Corriere del Mezzogiorno (Campania)
I soldi per Placido Domingo dateli alle donne di Forcella
Aproposito di Placido Domingo. Se prendiamo la strada «questo sì, questo no» ci incamminiamo velocemente verso il passato.
Imbocchiamo la via di parole che sono solo appunti a margine di scelte fatte da altri.
E abbandoniamo la strada ben più feconda, di chi ha sapere, competenza e legittimazione per proporre un cambio radicale di civiltà. Per non perdere tempo attardandoci a chiedere parità. Per affermare dentro una precisa pratica, agita da donne e da uomini, un mutamento dei paradigmi che governano il mondo e che la tragedia del virus ha mostrato assolutamente inadeguati, quando non causa prima di ciò che accadeva.
Paradigmi che ancor più inadeguati si svelano quando, come sta avvenendo in queste ore, si ripropongono come unica prospettiva possibile. Placido Domingo è un maschio che ha usato il suo potere come strumento di violenza , umiliazione e sopraffazione contro le donne. Ha tentato di «pagare» perché di merce per lui si trattava, e, poi, come da copione, ha chiesto scusa per il male arrecato. E... l’autenticità di questo pentimento appartiene solo alla sua coscienza.
La grandezza artistica, come spesso accade, ha nascosto l’estrema, imperdonabile umana miseria. Non l’incanto del gioco amoroso autentico ma la riduzione dell’altra a preda, oggetto ubbidiente e complice del desiderio di un uomo «potente». Cosa di scarso valore. Ma l’azione spregiudicata e tradizionalmente impunita, ha incontrato lo scoglio appuntito di una inedita consapevolezza e forza femminile. Un ostacolo che ha retto l’urto e ha polverizzato l’azione congiunta (di magistrati, giornalisti, senso comune) che voleva la vittima colpevole e obbligata all’umiliazione della prova. #Me Too ha causato soprattutto questo: la rottura di un sistema simbolico e, una diffusa presa di coscienza da parte degli uomini. L’anticipo di un’altra civiltà.
Niente è stato più come prima. Adesso sulla consapevolezza maschile delle ragioni di quella disfatta e sulla affermazione del punto di vista delle donne si deve lavorare per definire il perimetro di un’altra convivenza.
Nessuna astratta palingenesi ma la responsabilità di dare alla straordinaria congiuntura che attraversiamo, un esito imprevisto Un esito che susciti pensiero. In questa direzione va il testo di un bellissimo documento che circola in rete scritto dalla prestigiosa giornalista Ida Dominjanni e firmato da esponenti del movimento delle donne.
Con un linguaggio mai ideologico si racconta lo stato dell’arte sgranando il senso di quattro parole che hanno nominato altrettanti capitoli della pratica femminile. Vulnerabilità, relazione, interdipendenza, cura.
Parole prima esclusive del mondo delle donne che se ne è servito per nominare precise pratiche politiche, e oggi, finalmente, nomi correnti usati da tanti per dire il presente. Senso comune. Le donne, sono tentata di scrivere «come al solito», colgono il tempo dell’oggi , le sue implicazioni, le sue possibilità e offrono un filo da seguire per non smarrirsi e per minare «le cattive abitudini» come la violenza sessuale la mortificazione della natura, lo sfruttamento del lavoro. Harvey Weinstein (abbandonato dalla solidarietà perfino del fratello) che esce condannato dall’aula è l’immagine di una disfatta storica. Vale la pena sottolineare che l’invito a Placido Domingo è dentro una logora concezione della cultura che porta a spendere il danaro pubblico per eventi dei quali nessuna traccia resterà sul tessuto culturale.
Meglio sarebbe dare i soldi previsti per il tenore a due esperienze napoletane che coinvolgono pezzi significativi della città: il teatro delle donne di Forcella e il Mammut di Scampia. E lasciare lo spazio alla coscienza di Placido Domingo.