Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Dopo 60 anni riparte in Campania la coltivazione delle
Le prime operazioni di semina hanno coinvolto quattro aziende agricole nel Sannio e in Irpinia
Nocciola americana, pistacchio o cece di terra, in qualunque modo la si voglia chiamare, ciò che conta è che, grazie al progetto ArCamp - Arachidi in Campania, torni la coltivazione delle arachidi. Fino agli anni Sessanta, infatti, la Campania era leader in Italia di questo prodotto e l’impiego del seme era soprattutto finalizzato all’estrazione dell’olio. Inoltre, mai tempo fu più opportuno per creare nuove opportunità per le imprese agricole e rafforzarne la resilienza in questi tempi bui da Covid-19.
I semi di arachide, tra l’altro, hanno un alto contenuto di proteine, sono una buona fonte di niacina e contribuiscono alla buona salute del cervello e alla circolazione sanguigna. Contengono anche alte concentrazioni di polifenoli e gli sportivi scelgono il burro di arachidi per le protecnologia prietà di acidi grassi insaturi, proteine vegetali, potassio, magnesio, vitamina E e arginina. Insomma, un vero concentrato di salute.
Il progetto ArCamp, che intende unire sostenibilità, produttività e sicurezza alimentare, è reso possibile grazie alla collaborazione tra Coldiretti Campania, la Vincenzo Caputo, storica azienda di Somma Vesuviana specializzata nella lavorazione di frutta a guscio, la SIS - Società Italiana Sementi che ha fornito il seme, il Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II e la startup Farzati Tech impegnata nel lancio della super tracciabilità tramite BluDev.
Le prime operazioni di semina hanno coinvolto quattro aziende agricole nei territori di Calvi (Benevento), e di Montoro (Avellino) e la prima raccolta è prevista a settembre. Nel corso di quest’anno, poi, si terranno attività di sperimentazione e collaudo sugli aspetti di innovazione varietale e di processo tecnologico relativi alla coltivazione dell’arachide, per lo sviluppo di una filiera di produzione autoctona: dal seme al prodotto finito. Ma vuole essere anche una valida alternativa a colture meno redditizie. Oggi le industrie di trasformazione importano oltre il 95% di arachidi, provenienti soprattutto dall’Egitto e dagli Stati Uniti.
L’azienda Caputo si occuperà di immettere il prodotto, sia in guscio che tostato, non fritto e senza sale, sul mercato della grande distribuzione con un packaging ad alta sostenibilità, mentre il dipartimento di Agraria di Portici e lo staff tecnico di Coldiretti cureranno il coordinamento scientifico del progetto e le attività di divulgazione dei risultati. L’innovativa Farzati Tech svilupperà infine, la tracciabilità per certificarne l’origine.