Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Dopo cinque giorni il Bosco (ri)chiude
«Utenti indisciplinati e mancata intesa sindacale»
Èstata una vera festa per i napoletani la riapertura del Bosco di Capodimonte. Una festa già finita, però. Troppi comportamenti a rischio e poca vigilanza, il Bosco richiude i battenti.
La decisione del direttore Bellenger arriva in seguito allo scontro con i sindacati, decisi a mettere il veto sui vigilanti della ditta Ales che avrebbero dovuto affiancare i custodi ministeriali per controllare il parco in era Covid. Dopo una infuocata riunione con le rappresentanze, la direzione ha deciso che le condizioni di sicurezza non potevano essere assicurate senza l’aggiunta dei vigilanti esterni, mentre i sindacati chiedevano invece di contingentare gli ingressi; la prossima mossa tocca al Ministero per i beni culturali. Già da lunedì dovrebbe riunirsi un tavolo sulla questione.
Intanto, in questi cinque giorni in cui il grande polmone verde di Capodimonte è stato disponibile per chi voleva passeggiare all’aria aperta la risposta del pubblico è stata di grande entusiasmo. Circa un migliaio di ingressi al giorno, quasi come accade di domenica. Mamme e papà con bambini finalmente liberi di correre, anziani, coppie, amici, gruppi e singoli, in bici e a piedi. Tutti rigorosamente con mascherina, almeno all’ingresso. Però in tanti pronti a toglierla dopo essersi persi nei 68 ettari del Bosco attualmente aperti, di cui 24 sono stati finalmente resi riutilizzabili proprio durante la quarantena. Si tratta dei viali centrali chiusi per due anni a causa della tempesta che sradicò alberi e fece cadere rami. Dunque, oggi il parco è ancora più bello e ampio di prima ed è assolutamente inconcepibile che sia chiuso ora, vista la fame di aree verdi e di svago in città, soprattutto dopo la lunga quarantena.
Ma in sintesi cosa è successo? Il comunicato della direzione parla di «assenza di accordo con le parti sociali in ordine all’affiancamento della vigilanza ministeriale con personale di vigilanza privata». Quest’ultima sarebbe tollerata dai sindacati solo fuori le Porte di accesso, mentre in questi giorni era necessario il sostegno dei vigilanti privati anche all’interno, proprio nei luoghi dove si commettono le infrazioni, come togliersi la mascherina o stazionare vicino agli amici. Dopo un sopralluogo del responsabile della sicurezza, nei giorni scorsi, è intervenuta addirittura la polizia. Da qui la decisione di Bellenger di chiudere
le porte. Per quanto riguarda i vigilanti privati, la direzione ricorda che sono stati presenti «nel Real Bosco dal 2017 fino alla chiusura dovuta al Covid-19, con personale dotato di biciclette e auto elettriche e hanno effettuato servizio di vigilanza ‘dinamica’». In pratica, significa correre su e giù per i lunghi viali, cosa difficile per i custodi ministeriali, dall’età media piuttosto avanzata. Dal canto loro i sindacati si chiedono perché non sia stata organizzata meglio la riapertura, con una riduzione dei flussi dei visitatori e termoscanner . Quel che è certo, è che a perderci sono i napoletani. Almeno quelli che — con mascherina e distanziamento — al Bosco di Capodimonte come altrove hanno dimostrato di saper rispettare le regole.