Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Il governo convoca Jabil: stop ai licenziamenti
Catalfo chiama azienda e sindacati oggi alle 12: «Da una prima analisi la vicenda rientra nel blocco delle procedure»
NAPOLI Due distinti canali attivati per richiamare l’attenzione del governo nazionale sull’improvviso inasprimento della vertenza, l’interessamento delle forze politiche di destra e di sinistra, quello delle istituzioni e il sostegno della chiesa locale. Il vescovo di Caserta, Giovanni D’Alise, è arrivato a parlare anche di «bomba» preconfezionata.
Il giorno dopo la doccia gelata dell’annuncio dei 190 licenziamenti ad opera dell’azienda, i lavoratori della Jabil di Marcianise si sono ritrovati un po’ meno soli ma comunque davanti ad un futuro sempre più pieno di incognite. Da dopodomani circa 200 famiglie potrebbero ritrovarsi senza alcuna forma di sostegno economico stante la decisione della multinazionale statunitense di non richiedere la proroga della cig Covid e di interrompere il rapporto di lavoro con un’altra cospicua fetta di addetti. E così, a piccoli gruppi e tenendo fede alle disposizioni sul distanziamento imposte dalle norme di contrasto al Coronavirus, gli operai in sciopero già dalla sera precedente sin dalla prima mattinata si sono ritrovati a turno a picchettare l’ingresso dello stabilimento che sorge nella zona industriale di Marcianise.
Qualche segnale di interessamento concreto è giunto nel primo pomeriggio da Roma. I sindacati nazionali avevano avviato da ore una fitta interlocuzione con i ministri dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, e del Lavoro, Nunzia Catalfo. E da quest’ultima è arrivata la notizia che il governo ha convocato gia per oggi un tavolo con Jabil e sindacati. L’incontro è previsto per le 12. Parlando a Radio1 Catalfo si è anche spinta oltre, dicendosi sicura del fatto che l’esecutivo Conte si farà trovare «pronto a risolvere il problema». Per il ministro del Lavoro l’azienda si sarebbe
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mossa in maniera incauta. «Sembrerebbe, e lo stiamo accertando, che abbia utilizzato anche le settimane di cig Covid e quindi (l’azienda, ndr) potrà utilizzare anche le ulteriori nove settimane» disponibili del complesso. Cosa che la multinazionale si sarebbe rifiutata di fare. Quindi per i tecnici del ministero la procedura di licenziamento avrebbe un vulnus: avendo la Jabil già fatto ricorso alla cig Covid «rientra — sono parole di Catalfo — nello stop delle procedure di licenziamento».
All’apertura dei cancelli di ieri, nonostante lo sciopero proclamato, alcuni addetti sono entrati regolarmente in fabbrica. È stato così anche nel turno pomeridiano. Una minima parte dei 350 lavoratori al momento non colpiti dai provvedimenti di licenziamento, una procedura partita nel giugno dello scorso anno e che prevedeva la rinuncia alla metà della forza lavoro (700 le persone all’epoca impiegate). Nel frattempo in 160 hanno accettato la prospettiva della ricollocazione presso altre aziende, ancora oggi start up nel caso di qualcuna. Mentre una parte dei lavoratori ieri mattina era all’esterno del sito produttivo, le Rsu aziendali si sono portate in Prefettura a Caserta dove sono state ricevute dai collaboratori di Raffaele Ruberto. La richiesta: quella di intervenire sul governo. A pochi metri di distanza, dal suo studio del seminario, il vescovo D’Alise
Il vescovo di Caserta Sono sconvolto visto che a quanto pare ci sono ancora margini per prolungare la cig Mi sembra che questa bomba sia stata fatta scoppiare a tavolino