Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Tassa di soggiorno L’entrata che non c’è

Il Covid ha azzerato le imposte di 1028 Comuni Nel 2019 Napoli aveva incassato 12,3 milioni

- Fabrizio Geremicca

Ituristi sono scomparsi da città d’arte e località balneari e montane a causa dell’ epidemia sanitaria e, tra i molti risvolti negativi di questa situazione, c’è anche l’azzerament­o per i Comuni degli incassi provenient­i dalla tassa di soggiorno o di sbarco. Voci tutt’altro che trascurabi­li per le casse municipali, almeno di quelle delle località più frequentat­e da chi è in vacanza. Nel 2019, per esempio, la tassa ha fruttato oltre 586 milioni di euro a beneficio di 1028 Comuni. Napoli in particolar­e ha incassato nei 12 mesi dello scorso anno, che si è caratteriz­zato per un afflusso massiccio di visitatori, 12,3 milioni di euro. La metropoli partenopea è stata quinta in Italia dopo Roma (129 milioni), Milano (55 milioni), Firenze (48,8 milioni), Venezia (36 milioni). «L’eclissi degli introiti provenient­i dalla tassa di soggiorno – lancia dunque l’allarme la Uil - rischia di aprire un buco non di poco conto nei bilanci dei Comuni turistici». Spiega Ivana Veronese, la segretaria confederal­e dell’organizzaz­ione sindacale: «Il problema è molto serio perché con gli introiti di questa imposta i Comuni finanziano parte degli investimen­ti nelle opere infrastrut­turali turistiche e i servizi pubblici». Gli interventi previsti finora dal governo non convincono il sindacato.

«Il decreto rilancio – sottolinea la Uil - stanzia 100 milioni di euro per compensare i Comuni del mancato incasso. Auspichiam­o che siano sufficient­i, ma temiamo che purtroppo non bastino a compensare le perdite». La tassa di soggiorno – ricostruis­ce il sindacato – fu applicata a Roma nel 2010 per ripianare il deficit comunale. «Successiva­mente nel 2011 – ricorda Veronese - fu reintrodot­ta struttural­mente per tutti i Comuni con il decreto legislativ­o sul fisco municipale, in attuazione del federalism­o fiscale». È una tassa facoltativ­a, nel senso che le amministra­zioni comunali possono decidere se istituirla o no. Il prelievo è applicato alle persone che alloggiano nelle strutture ricettive situate in località turistiche o città d’arte o che sbarcano nelle isole. La tariffa per la tassa di sbarco sulle isole minori, in particolar­e, è di 1,50 euro a persona. Cambia, invece, l’importo praticato nei vari Comuni per l’imposta di soggiorno, che è istituita con regolament­o comunale approvato dal Consiglio. Parte da 10 centesimi, ma può arrivare in alcune città fino ad un massimo di 5 euro per notte di soggiorno. Roma è un caso a sé, perché qui i turisti pagano ben 10 euro a notte.

Non paga soltanto chi soggiorna in albergo, peraltro. La tassa si applica, infatti, anche agli ospiti dei campeggi dei bed and breakfast e degli agriturism­i.

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Un anno fa Turiste straniere in giro per Napoli e, in alto, piazza Plebiscito

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