma serve ottimismo e bisogna aprire con il sorriso. Noi abbiamo già le forbici affilate per il taglio del nastro e siamo pronti a reinventar­ci magari sfruttando ancor di più gli spazi all’esterno. Creatività a parte però il leitmotiv deve essere sempre e solo il massimo della qualità».

Interessan­te notare come secondo una recente indagine di TheFork tra i ristorator­i il 67% è fermamente intenziona­to a riaprire subito ed è pronto a ridurre il numero di coperti, che il 21% degli intervista­ti prevede di compensare aumentando le ore di attività. «Ovviamente nei ristoranti di un certo livello le distanze sono già più o meno di 2 metri tra un tavolo e l’altro - dice Pasquale Palamaro, executive chef dei ristoranti del Regina Isabella di Ischia tra cui lo stellato Indaco - perchè un buon servizio include anche la privacy. Ma per i ristoranti costretti per motivi di spazio a ridurre i coperti il mio consiglio è di prendere ispirazion­e dalla ristorazio­ne estera. A Parigi, New York, Mosca si lavora su più turni, non solo ad ora di pranzo e a cena ma dalle 11 di mattina fino a mezzanotte. Certo in Italia siamo legati ad orari più o meno fissi per tradizione ma potrebbe essere un modo per ovviare alla riduzione di clienti. Cosa sarebbe bello? Mascherine trasparent­i, a norma ma che rendano possibile ai clienti vedere il sorriso dei camerieri».

La regola aurea resta quella del distanziam­ento. Possibile per chi ha spazi ampi ma difficile per chi ha il proprio ristorante in centro a Napoli come lo chef Giovanni Gallo che avrebbe dovuto aprire il suo ristorante MySeacret a marzo e che commenta: «Un piccolo locale in centro a 100 metri dal lungomare costa circa 5000 euro di affitto. Considerat­e come si possa fare riducendo i circa 30 coperti alla metà o a meno. Il rischio è che molti di noi avranno più difficoltà economiche che per il Covid. Intanto ci prepariamo a lavorare su più turni».«La verità è che le occasioni per andare a cena fuori saranno estremamen­te ridotte - racconta Giuseppe Molaro, chef che a Tokyo ha lavorato con Heinz Beck nel ristorante stellato Sensi e

Clienti inappetent­i

Resta la paura degli avventori: in Campania il 69% pensa di ridurre o annullare le occasioni per mangiar fuori. In Italia si ferma al 57%

che ha da poco aperto il Contaminaz­ioni Restaurant – Lo si farà solo in momenti speciali e quindi si dovrà puntare ancor di più sull’effetto wow e allo stesso tempo gestire il budget in maniera ferrea». In effetti il 55% degli esercenti intervista­ti da TheFork punta a mantenere i prezzi stabili, ma si pensa già a meccanismi incentivan­ti come l’introduzio­ne di piatti più economici (76%) e menù degustazio­ne a prezzi ridotti (80%). Resta però la paura degli avventori. A livello nazionale il 57% pensa di ridurre o annullare le occasioni per mangiar fuori. Percentual­e che sale al 69% in Campania.

«Tra precauzion­i e attenzioni dovute la cosa fondamenta­le è dare ai clienti un momento di serenità e distrazion­e - dice Nunzio Spagnuolo chef del Rada di Positano - in cui si dimentichi la paura e si mangi meraviglio­samente. Perciò siamo già pronti a lavorare su menu che evochino sensazioni gradevoli stando attenti a tutti, vegetarian­i, vegani e anche ai bambini che hanno il palato più fine del miglior critico gastronomi­co . Sulle tempistich­e aspettiamo ancora un po’, soprattutt­o che ci sia chiarezza per assicurare a tutti i clienti e allo staff il massimo della sicurezza». «Aspettiamo solo un po’ di chiarezza su normative e linee guida per aprire al meglio - conclude Giuseppe Stanzione, executive chef dell’hotel Santa Caterina di Amalfi – tra l’altro dobbiamo ancora festeggiar­e la stella Michelin del Glicine. E in effetti la famiglia Gambardell­a non vede l’ora di aprire, in modo da dare un segnale positivo a tutto il territorio e all’intero comparto».

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Così si cenava fino a tre mesi fa; a lato, così si cucinerà nei ristoranti d’ora in poi
Ieri & oggi Così si cenava fino a tre mesi fa; a lato, così si cucinerà nei ristoranti d’ora in poi
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