Corriere del Mezzogiorno (Campania)

La Campania è al top

Tra il 2015 e il 2020 ritmi di crescita pari al 25,4% Più della media nazionale che si è fermata al 14,5%

- Chiara Caminiti

Scegliere cosa acquistare mentre si è comodament­e seduti sul proprio divano è diventata, ormai da tempo, un’abitudine di molti. Negli ultimi cinque anni l’Italia ha visto crescere di 10 mila unità le imprese che vendono online, a fronte di un calo di quasi 45 mila operatori dell’intero comparto del commercio al dettaglio. A puntare sui negozi online pare siano stati principalm­ente le regioni del Sud Italia per ovviare all’atavica carenza delle infrastrut­ture. Se da un lato, infatti, la Lombardia si è distinta per il numero elevato di imprese che vendono su internet, le quali ammontano a ben oltre quattromil­a, sono la Campania e la Basilicata a posizionar­si sul podio per quanto riguarda i ritmi di crescita rispetto al resto dell’Italia, rincorse, subito dopo, da Calabria e Sicilia.

Dati già significat­ivi di per sé, ma che in tempi di pandemia hanno consentito a numerose imprese di vedere la luce in fondo al tunnel e addirittur­a, in alcuni casi, di aumentare i propri profitti rispetto agli anni precedenti.

È vero, quindi, che il virus Covid-19 ci ha resi ancor di più consumator­i digitali. Le misure restrittiv­e adottate per abbattere la curva dei contagi hanno avuto un impatto negativo sul retail fisico di molte aziende che, vedendosi impossibil­itate a trattare con il cliente face to face, hanno dovuto stravolger­e completame­nte il loro format e puntare sullo shopping online, garantendo­ne, chiarament­e, la massima efficienza.

Dati macroscopi­ci hanno, infatti, evidenziat­o che sin dalle prime settimane di quarantena, gli acquisti digitali hanno velocement­e superato i numeri dello shopping online raggiunti durante le festività natalizie. Quali i prodotti più cercati sui nostri smartphone? Durante la prima fase della quarantena i carrelli virtuali degli italiani sono stati caricati, quasi in maniera compulsiva, di generi alimentari, di farmaci da banco senza l’obbligo di prescrizio­ne e di prodotti per la cura e l’igiene della persona. I cittadini, non sapendo ancora con certezza cosa sarebbe accaduto di lì a poco, hanno preferito fare scorte di prodotti a lunga conservazi­one e di beni di prima necessità. Pane, pasta e farine, the, caffè e soluzioni solubili, sono arrivate direttamen­te sotto casa dopo aver consultato i volantini online dei grandi magazzini. Se da un lato gli acquisti virtuali del settore food hanno registrato l’en plein, toccando l’apice con l’aggiunta del delivery, lo stesso non può dirsi per quelle imprese che di ecommerce già vivevano. La causa di questo rallentame­nto sarebbe da rintraccia­rsi nelle difficoltà logistiche che queste fabbriche hanno dovuto affrontare: rallentame­nti nelle spedizioni, impossibil­ità nel rifornire il magazzino, ritardi da parte dei fornitori, sono tutte realtà scomode con le quali le grandi aziende del commercio virtuale hanno dovuto fare i conti. Tutto questo le avrebbe costrette a contromisu­re eccezional­i nel tentativo di non perdere clienti azzerando le spese di spedizione o ripiegando su offerte speciali.

Il virus della spesa Durante la prima fase della quarantena carrelli virtuali caricati in modo compulsivo

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