Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Tassa di soggiorno L’entrata che non c’è
Il Covid ha azzerato le imposte di 1028 Comuni Nel 2019 Napoli aveva incassato 12,3 milioni
Ituristi sono scomparsi da città d’arte e località balneari e montane a causa dell’ epidemia sanitaria e, tra i molti risvolti negativi di questa situazione, c’è anche l’azzeramento per i Comuni degli incassi provenienti dalla tassa di soggiorno o di sbarco. Voci tutt’altro che trascurabili per le casse municipali, almeno di quelle delle località più frequentate da chi è in vacanza. Nel 2019, per esempio, la tassa ha fruttato oltre 586 milioni di euro a beneficio di 1028 Comuni. Napoli in particolare ha incassato nei 12 mesi dello scorso anno, che si è caratterizzato per un afflusso massiccio di visitatori, 12,3 milioni di euro. La metropoli partenopea è stata quinta in Italia dopo Roma (129 milioni), Milano (55 milioni), Firenze (48,8 milioni), Venezia (36 milioni). «L’eclissi degli introiti provenienti dalla tassa di soggiorno – lancia dunque l’allarme la Uil - rischia di aprire un buco non di poco conto nei bilanci dei Comuni turistici». Spiega Ivana Veronese, la segretaria confederale dell’organizzazione sindacale: «Il problema è molto serio perché con gli introiti di questa imposta i Comuni finanziano parte degli investimenti nelle opere infrastrutturali turistiche e i servizi pubblici». Gli interventi previsti finora dal governo non convincono il sindacato.
«Il decreto rilancio – sottolinea la Uil - stanzia 100 milioni di euro per compensare i Comuni del mancato incasso. Auspichiamo che siano sufficienti, ma temiamo che purtroppo non bastino a compensare le perdite». La tassa di soggiorno – ricostruisce il sindacato – fu applicata a Roma nel 2010 per ripianare il deficit comunale. «Successivamente nel 2011 – ricorda Veronese - fu reintrodotta strutturalmente per tutti i Comuni con il decreto legislativo sul fisco municipale, in attuazione del federalismo fiscale». È una tassa facoltativa, nel senso che le amministrazioni comunali possono decidere se istituirla o no. Il prelievo è applicato alle persone che alloggiano nelle strutture ricettive situate in località turistiche o città d’arte o che sbarcano nelle isole. La tariffa per la tassa di sbarco sulle isole minori, in particolare, è di 1,50 euro a persona. Cambia, invece, l’importo praticato nei vari Comuni per l’imposta di soggiorno, che è istituita con regolamento comunale approvato dal Consiglio. Parte da 10 centesimi, ma può arrivare in alcune città fino ad un massimo di 5 euro per notte di soggiorno. Roma è un caso a sé, perché qui i turisti pagano ben 10 euro a notte.
Non paga soltanto chi soggiorna in albergo, peraltro. La tassa si applica, infatti, anche agli ospiti dei campeggi dei bed and breakfast e degli agriturismi.